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Sysyphus: il progetto sperimentale di Richard Wright

Nel 1969 veniva pubblicato UMMAGUMMA dei Pink Floyd, un vero esperimento di versatilità per la band. Oggi ricordiamo Richard Wright parlandovi di Sysyphus:

Si tratta di un doppio album, il primo un live album e il secondo registrato in studio. Quest'ultimo ci incuriosisce di più, principalmente per l'idea alla base della sua strutturazione: ogni membro del gruppo avrebbe dovuto infatti realizzare un brano, in totale autonomia, disponendo di un tot di minuti (che poi vennero gestiti diversamente dai singoli - per esempio Roger Waters realizzò due tracce più brevi che accompagnavano quella di Richard Wright, di circa 13 minuti).

Significativa è la copertina, che riporta delle foto a incassatura, con la stessa inquadratura e gli stessi oggetti, in cui a cambiare sono però i membri del gruppo, disposti a turno in posizioni diverse. Anche questa scelta grafica vuole dare idea del progetto dell'album, che mette in primo piano prima uno, poi l'altro artista.

L'idea fu accolta benevolmente - per la maggioranza - dalla critica, mentre i Pink Floyd stessi ebbero ripensamenti riguardo all'album a più riprese. Nonostante in molti avessero notato nel disco le tendenze future del gruppo, mettere in evidenza l'apporto di un singolo membro poteva essere disturbante per chi aveva creato l'album. In effetti, è una vera e propria messa a nudo, una chiave di accesso ai singoli artisti. 

Sysyphus fu il contributo di Richard Wright, e a 12 anni dalla sua morte vogliamo ricordarlo parlando di questa sua immersione e abnegazione nei confronti della musica.

Il brano venne ispirato, come suggerisce il titolo, dal mito di Sisifo, che aveva osato sfidare gli dei. Per punire la sua tracotanza, Zeus dispose che Sisifo avrebbe dovuto spingere un masso fino alla vetta di un monte. Una volta raggiunta la vetta, però, questo masso sarebbe rotolato fino alle sue pendici, e Sisifo sarebbe stato costretto a ricominciare la fatica.

Wright volle rappresentare questo mito, pieno di simbolismo e seme di tante interpretazioni. Non sappiamo cosa ne pensasse Wright, cosa volesse dire. Possiamo solo immaginarlo, ascoltando attentamente i quattro movimenti di Sysyphus: il tastierista dei Pink Floyd sembra voler raccontare in musica proprio il supplizio, la tortura lenta ed eterna, la fatica di spendere tutte le proprie energie nel raggiungere una vetta in cui ci sono pochi momenti di calma, seguiti dal nuovo tormento, dall'assurdità di dover eseguire quel compito in eterno, senza capirne il vero motivo. 

Camus, nel suo saggio a riguardo, avrebbe preso questo mito come similitudine dell'assurdità della vita umana. Ci piace immaginare, tuttavia, un Sisifo felice, che nel portare avanti il suo compito gravoso trova un senso, una realizzazione. 

Claudia Marzetti

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Claudia Marzetti

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