Un musicista dal gusto sopraffino che mette il suo istrionismo al servizio di una delle band più aggressive e amate nella storia del metal. Nei Nove del Nodo, il ruolo di Mick Thomson risulta, semplicemente, fondamentale. Alcuni tra i riff più evocativi nell'ampio catalogo del gruppo sono opera sua e, oltre tutto, l'attitudine complementare con cui lui e Jim Root costruiscono il sound guitar-oriented degli Slipknot ha dell'incredibile. Non a caso, sono stati più volte considerati il miglior duo del panorama rock e metal attuale. Nelle prossime righe snoccioleremo il sound del chitarrista e la sua strumentazione.
Il background di Mick Thomson proviene dal jazz e dai groove dei migliori strumentisti di sempre. Fu il padre ad alimentare la sua passione per la musica, spingendolo a sviluppare un orecchio sopraffino ed un gusto eclettico. Per Mick la musica è linguaggio, andando a ricercare le emozioni ed il loro significato in ogni produzione musicale, a prescindere dal genere.
Intervistato da Music Radar qualche anno fa, Thomson consigliò a chi desidera comporre con maggior criterio, specie dal punto di vista ritmico, avrebbe potuto provare a costruire le fondamenta delle proprie produzioni utilizzato uno strumento ritmico come il basso. Inoltre, non fece segreto di chi fosse il chitarrista che l'aveva maggiormente ispirato nei soli: Paul Gilbert.
Per quanto riguarda le sue doti tecniche, invece, le sue sezioni ritmiche sono possenti, feroci ed arricchite da un sapiente insieme di effetti, sia in studio che dal vivo. Sugli assoli, Thomson appare, ad un orecchio poco ferrato molto caotico quando, in realtà, si evincono le sue principali influenze, il jazz su tutte e l'impronta di chitarristi come il sopracitato Gilbert, ad impreziosire, comunque, uno stile del tutto personale. Un tremolo picking serratissimo e letalmente preciso si alterna ad armoniche artificiali e sequenze in sweep picking immacolate. Concludono lo stile chitarristico di Thomson lo staccato e delle estensioni lungo il manico impressionanti.
Il rig di Mick Thomson si presenta particolarmente ampio. Per questa ragione, vi proponiamo un sunto più fruibile, utile a farvi un'idea nel caso in cui vogliate avvicinarvi il più possibile al playing del Numero Sette degli Slipknot. Attualmente artista Jackson, Thomson ha cambiato spesso brand sponsor per le sue chitarre, mantenendo, però, feature simili, specie nell'ultimo decennio. Le chitarre di Thomson sono superstrat stile Ibanez RG (di cui è stato endorser per diverso tempo) o Dinky. Strumenti, generalmente, costruiti in mogano o tiglio, con manico in acero, tastiere in palissandro e pickup signature Seymour Duncan Blackout.
I ponti montati sulle sue sei corde assumono le sembianze di un Floyd Rose, pur essendo privi di escursione, completamente aderenti al body e presentando la regolazione fine tuning. Thomson è solito mostrarsi anche con chitarre B.C. Rich dal design aggressivo e pienamente in linea con la sua aestethic. In generale, strumenti con pickup humbucker, preferibilmente attivi e ponte fisso possono fungere tranquillamente all'obiettivo.
Per quanto riguarda gli amplificatori, Thomson ha adottato spesso testate Rivera, Mesa Boogie e Marshall, oltre a casse 4x12 Mesa. Dovendo replicare sonorità moderne, una scelta più accessibile potrebbe essere un amplificatore Line 6, Laney o Blackstar. Per l'effettistica, Thomson è solito utilizzare dei preamp dedicati. In ogni caso, in un rig a lui ispirato non possono mancare pedali fuzz, overdrive improntati sul metal, effetti d'ambiente come chorus e delay, pedali whammy e wah. Per le corde, Thomson adotta D'Addario 011, quanto ai plettri, la sua scelta ricade sui Dunlop Jazz III Max Grip 1.38 mm in fibra di carbonio.
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