Era ora che nella grigia e paludata scena rock del Belpaese trovasse spazio un po' di fantasia e d'immaginazione: quella del folletto alieno in glitter e rossetto Lucio Corsi che man mano sta conquistando un po' tutti, sulla scia del suo glammissimo (terzo) album LA GENTE CHE SOGNA e show dal vivo di 2 ore e mezza tutti sold out - con la ciliegina sulla torta di un supporto a Firenze nientemeno che a The Who - in cui sembra di essere tornati negli anni Settanta di Bolan e di Bowie (ma con dozzine di ulteriori suggestioni). L'abbiamo incontra to a casa sua, vicino Vetulonia, nella campagna toscana, per saperne qualcosa in più sull'artista e sull'uomo che si nasconde dietro la maschera.
"Ho iniziato a suonare la chitarra che avevo 12-13 anni, affascinato dai Genesis di Peter Gabriel. Poi vidi Velvet Goldmine [il film di Todd Haynes del 1998, ndr] e, insomma, impazzii, mi si aprì un mondo. Ci ritrovai anche quel fascino che avevo trovato in Peter Gabriel e nelle sue trasformazioni, in questa fuga dalla realtà. Che è poi quello che cerco in musica. Cioè, non è proprio fuga dalla realtà, più che altro una fuga in altri panni, in altri tempi, in altre vite. Non mi piace quando la musica mi racconta il mondo così com'è. Voglio essere catapulta to da un'altra parte. Voglio essere ingannato. E quell'inganno io l'ho trovato sia nel prog sia nel glam rock.
Penso che noi facciamo troppo caso alle nostre vite brevi di uomini, che durano 80-90 anni, ma il mondo ha una storia molto più lunga. Se c'è una musica degli anni Settanta, penso che in qualche modo sia contemporanea. Sono affezionato a quel tipo di approccio, a quel tipo di sound. Lo trovo, sì, "fuori dal tempo", ma in una maniera bella, come le cose che non hanno un periodo. Lo trovo il giusto modo di fare quel tipo di canzoni. E non è che lo "replico", lo approfondisco. Quando mi sono messo ad arrangiare l'album, ho voluto approfondire quel tipo di sound, capire come lo facevano, e cercare di portare i pezzi in quella direzione... Proprio per un mio gusto. Perché amo quel tipo di atmosfere e quel tipo di suoni.”
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