Se ci chiedono chi sia uno dei più bravi tenori al mondo, il nostro orgoglio nazionale si pronuncia a favore di Luciano Pavarotti. Un artista eccezionale nella sua completezza, dal timbro inconfondibile, che ha vissuto più di nove vite nella sua variegata esperienza, fino a lasciarci tristemente nel 2007, all'età di 72 anni. E in quel vasto arco di tempo ha collezionato successi indimenticabili, a partire dall'esibizione alla Coppa del Mondo del 1990, insieme a Placido Domingo e José Carreras. Davanti a una folla di 1,4 miliardi di persone, i tre tenori hanno consacrato la loro voce all'eterno inno di Nessun Dorma, per poi unirsi in un caloroso abbraccio finale.
Un'esibizione da brividi, che riecheggia nella storia. Con il suo sguardo sicuro e fiero, il tenore ha fatto proprio uno stile di canto antico e monumentale. Così come la stazza di Pavarotti, che ha sempre ironizzato sulla sua imponenza, con cui irradiava emozioni dal palco. Ma dietro la grandezza dell'artista ci sono anche i dubbi, le paure e le fragilità di un uomo, in uno scenario personale diviso tra prima e dopo Adua Veroni. Lei è la donna che ha accompagnato un grande uomo dal 1961 al 2000, tratteggiandone tre quarti della vita.
E le incredibili sfumature tra vita pubblica e privata emergono nel documentario di Ron Howard, intitolato Pavarotti, che vi consigliamo oggi. Così il regista statunitense, Premio Oscar per A Beautiful Mind (2002), si cimenta in una narrazione cinematografica attraverso la musica. Un progetto sperimentale e interessante, datato 2019 e realizzato in collaborazione con la Decca Records, che ha dato libero accesso al regista a materiali d'archivio tra esibizioni dal vivo e scene familiari. In questo modo, Howard ha potuto tracciare un percorso cronologico emotivo del tenore, dalle umili origini fino al successo internazionale. Certo, alcuni amici e conoscenti intimi di Pavarotti non ne hanno visto un ritratto degno di giustizia.
C'è sempre quel tocco americano, che offre una prospettiva sensazionalistica e patinata della vita della celebrità. Così quei piccoli aspetti, così semplici e delicati del grande artista sfuggono all'occhio di una rappresentazione generalista e completa che, giustamente, non può soffermarsi su di tutto.
Traspare però lo stimolo di raccontare spinto da un interesse autentico, che permette a tutti di conoscere Pavarotti attraverso la sua poliedricità, come musicista, padre di famiglia, amico, filantropo. Ron Howard quindi ci regala un ritratto eterno di Pavarotti, che coniuga potere visivo e musicale in una rappresentazione inedita.
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