Cercare di dare un senso ad alcune delle produzioni più singolari ed estrose di artisti del calibro di Bob Dylan sarebbe, semplicemente, superfluo. La stragrande maggioranza delle tracce da lui firmate sono diventate dei manifesti storico-culturali; altre, risultano ancora poco chiare nell'interpretazione. Vi presentiamo, di seguito, alcuni tra i brani più strani mai proposti dal celeberrimo cantautore.
SELF PORTAIT, il disco in cui trova dimora la traccia, fu composto quasi "per scherzo". Sono diverse, infatti, le canzoni presenti al suo interno che non avrebbero ragione di esistere o, quanto meno, di presenziare nelle compilation dei brani più apprezzati di Bob Dylan. La più mesmerizzante in scaletta, però, è proprio All The Tired Horses, in cui Bob Dylan neanche canta.
Fu un grandissimo insuccesso, così come il suo predecessore, KNOCKED OUT LOADED. DOWN IN THE GROOVE fu il risultato di una serie di collaborazioni che Dylan intrattenne con moltissime rilevanti figure dell'industria musicale del tempo. La traccia in questione venne scritta a quattro mani col paroliere dei Grateful Dead Robert Hunter. Sebbene non rappresenti il peggio del cantautore, si presenta comunque come un lavoro oltremodo mediocre.
Un testo fondamentalmente incomprensibile che, secondo il suo autore, racchiuderebbe tematiche esistenziali molto forti. In ogni caso, Wiggle Wiggle venne dedicata alla figlia dell'artista. Intervistato nel 2006 da Rolling Stone, Dylan rivelò di essere arrivato in studio senza alcuna idea nelle prime fasi d'incisione che portarono al brano.
Un blues lento e bruciante che racconta d'amore in maniera intensa e passionale. Ciò che la rende una delle tracce più strane nella discografia di Bob Dylan è che sia la sua compagna del tempo che colei che sarebbe diventata sua moglie tempo dopo, rispettivamente Helena Springs e Carolyn Dennis, cantano nei cori.
Il testo si ispira ad un poema del 1907 di Charles Badger Clark, messo in musica nel 1925 da Billy Simon. L'atmosfera iberica è preponderante nell'intera traccia, nonostante nel mezzo cominci a velocizzarsi notevolmente.
Chiuse la trilogia di album cristiani di Bob Dylan. Parliamo di SHOT OF LOVE, il disco in cui è ospitata la traccia in oggetto, scritta dall'artista in 5 minuti, come da lui stesso rivelato nel corso di un'intervista e dedicata alla memoria dell'omonimo comico, rimasto coinvolto in uno scandalo osceno nel 1964.
Nel 2009, Bob Dylan rilasciò un disco natalizio: CHRISTMAS IN THE HEART, pungente e fantasioso. La cover di Must Be Santa trasse ispirazione dai Brave Combo, una band texana che colpì notevolmente l'artista.
Dylan non entra nel brano fino ad oltre metà, quando con toni suadenti, racconta di una donna che ha catturato il suo cuore in maniera particolarmente romantica.
La sezione vocale della doppiatrice Maeretha Stewart impreziosisce in maniera peculiare un brano decisamente originale già dal punto di vista sonoro in cui Dylan esegue la sua performance tra il cantato e il parlato.
Le sessioni d'incisione del brano, incluso in BRINGING IT ALL BACK HOME furono esilaranti, come raccontato dallo stesso Dylan. La traccia è dinamica come un tracciato delle montagne russe, raccontando di personaggi a dir poco singolari come un certo Captain Arab. Frenetica e assurda, la canzone si presenta come un vero e proprio dipinto eseguito da Dylan con il potere icastico delle parole.
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