Sono gli anni Settanta e una cantante del New Jersey poco sotto i trenta, Gloria Gaynor, infiamma le piste da ballo delle nascenti discoteche. Nel 1974, la cover dei Jackson Five, Never Say Goodbye, proietta la sua voce incandescente nel panorama internazionale. Lo stesso anno, Reach Out, It' be There le conferisce il monopolio del sound da sabato sera. Uno spirito guida per le giovani anime illuminate dalla strobo, che si riconoscono nel film del 1977, La febbre del sabato sera.
Ma il successo sembra destinato a dissiparsi nella frenesia di pochi anni. Una stella cadente, la cui carica trainante viene risollevata dal cantautore di origini greche Dino Fekaris. Il suo umore non è all'apice quando, alla fine degli anni Settanta, viene licenziato dalla casa discografica Mototown. Decide quindi di scrivere un pezzo che racconti la voglia di riscatto dopo l'abbandono. E non ci può essere interprete migliore della leonessa Gloria Gaynor.
Tuttavia, nel 1978 neanche Gloria è al massimo della forma. Si muove su una sedia rotelle, in seguito a un incidente sul palco che le ha causato una lesione della spina dorsale. Sembra quindi essere il momento perfetto per una canzone sulla rivalsa, destinata a rimanere in cima alla classifica Billboard del 1979 per tre settimane. Ma nessuno si aspettava un tale successo. Il pezzo, infatti, era stato confinato sul Lato B dell'album LOVE TRACKS, mentre sul Lato A troneggiava Substitute.
È la Gaynor ad avvertire il profumo del successo e a spingere la casa discografica a dare importanza al suo pezzo, che già piace al difficile pubblico newyorkese. Così le radio cominciano a passare I Will Survive e tutti gridano a gran voce la loro voglia di sopravvivere. In breve tempo, le discoteche risuonano a effetto domino una canzone destinata a rimanere nella storia. Tanto è vero che ancora oggi la cantano grandi e piccoli. Testimone il profilo Instagram della Gaynor, seguitissimo anche dai più giovani.
Ma il potere più grande della canzone sta nel significato emotivo percepito dai suoi spettatori. Prime tra tutte le donne, che ne traggono un messaggio di emancipazione femminile. Poi la nascente comunità LGBT degli anni Settanta, che ancora oggi ne catalizza l'eredità in un grido di forza e affermazione. Infine tutti coloro che hanno trovato la forza di reagire alle difficoltà.
Ringraziamo quindi Gloria il giorno del suo compleanno per questa perla, che non è solo una canzone su un amore finito. Basti pensare che l'artista ha usato il brano per invitare i suoi fan a lavarsi le mani spesso durante il Coronavirus.
Bastano solo venti secondi per sopravvivere.
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