Com’è nato il logo dei Rolling Stones?

Uno studente del londinese Royal College Of Art e un disegno ispirato a una divinità induista crearono il logo più celebre del rock. Un simbolo riconoscibile, provocatorio e seducente, proprio come i Rolling Stones. 

La linguaccia è simbolo di sberleffo infantile, di marachella maliziosa e di gioco provocatorio. Il tutto incorniciato in una bocca carnosa dal piglio seducente che in molti hanno ricondotto a quella dell'iconico frontman dei Rolling Stones, Mick Jagger. Eppure, sono tanti anche quelli che lo avevano identificato come il modello dei jeans aderenti di STICKY FINGERS (1971), Joe Dallesandro.

In entrambi i casi, quindi, il riferimento alla rockstar è errato, ma il quinto album degli Stones, con la copertina firmata dal maestro della Pop Art, Andy Warhol, è il filo rosso che congiunge le due storie. Per la prima volta, infatti, il logo dei Rolling Stones, chiamato anche The Tongue And Lips o The Hot Lipsappare sulla back cover, oltre che sul disco in vinile. 

E non è un caso che il logo sia così adattabile e permeabile a ogni contesto. Basti pensare che il 26 marzo 1971, la celebre lingua venne presentata al Marquee Club di Londra, prima dell'uscita dell'album, e si adattò perfettamente all'esperienza live. Così nel tempo, dalle magliette alle spille, dai poster agli accendini, fino a qualsivoglia tipo di merchandising, la lingua ha fatto colpo. E per tale proposito è stata pensata sin dall'inizio, da quel 1970 in cui un referente della band si appellò al Royal College Of Art di Londra per trovare uno studente del Master Of Arts in grado di creare il logo che la Decca Records non riusciva a fatturare. Così venne chiamato all'appello John Pasche, il cui primo bozzetto non convinse Jagger, anche se il cantante intuì del potenziale e ne richiese un secondo. 

Così, l'assistente personale degli Stones, Jo Bergman, scrisse una lettera il 29 aprile 1970 che richiedeva: "di creare un logo o un simbolo che potesse essere utilizzato su carta per appunti, come copertina di un programma e come copertina per il libro stampa". Per questo secondo tentativo, a cui Pasche lavorò per due settimane, Jagger lo invitò personalmente a casa sua, dandogli degli spunti. Qui scoccò la scintilla con un'immagine della divinità hindu Kālī, celebre per la sinuosa lingua che ispirò il logo. A disegno finito, il futuro timbro della band in bianco e nero venne inviato a Craig Braun, collaboratore di Warhol sulla copertina di STICKY FINGERS. Ma, per via fax, non arrivò esattamente nella sua integrità. L'immagine era infatti sgranata, tanto da spingere Braun a rifinire alcune linee e ad allungare la lingua. Dai suoi piccoli ritocchi nasce il logo ad oggi conosciuto. 

Nel 1972, lui e Warhol scamparono per un soffio al Grammy Award per la migliore copertina, ma quel logo così semplice e accattivante ha conquistato tutti. Pasche ha guadagnato 50£ per il lavoro, più $200 di bonus. Dal 1976, poi, incominciò a incassare il 10% dei proventi sul logo, fino ad essere costretto a venderlo agli Stones per 26.000£. Ma non appena STICKY FINGERS uscì, in molti pensarono che il logo fosse opera di Warhol, dato il tocco pop dell'immagine, deprivata tuttavia dell'aura concettuale tipica dell'artista. Fu il biografo di Warhol, Blake Gopnik, a catturare l'essenza del magnetismo del performer: 

Warhol era come una gigantesca calamita culturale: ogni cosa gli si attaccava. E lui non faceva nessuno sforzo per chiarire le cose. Preferiva la confusione alla chiarezza e l’idea che quel logo venisse attribuito a lui era una cosa che avrebbe potuto certamente incoraggiare.

Tuttavia Pasche rimane il creatore unico e originario di quell'incredibile logo ora conservato al Victoria And Albert Museum di Londra. E sì, come da lui stesso affermato, forse le carnose labbra di Jagger hanno ispirato inconsciamente la sua arte.

Francesca Brioschi

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Francesca Brioschi

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