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Perché …BUT SERIOUSLY di Phil Collins divenne un successo?

Il celebre cantautore e batterista, la cui firma scrive anche la storia dei Genesis, lanciò un album d'eccezione nel 1990. In breve tempo il suo successo arricchì la già brillante carriera dell'artista. Perché nessuno poté ignorarlo?

La carriera di Phil Collins pone un accento d'eleganza sul genere pop-rock. Non semplici canzonette a ritmo di un ritornello orecchiabile, ma brani strutturati e complessi, seppur nel loro minimalismo. Ed è qui che scocca la scintilla, quando una melodia armonica accompagna il perfezionismo degli arrangiamenti. Non è quindi un caso che Collins abbia scritto la storia dei Genesis con la sua voce inconfondibile e un rodato tocco alla batteria. Perché quello è sempre stato il suo strumento, sin da quando, a 12 anni, ne ricevette una giocattolo in regalo. E, si sa, il primo amore non si scorda mai. Così, sia che si tratti delle elaborate suite progressive dei Genesis, che di dolci canzoni soft rock, la magia sonora non può che sfavillare. 

Lo dimostra il quarto album da solista di Collins, intitolato ...BUT SERIOUSLY (1989). Qui l'artista abbandona la traccia marcata di drum machine e sintetizzatori per abbracciare un sound più puro, concertale. E infatti, ascoltando il disco, sembra di essere avvolti da un' atmosfera teatrale, con note pulite, intervallate tra la voce di Phil, la batteria e la chitarra. Quest'ultima viene imbracciata da Eric Clapton, una garanzia per melodie avvolgenti e malinconiche. Si aggiungono poi i fiati dei Phenix Horns, impreziositi dai cori femminili che creano sonorità swing e dance in un pezzo come Something Happened On The Way To Heaven. Nella traccia di apertura, Hang In Long Enough, invece, è il sax ad avere il ruolo dominante, chiarendo sin da subito l'intenzionalità artistica di Collins. 

Perché il suo disco non è solo uno scrigno di musica altamente piacevole, ma anche un prodotto ben stratificato. Così elegie malinconiche e pezzi incalzanti e ballabili si danno il cambio in una scaletta minuziosamente studiata. Il crescendo evocativo di Colours è semplicemente da brividi, con una progressione di mirifica forza interpretativa dove l'eclettismo sonora è protagonista. Non solo, ma tale esperienza performativa portà con sé un importante messaggio di pace e giustizia, contro la segregazione razziale in Sudafrica. Allo stesso modo, That's Just The Way It Is ritrae la devastazione del conflitto nordirlandese. E già gli U2 si erano resi alfieri della violenza nella loro madrepatria con Sunday Bloody Sunday nel 1983mentre 10 anni più avanti, nel 1993, diventerà profondamente emozionale il pezzo dei Cranberries sul tema, Zombie

E la profondità simbolica di musica e testo accompagna anchel'indimenticabile Another Day In Paradiseincentrata sulla triste storia di un senzatetto. Questi sono solo alcuni dei brani che dimostrano come l'apoteosi del canto, unita a una conduzione magistrale degli strumenti e a testi sopraffini possano giustificare a pieno l'immenso successo di un album. Perché Phil Collins ha fatto centro ancora una volta, dopo aver tracciato la scia luminosa di In The Air Tonight (1983) Against All Odds (1984). Così la drammaturgia relazionale è sempre al centro delle sue canzoni, come dimostrano Father And Son All My Life. Ma questa volta Phil offre una spinta in più, con tematiche attualizzanti e di rilievo e un rifinitura compositiva d'eccezione. Ascoltare per credere!

Francesca Brioschi

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