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Quando Johnny Cash si esibì in prigione

Nel 1968 Johnny Cash suonò nel carcere di massima sicurezza di Folsom e oggi, a 17 anni dalla sua morte, ricordiamo quel concerto inusuale e unico nel suo genere. 

Il 12 settembre 2003 muore Johnny Cash, simbolo della musica country, ma non solo. Perché seppe sfumare con maestria note blues, folk e rock, creando uno stile inimitabile. Lo stesso che lo accompagnava sul palco, in quegli outfit total black che lo consacrarono come The Man in Blackdistinguendolo dalle tinte eccentriche degli cantanti country. Perché Johnny Cash era diverso. Un uomo brillante, eccentrico, segnato da un passato familiare traumatico e da quel turbine di dipendenza da cui seppe rialzarsi. E per lui, il 1968 fu anno decisivo

In quel frangente temporale registrò e pubblicò l'album AT FOLSOM PRISON, che ottenne un immenso successo e lo tratteggiò come riferimento per chi rimaneva ai margini. Quegli affamati seguaci di libertà ed evasione, testimoni di anno così rivoluzionario in cui Cash trovò la sua voce tra le quattro pareti di un carcere di massima sicurezza. Tutto avvenne lì, nella prigione di Folsom, in California, in un live gratuito unico nel suo genere. 

Johnny Cash voleva riscattarsi dopo aver tentato nel 1968 il suicidio, ultimo atto di un percorso regressivo trainato da alcol e droga. Alla sua musica serviva nuovo nutrimento, che forse poteva trovare tra i volti solitari, tristi e demonizzati dei detenuti di Folsom. Così Cash regalò loro un album pregno di sofferenza, ma votato al cambiamento e alla rinascita. In quelle canzoni rifioriscono storie di disperazione, solitudine e morte, ma anche di amore e fuga, improntate a sopperire la claustrofobia incombente dei suoi spettatori. 

L'album rivela la componente fortemente introspettiva di Cash, che si rivolge al suo pubblico come amico, prima di essere artista. Preferisce la complicità all'adorazione in modo che nessuno, tra vittime e carnefici, si senta abbandonato. Perché la musica di Johnny si rivolge a tutti, indistintamente, facendosi portavoce di un universale conflitto emotivo.

Così supera il filo di ferro del carcere, supera la rivoluzione giovanile in corso, e si colloca in una dimensione eterna e leggendaria

Johnny Cash è uno degli artisti che ha venduto più copie in tutta la storia della musica. È un galantuomo in nero, con qualche vizio e una chitarra che sprigiona l'anima terrena dell'Arkansas. Un musicista innamorato della musica, con la paura di essere dimenticato dopo la sua morte. Ma non potrà mai essere scordato, soprattutto dai detenuti del Folsom, che poterono assaporare un pizzico di libertà e ribellione in quel gennaio del 1968. 

Mi trovavo nel mio ambiente naturale ed era una delle prime volte che provavo a stare sul palco senza anfetamine. Eravamo gli uni accanto agli altri: io e i prigionieri. Ribelli, fuorilegge.  

Francesca Brioschi

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Francesca Brioschi
Tags: johnny cash

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