Sono partiti umilmente, come una band grindcore comune, per poi diventare capostipiti del metal britannico. Ad oggi, i Carcass hanno ben poco da dimostrare, ma il loro catalogo non è assolutamente definibile perfetto. In questa classifica, elencheremo gli album della band dal peggiore al migliore.
Può risultare migliore di quanto si aspetti. Il quinto album dei Carcass vede la band assumere un approccio più melodico e relativamente lontano dal death metal. I Carcass escono dalla loro comfort zone, quindi, nonostante non sia un lavoro deprecabile, risulta praticamente impossibile elencarlo tra i loro dischi migliori.
Il primo album dei Carcass non è per tutti. Su questo, non ci piove. Inciso con ben poca tecnica, si presenta come un'opera cruenta sotto ogni aspetto: dall'artwork alle canzoni, dai titoli particolarmente icastici. Fu un disco apprezzato dai cultori del genere, ma di sicuro improponibile alle orecchie di un ascoltatore medio. In ogni caso, contribuì profondamente a cementare la reputazione della band nel mondo del gore.
Un disco sicuramente più accessibile, in cui i Carcass si dimostrarono avvezzi a sottogeneri come l'heavy metal senza rinunciare alla truculenta identità artistica con cui si erano affermati l'anno precedente. Nel 1989, i Carcass si proclamarono band death metal, non prima di affrontare una trasformazione non poco caotica.
Con SURGICAL STEEL, i Carcass marcarono il loro rientro sulle scene dopo un silenzio discografico durato ben 17 anni. Feroce e d'impatto come un diretto allo stomaco, il disco fu inciso con una lineup a tre elementi, con i membri fondatori Jeff Walker e Beel Steer accompagnati dietro le pelli da Daniel Wilding. Fu un disco dall'attitudine propria, furiosa, ma melodica allo stesso tempo, che segnò un grande ritorno nel panorama di riferimento.
Riuscire a tornare migliori di prima non può ripetersi troppe volte nel tempo. Eppure, nel 2021, i Carcass sono tornati a far appassionare i fan del genere senza troppi sforzi. TORN ARTERIES spazia nei sottogeneri del metal più variegati, senza mai voltare le spalle all'inconfondibile sound della band.
A 5 anni dal loro debutto, i Carcass si mostrarono notevolmente evoluti, presentando uno dei loro lavori migliori. Il gruppo si presentò al pubblico come una macchina inarrestabile, trainata da puro metal. Il quarto album dei Carcass contiene alcuni dei loro brani più evocativi, in grado di appianare le differenze tra il più oscuro degli underground ed il mainstream più luccicante.
Con l'aggiunta di Michael Amott alla chitarra e dopo aver reso il loro songwriting più affilato ed efficace, i Carcass presentarono un album praticamente perfetto, con riff oscuri e ruggenti, nei quali traspare chiaramente l'intesa tra i due chitarristi. Le linee vocali di Jeff Walker diventano più limpide e comprensibili, mentre l'approccio più metaforico e meno diretto aiuta i fan meno inclini al genere ad apprezzare l'opera della band.
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