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5 tra le più comiche canzoni rock

Che si parli di una sfortunata vicenda d’amore, di un mondo fantasmagorico o di un doppio senso sessuale, c’è sempre spazio per una risata. E cosa c'è di meglio che affidarsi a una fantasiosa e divertente narrazione attraverso una canzone? Scopriamone 5. 

Dear Doctor (1968), The Rolling Stones

Nel 1968, BEGGARS BANQUET catapulta i Rolling Stones in una cornice medievale, nelle vesti di menestrelli del rock asserviti a un pastiche di sonorità diverse. Così l’iconica Sympathy For The Devil traccia una collezione di 10 brani dove rimane oscurata, ma non dimenticata, Dear Doctor. In questo brano, mai performato dal vivo dalla band, la voce di Mick Jagger è accompagnata dalla sola chitarra di Keith Richards, lungo un sound country- blues. E il testo, dai confini volutamente grezzi, evoca un siparietto comico. Il protagonista, in procinto di sposarsi, ha dei ripensamenti sulla futura moglie, avvezza alla sessualità libertina e dal bicchiere facile. Così chiede al dottore di mettergli il cuore in un vasetto e cerca la confidenza della madre finchè, una volta vestito e profumato per il grande giorno, trova un biglietto della futura sposa, che gli dice di essere scappata con suo cugino. Quella che si dice ironia della sorte!

Don't Eat The Yellow Snow (1974), Frank Zappa

Il poeta freak per eccellenza, conosciuto per i suoi testi irriverenti e velati di consapevoli proteste, pubblica nel 1974 APOSTROPHE (‘). E il singolo di apertura, Don’t Eat The Yellow Snow, introduce una fantasiosa storia legata tematicamente alle successive tracce: Nanook Rubs It e St. Alphonzo’s Pancake Breakfast. Non a caso, i tre brani vennero uniti nel singolo estratto, in una suite affidata a un panorama artico di febbrile ironia. Frank Zappa si pone infatti nelle vesti di Nanook, un eschimese che viene avvertito dalla madre di controllare dove vanno gli husky e non mangiare la neve gialla. Questo si imbatte poi in un cacciatore che maltratta il suo cucciolo di foca preferito e che lui acceca con la fatidica neve gialla. Sembra quindi un ritratto rocambolesco, che però gioca sulla satira, rievocando gli stereotipi sugli inuit e la critica al maltrattamento delle foche per la pelliccia.

Werewolves of London (1978), Warren Zevon

Era il 1975 quando Phil Everly, degli Everly Brothers vide  il film del 1935, Werewolves Of London, e propose al suo tastierista, Warren Zevon,  di crearvi un pezzo. E il brano, che gode della presenza di Mick Fleetwood alla batteria e John McVie al basso, scala subito le classifiche dopo la pubblicazione nell’album di Zevon, EXCITABLE BOY (1978). Ne affiora un pezzo dissacrante, che ironizza sull’epopea fantasy dei licantropi, immaginando un goffo lupo mannaro che si aggira per Soho con un menù cinese in mano. E tra la citazione dell’attore trasformista Lon Chaney e della Regina, la notte londinese evolve in una dinamica dell’assurdo, richiama la commedia horror anni Cinquanta, con l’irresistibile ululato che ha coniato un’icona.  Non è un caso che Elio e Le Storie Tese abbiano ripreso il brano per una cover all’italiana intitolata Licantropo Vegano (2017).

Big Balls (1980), AC/DC

Se il titolo non fosse abbastanza esplicativo, Bon Scott e i suoi vulcanici colleghi australiani mettono in atto un ilare gioco di parole con tanto di coro. Big Balls appartiene all’album DIRTY DEEDS DONE DIRTY CHEAP(1980) ed è relativamente docile come sonorità, puntando il carisma da doppio senso sessuale sul testo. Così questo apparentemente cita una sala da ballo e le palle da festa che la avvolgono, ma il suo chiaro intento è chiamare in causa i gioielli del suo protagonista, con tanto di dinamismo penzolante che si muove per tutta la sala e non può che strappare una risata. E si tratta di un meccanismo tipico per gli AC/DC, tanto seri sulla composizione musicale, quanto aperti alla fantasia demenziale sui testi, senza mai però agire in chiave offensiva. Le loro immagini velatamente sessuali vengono infatti estremizzate fino al ridicolo, in modo da suscitare un indubbio effetto comico.

Digsy's Dinner (1994), Oasis

Ed ecco anche gli Oasis occupare un posto inedito in questa selezione dal sorriso incalzante. Torniamo al loro brillante album di debutto, DEFINITELY MAYBE, dove si annida una perla di comicità improvvisata. La canzone nacque infatti dal nulla in una session improvvisa tra Noel Gallagher e un suo amico, Digsy. Quest’ultimo si mise al microfono a lanciare rime sulle lasagne e affiorò il brano, intitolato Digsy’s Dinner. A un primo ascolto si respira il classico sound degli Oasis, con una preziosa composizione costruita sulla storia di un invito a cena a tema di lasagne. E il caro Noel si depriva di qualsiasi inibizione, lanciando la sua sinuosa pronuncia del delizioso piatto italiano e lasciando trapelare il non detto. Sembra infatti che il pezzo sia una parodia del Britpop e una frecciatina velata ai colleghi avversari, i Blur.

Francesca Brioschi

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