Peter Gabriel, dal canto suo, ha sempre osato maggiormente, mentre Phil Collins creò un sound specifico per la band, che replicò in tutte le hit di maggior successo della band. In ogni caso, entrambi hanno goduto di una fortunata carriera solista che esploreremo in questa classifica, elencando i loro album dal peggiore al migliore.
Questo disco del 2010 rappresenta, per molti addetti ai lavori, un nostalgico esercizio di stile, un ritorno a delle radici sonore sorpassate per quanto adorate dai fan.
Dello stesso anno, un album che, a suo modo, si appoggia sui medesimi concetti, pur presentando alcune scelte più intriganti.
Del 2002, un ritorno alle drum machine, privo della magia dei lavori precedenti dell'artista. Un'inefficace ripresentazione della musica elettronica, fuori contesto a causa del panorama di riferimento e della crescita musicale di Collins stesso. Un lavoro, all'ascolto, completamente scomposto.
Un album del 1996 in cui Collins introdusse alcune contaminazioni dalla world music, stessa formula che spinse la carriera del collega in passato.
Il primo album da solista di Gabriel, del 1977. Un lavoro forte, ma estremamente sperimentale, ancorato ai pregressi dell'artista nei Genesis.
Un disco melancolico, che tratta tematiche delicate con una lineup di eccezione alle spalle. Un disco incredibilmente dettagliato.
Un lavoro molto personale, questo del 1993 che Phil Collins incise suonando tutti gli strumenti. Le vendite non furono soddisfacenti all'inizio, per essere rivalutato in un secondo momento.
Il secondo album di Peter Gabriel ebbe la presenza di Robert Fripp dei King Crimson ad impreziosirlo. Un disco poco accessibile per il pubblico di massa, ma sicuramente ben riuscito.
Un disco variegatissimo, emotivo nei testi, ricercato nel sound. Un lavoro decisamente ricco.
Un album monolitico, una vera e propria capsula temporale di un periodo storico-musicale andato. Uscito nel 1985, con un'ampia dose di sperimentazione alle spalle.
Il quarto album di Peter Gabriel, oscuro e dominato dai sintetizzatori, si presenta subdolo, eppure variegato nelle contaminazioni.
Un album dall'apporto emotivo travolgente, qualcosa che Gabriel non aveva mai fatto prima, soprattutto dal punto di vista lirico. Le melodie sono dinamiche, eclettiche, mentre i testi diretti. Un contrasto, questo, che contribuì ampiamente al successo dell'opera.
Collins replicò la formula del successo di NO JACKET REQUIRED, pur liberando il disco dalla drum machine, in funzione di ritmi tendenti al jazz. Un lavoro profondo e decisamente maturo.
Un lavoro ispiratissimo, prodotto da Robert Fripp che presentò una visione musicale istrionica, in grado di definire un'intera epoca del panorama di riferimento.
Un disco estremamente versatile che le radio premiarono trasmettendo i singoli in loop. Funse da spartiacque tra il passato nei Genesis e la sua ascesa come artista solista, un album determinante.
A metà anni '80, Peter Gabriel iniziò a collaborare coi produttori degli U2 Brian Eno e Daniel Lanois. Fu un sodalizio fruttuoso che permise all'artista di bilanciare la sua vena sperimentale con le preferenze del pubblico. SO presentò agli appassionati diverse hit, di cui le più evocative sono sicuramente Sledgehammer e Big Time.
Ci sono alcune art cover che non solo hanno scritto la storia, ma ne hanno…
Ian Anderson ha una teoria particolare per la quale il rock progressivo e i Jethro…
Il tributo argentino di una delle band di rock più famose al mondo è semplicemente…
La spettacolare e immersiva opera Rock di STEWART COPELAND, con IRENE GRANDI e alcuni brani…
Freddie Mercury era una persona meravigliosa che ha lasciato un segno in chiunque incontrasse. Ecco…
Gli YES annunciano finalmente i nuovi appuntamenti che li riporteranno in Italia fra cui la…
This website uses cookies.