Quando i Maiden iniziarono a lavorare su quello che sarebbe stato il loro terzo album (il futuro capolavoro) The Number of the Beast, si resero conto di avere solamente cinque giorni per metterlo insieme e identificare in tutta fretta un singolo che sarebbe finito sul lato B, insieme ad un altra traccia. Dickinson aveva capito che con quell'album si sarebbero giocati il tutto e per tutto: entrare nella storia, o sbiadire lentamente.
L'album si rivelò, ovviamente, un successo, finendo per stracciare tutte le classifiche.
"Prima che l'album fosse pubblicato ufficialmente, siamo stati in tour in mezza Gran Bretagna e abbiamo aperto la strada agli anni successivi. Avevamo una tabella di marcia ridicola: otto spettacoli, giornata libera, sette spettacoli, giornata di riposo e così via. Facevamo spettacoli di due ore, e le voci non erano le più facili del mondo. Sul palco c'era qualche attrito ed io ero piuttosto tradizionalista: "Se sto cantando, mi metto davanti. Se fai un assolo, stai tu davanti", questo genere di cose. Ma Steve Harris aveva altre idee. Voleva stare davanti a tutti e correre avanti e indietro sul palco." ha scritto Dickinson nella biografia "Non ero d'accordo. Non avrei cantato dietro ad un bassista."
Dickinson ha raccontato dei primi scontri con Steve Harris durante i live: entrambi volevano occupare il centro del palco. Le cose, secondo Bruce, si sono incrinate quando la band a suonato a Newcastle. Per quello show i Maiden si era portatati una serie di ballerini da usare come extra, con dei 666 ricamati sulla schiena. Una volta giunti a destinazione, si resero conto che il palco era piccolissimo e per questo la band continuò le prove ad oltranza, tenendo le porte chiuse e arrivando all'inizio del concerto completamente snervata. "Siamo saliti sul palco e Steve ed io abbiamo trascorso tutto lo spettacolo a scornarci come due cervi." ha ricordato Dickinson.
"Rod (il manager della band) ci ha separato dietro le quinte. Eravamo entrambi impegnati ad arrotolarci le maniche per riuscire a prevaricare sull'altro. Steve stava gridando a Rod mentre ci separava, discutendo su chi dovesse stare davanti. Alla fine siamo giunti ad un compromesso sulla posizione dei microfoni e dei monitor e abbiamo stabilito che, nel caso in cui qualcuno si fosse trovato davanti, avrebbero trionfato le buone maniere e l'entusiasmo senza limiti. E' stato un piccolo passo avanti, ci ha messo nella giusta direzione."
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