Intervista a Karin Ann, icona della Gen Z

Madre Ceca, padre di origini siriane, Karin Ann vive immersa nella musica da quando aveva pochi anni. Le sue canzoni raccontano di parità di genere, di salute mentale, diritti umani, delle problematiche dei giovani ventenni: i primi amori, le relazioni tossiche, la depressione. Si è esibita alla televisione polacca dedicando Babyboy alla comunità LGBTQ+, è stata scelta da Spotify per la campagna Equal Global, è stata Scoperta dell’Anno agli Zebrik Awards di Praga, ha collaborato coi produttori Matt Schwartz (Yungblud, Halsey) e Martin Terefe col quale ha scritto il singolo If I Fall For You.

Quali sono le tue prime memorie musicali?

Mia mamma era brava negli sport ma ha avuto problemi con la famiglia e il comunismo. Io e le mie due sorelle siamo state incoraggiate a fare pattinaggio, ginnastica artistica… sono sport con tanta musica. Mamma a casa ascoltava i Queen, musica classica… io ho iniziato a strimpellare la tastiera di mia sorella cercando le note della colonna sonora de L’Ultimo dei Mohicani. A tredici anni ho preso lezioni di canto in gruppo. A quattordici anni ho avuto la mia prima chitarra. Il primo disco che ho comprato per il mio quindicesimo compleanno è stato un CD di Birdy.

Hai iniziato come molti teenager con la poesia?

Sì, ma avevo dieci anni. E ho smesso perché facevo schifo. Guardando a posteriori le canzoni che ho iniziato a scrivere a quattordici anni mi sono resa conto che alcune erano poesie, ma se lo faccio apposta, non vengono.

Ti descrivono come la paladina dell’LGBTQ+. Ti senti una paladina?

Sono semplicemente un’artista, anzi, una persona. Per me è ancora stano che la gente voglia ascoltare quello che dico e creo. Ho iniziato a scrivere canzoni confrontandomi con quello che accade nella mia testa e nel mondo.

Sembra che tu sia la prima ad essere stupita del successo che hai avuto…

Un artista non si aspetta mai il successo. Non scrive per fama o profitto, ma semplicemente per esprimersi. Devi sorprenderti se hai notorietà, è difficile da spiegare a chi non si trova in questa posizione, non trovo metri di paragone. A quattordici anni è difficile anche solo pensare alle conseguenze di ciò che fai, stavo semplicemente approcciando la vita e da allora è come se fossi stata travolta da una valanga. Ora ho quasi ventun anni e non ho avuto mai modo di fermarmi a riflettere.

Karin Ann © Anais Gallagher

Però l’estate scorsa ti sei presa una pausa a causa di motivi di salute (anche mentale). Cosa hai imparato?

Dicevo sempre di si a tutto per non perdere opportunità, perché avevo paura che se mi fossi fermata non mi avrebbero più chiamata. Sono fortunata che questi problemi siano arrivati ora: ovviamente voglio continuare a scrivere e registrare, ma cerco un equilibrio per evitare di bruciarmi, non voglio avere un attacco di cuore a trent’anni. Molti artisti e persone creative sono molto sensibili a certi aspetti della vita e verso le energie del mondo e delle altre persone. Oggi il mondo è in una posizione molto incasinata tra riscaldamento globale, politica e mille altri problemi. I giovani che crescono sperimentando questo caos non hanno punti di riferimento, io cerco di fare del mio meglio per creare in me e attorno a me una sorta di pace, che i miei amici contribuiscono a mantenere.

Sei una che scrive sempre?

No. Dipende da quello che succede, ma ho preso una pausa dal tour anche perché non trovavo argomenti. Sei sempre in macchina, in aereo, in hotel, poi hai uno show e la mattina dopo parti di nuovo e quel ciclo crea una sorta di caos nel quale non sperimenti vita, non ti concentri su quello che ti passa per la testa, sui tuoi sentimenti, non sai cosa ti sta succedendo, non hai tempo per nulla. Per me scrivere è anche una sorta di fuga, non farlo non è buono, ma non mi sforzo, perché so che se mi sforzo mi blocco e poi ci metto ancora di più… dopo la pausa ho iniziato a lavorare con un nuovo produttore, mi sentivo veramente ispirata e ho scritto molti pezzi, forse una ventina in un mese, che sono molti, soprattutto se consideri che a volte non riesco a scrivere una riga in tre mesi…

È vero che rilascerai un singolo al mese sino alla fine dell’anno e poi un album nel 2024?

Non farò alcun commento su progetti futuri perché non so ancora cosa succederà domani, ma sto lavorando a qualcosa che ora non so se diventerà un album. Per quanto riguarda le canzoni, credo che fare uscire un pezzo ogni sei, otto settimane potrebbe essere fattibile. Vedremo.

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Luca Fassina

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