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Tutte le più celebri colonne sonore dei Pink Floyd

L'onirica band britannica è tanto richiesta per le colonne sonore del cinema, quanto difficile da conquistare. Ci sono però delle collaborazioni leggendarie che hanno illuminato perle cinematografiche firmate Pink Floyd. 

Le sonorità eclettiche dei Pink Floyd, accompagnate da armonie vibranti e trascendentali li rendono la perfetta band da portare sul grande schermo. O meglio, sullo sfondo di firme registiche che sfruttano la musica come componente integrante della pellicola. Un vero e proprio personaggio, che spesso si palesa solo con singoli brani.

Pensiamo per esempio a Money, in The Italian Job (2003)Shine On You Crazy Diamond, dedicata all'eterno Syd Barrett, in Buongiorno, Notte (2003) di Marco Bellocchio. E ancora, Another Brick In The Wall in The Faculty(1998) e una cover arrangiata da Hans Zimmer di Eclipse nel venturo Dune(2021).

Insomma, potremmo continuare a lungo senza mai appagare la poliedricità dello spirito Floyd. Per non contare poi i grandi registi esclusi o quelli permeati da un rapporto controverso con la band. Primo tra tutti Stanley Kubrick, che declinò la loro offerta per 2001:Odissea Nello Spazio (1968), ma poi li richiese per Arancia Meccanica(1971), trovando però qui il loro rifiuto. Ma vediamo invece i film che ce l'hanno fatta!

Zabriskie Point (1970) - Michelangelo Antonioni 

L'esperienza cinematografica più celebre dei Pink Floyd riguarda la loro collaborazione con il regista italiano Michelangelo Antonioni, che rimase affascinato dall'album UMMAGUMMA(1969). In particolare lo colpì una canzone, Careful With That Axe, Eugeneincorniciata sulla spettacolare scena finale del film. Tuttavia la leggenda tratteggia anche uno scenario controverso e turbolento. Soprattutto perché la band britannica, che inizialmente doveva registrare l'intera colonna sonora, si trovò con solo tre brani in pellicola su otto incise in studio. Una bellissima storia d'amore a sfondo sessantottino, quindi, ma con i suoi screzi. 

More - Di Più, Ancora di Più (1969) - Berbet Schroeder

Io avevo mostrato ai Pink Floyd il film, e gli avevo chiesto una musica adeguata alle immagini, senza però dare indicazioni più precise. Loro riuscirono a cogliere il senso dello spazio. Furono così bravi che dovetti abbassare il volume della musica: la sua qualità uccideva certe mie scene!

Ma già un anno prima, la band di David Gilmour e Roger Waters tesseva le fila dell'immaginario filmico. Ad accompagnarla l'esordio sul grande schermo del regista franco-svizzero Berbet Schroeder, con un ritratto di raffinatezza estetica e documentaristica sulla dipendenza da eroina. Anche in questo caso una storia d'amore dalle sfumature drammatiche si adatta alla perfezione a una miscela alchemica di folk, blues, psichedelia ed elettronica. L'ultima parola, dunque, spetta ai Pink Floyd. 

La Vallée (1972) - Berbet Schroeder

E proprio durante le riprese di More, l'amico di Truffaut cominciò a pensare al suo nuovo film, immancabilmente impreziosito dai compagni Floyd. Così nacque l'idea di una pellicola di evasione, fuga, che ritraeva la fine della summer of love alla ricerca di nuove dimensioni inesplorate. Per questo il viaggio si concretizza nell'esplorazione di uno spazio sonosciuto nella psiche. I giovani abbandonano i loro sogni infantili, come dimostra il brano Childhood's Endper abbracciare un futuro inquieto e nebuloso. Detto con il titolo di una canzone della band, Obscured By Clouds

Pink Floyd, The Wall (1982) - Alan Parker 

Arriviamo così a un film creato ad hoc sulla liturgia sonora dei Pink Floyd. Si tratta dell'iconica trasposizione cinematografica del concept album THE WALL (1979) firmata Alan Parker. In questo modo la caleidoscopica narrazione in musica trova il suo referente estetico in una psicosi visiva dove animazione e realtà visionaria si incontrano alla perfezione. E l'idea primordiale riposa nella mente frenetica di Roger Waters, a cui è riconosciuto il 90% della composizione dell'album e che mise tutto il suo perfezionismo e il suo piglio critico per donare anche al cinema un'opera colossale. 

Francesca Brioschi

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Francesca Brioschi
Tags: pink floyd

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