Nel settembre 1975 la RCA Italiana pubblicò il quarto disco di studio di Antonello Venditti, LILLY. Una delle sue sette canzoni, l’ultima, era velenosamente indirizzata (oggi si direbbe dissing) a una importante firma di «Ciao 2001», Enzo Caffarelli, che aveva scritto un articolo ironicamente intitolato “Canzoni, compagni e un po’ di champagne”. In verità, quell’attacco diretto alla corporazione dei critici musicali non era una novità assoluta: appena un anno prima, Francesco Guccini aveva infatti liquidato alla sua maniera Riccardo Bertoncelli nella sua Avvelenata, in risposta a una sua stroncatura uscita sulla rivista «Gong». Questi due episodi erano il segno dei tempi: la stampa specializzata, negli anni Settanta, era molto diffusa, e di conseguenza parecchio influente. E di quella stampa, «Ciao 2001» era senz’altro la testata leader di mercato. Quella cioè che vendeva di più, quella che i discografici più corteggiavano, quella che gli artisti leggevano con maggior attenzione.
Quasi cinquant’anni dopo quella sanguigna polemica, ritroviamo Enzo Caffarelli nei panni di un serissimo e stimato linguista. Il suo passato musicale e l’esperienza di «Ciao 2001» se li è lasciati alle spalle , al punto che oggi preferisce non parlarne. Non sappiamo se abbia rinnegato quegli ardori giovanili, di sicuro li ha rimossi. Ma gli altri ex ragazzi del Ciao, direte voi? Be’, gli altri sono un “universo mondo”. Per dirla con Vasco Rossi, “ognuno a rincorrere i suoi guai, ognuno col suo viaggio, ognuno diverso, ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi”. Quasi tutti, ciascuno seguendo le proprie inclinazioni e i propri talenti, hanno fatto carriere importanti e sono rimasti nel giro, chi come giornalista, chi come critico, chi come produttore, chi come fotografo.
Ma quando Francesco Coniglio e Renato Marengo, che di questo grande viaggio negli anni mitici di «Ciao 2001» sono i principali responsabili, gli hanno nominato la parola magica, si sono sciolti tutti in un sorriso e hanno detto sì. Subito, senza tentennamenti. Perché «Ciao 2001», per molti di loro, rappresenta la rampa di lancio, se non il primo amore. E allora, con l’appassionata collaborazione di alcuni fra i tanti ex ragazzi del Ciao, abbiamo composto un mosaico di
emozioni, parole e immagini. Alle emozioni e alle parole ci hanno pensato loro, lasciandosi andare a un vero e proprio flusso di coscienza, coinvolgente e a tratti addirittura commovente, che spesso sconfina nell’autobiografico e sicuramente darebbe da fare a un plotone di psicanalisti. Alle immagini ci pensano invece le pagine originali del Ciao che abbiamo selezionato fra le migliaia possibili. Pagine di una rivista che ormai fa parte della nostra mitica storia personale e collettiva e che da tempo è diventata oggetto di sfrenato collezionismo. Ovviamente, chi quelle pagine le ha scritte, raramente ha conservato qualcosa, e quindi ci siamo rivolti alla meravigliosa collezione privata di Franco Brizi, uno degli antiquari del pop più accreditati e stimati sulla piazza, oltre che un caro amico di noi tutti. Questo fascicolo, che abbiamo pensato per anni e che finalmente è diventato realtà grazie all’entusiasmo del nostro editore Luca Sprea, è un omaggio (ci auguriamo non retorico) alla “meglio gioventù” degli anni Sessanta e Settanta. In serbo ce ne sono altri, altrettanti belli. Ma questo dipenderà soltanto da voi. Buona lettura.
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