Oggi Ben E. King, il cantautore dal timbro inconfondibile, avrebbe compiuto 82 anni. Sono passati cinque anni dalla sua morte e l'artista ha dimostrato il suo immenso amore per la musica prestandovi servizio fino agli ultimi giorni. Sin dagli anni Cinquanta ha dato sapore al panorama musicale con note blues dagli accenti gospel che non possiamo dimenticare.
E quelle melodie riecheggiano nel brano più celebre e iconico della sua carriera: Stand By Me. Un singolo pubblicato nel 1961 e accompagnato dalle penne di Jerry Leiber e Mike Stoller, due parolieri della musica di molti artisti, tra cui Elvis Presley.
La canzone è sicuramente la portavoce dello stile R&B di King ed è stata codificata nel 1999 come una delle quattro canzoni più eseguite e diffuse in radio del XX secolo. La accompagnano oltre 7 milioni di reinterpretazioni certificate e anche l'omonimo capolavoro cinematografico del 1986.
Così la pellicola di Rob Reiner, Stand By Me: ricordo di un'estate, tratteggia la storia di crescita e formazione di quattro ragazzini con una colonna sonora d'eccezione. Ai bordi di quella ferrovia, accanto al volto prematuramente immortale di River Phoenix, risuona la voce di King, tracciando una firma eterna nella storia della musica.
Il ritmo trainante, avvolgente e catarchico del brano è indiscusso. E quell'atmosfera raggiante che emana era particolarmente amata da John Lennon, che cantava sempre la canzone, in forma rituale, prima delle prove dei Beatles. Non a caso la reinterpretazione di Lennon resta ancora oggi la più famosa, realizzata nel 1975 per l'album ROCK 'N' ROLL. La sua versione abbraccia note rock con l'accompagnamento iconico della chitarra e dà un valore aggiunto all'aura più spirituale di King.
Nel tempo ha raggiunto la ventesima posizione tra i singoli più venduti del Regno Unito e non ci stupisce, dato il trasporto musicale ed emotivo che emerge dall'esecuzione.
Spostandoci invece in Italia, la cover più celebre è sicuramente Pregherò di Adriano Celentano, uno dei primi interpreti, se non il capostipite, della rielaborazione del brano. Questo è prima pubblicato come singolo nel 1962 e poi inserito nell'album NON MI DIR (1965). In brevissimo tempo lancia il giovane artista in vetta alle classifiche, offrendo una versione apprezzatissima in Italia e all'estero.
Ci limitiamo così a queste due versioni più simboliche, anche se ce ne sarebbero moltissime altre che offrono, in base alla voce e al contesto storico in cui si inseriscono, svariate sfaccettature. Ma nella memoria rimane l'originale di King, che sembra trasformare in oro qualsiasi cosa tocchi. Il suo lascito musicale, anche solo per questa canzone, sarà immortale.
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