Si chiamano Jon e Criss Oliva, fanno il cantante e il chitarrista e nel 1978 fondano il gruppo heavy metal Savatage. Qualche anno dopo, il frontman viene ucciso da un camionista ubriaco e sul gruppo si riversa un velo di dolore, colmato in parte dall'ingresso di Zak Stevens alla voce. È quindi lui a condurre le danze con il capolavoro del 1995, DEAD WINTER DEAD, il concept album della rinascita della band.
Poco dopo la caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia in Bosnia ed Erzegovina imperversò un violento conflitto. La pace, sancita con l'Accordo di Dayton nel 1995, divise la Bosnia Erzegovina in due entità territoriali distinte: la Federazione Croato Musulmana e la Repubblica Serba. E su una forte contestualizzazione storica, tra religione, odio e violenza, i Savatage costruirono una storia d'amore in una suggestiva narrazione musicale.
L'album si presenta con una copertina dai toni glaciali dove un gargoyle millenario sovrasta la piazza centrale di una Sarajevo innevata. Ed è proprio la città il centro focale dove si sviluppa la storia d'amore tra Serdjan e Katrina, un ragazzo serbo e una ragazza musulmana. Il loro amore cresce lentamente, fiorendo tra le rovine di un luogo despositario di una crudele storia recente.
Lì, tra i bombardamenti e le sparatorie, i due giovani trovano il loro personale modo di volersi bene, oltre l'odio collettivo e le ferite ancora sanguinanti di tutto ciò che li circonda. L'innocenza, la semplicità narrativa e la pregnante atmosfera evocativa dipingono l'album dei Savatage di una bellezza eterna. La stessa che riposa sulla pietra del gargoyle scalfito dal tempo o sulla neve, che silenziosa cade tingendosi di rosso e piangendo le vittime tra le strade.
Tutto questo avviene sotto gli occhi dei nostri protagonisti, che ci guidano in un percorso impervio, dall'acuta concretezza enfatizzata dalla musica. Un intreccio di sonorità che accompagna febbrilmente l'evoluzione della storia, dal bellissimo accompagnamento di chitarra e voce di This Is The Time, alla dolcezza di Mozart and Madness, fino ai toni più martellanti e hard di Dead Winter Dead.
Ogni canzone trascina con sè un frammento di storia, tra finzione e realtà, tanto profonda da darci i brividi. Un album assolutamente riuscito, da ascoltare (e riascoltare)!
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