Band Contest Winner - Stone Music https://stonemusic.it Il Portale in cui batte un vero cuore rock Tue, 23 Apr 2024 12:43:18 +0000 it-IT hourly 1 https://i1.wp.com/stonemusic.it/wp-content/uploads/2019/05/cropped-favicon-1.png?fit=32%2C32&ssl=1 Band Contest Winner - Stone Music https://stonemusic.it 32 32 178453812 VIOLET BLEND: “blend” rock graffiante https://stonemusic.it/5613/violet-blend-blend-rock-graffiante/ https://stonemusic.it/5613/violet-blend-blend-rock-graffiante/#respond Tue, 23 Apr 2024 10:00:38 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=5613 I Violet Blend sono una band alternative rock italiana, originaria di Firenze e nata alla fine del 2012.

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La band, è composta da da Giada Celeste Chelli (voce e pianoforte), Gabriele Lari (chitarra), Ferruccio Baroni (basso) e Michel Agostini (batteria).

Inzialmente, il progetto Violet Blend nasce dall'incontro di Giada Celeste Chelli e Michel Agostini e dall'unione delle composizioni grunge e delle ritmiche metal. Successivamente, incontrano il punk con Steeve Rosales, alla chitarra, per poi muoversi verso l'hard rock con Gabriele Lari al basso.

Il 2016 vede un cambio di formazione, Gabriele Lari subentra alla chitarra, prima Valerio Marseglia ed in seguito Ferruccio Baroni al basso.

Lo stile della band unisce diversi generi musicali e si districa fra essi, per questo è ben espresso ironicamente nella parola "blend rock": dal graffio delle chitarre, contrapposto alla chiarezza e armonia del pianoforte. Si esprimono con giustapposizione di incisi e accordi in dissonanza e l'inconfondibile colore della voce.

L'impianto sonoro, esaltato dai frequenti sbalzi dinamici e ritmici, conduce lungo un percorso tortuoso di sentimenti e confessioni, orientando l'ascoltatore verso atmosfere sempre nuove e svariate in ognuna delle tracce.

Dai un'occhiata al sito della band e ottieni maggiori informazioni, cliccando qui!

 

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La Taniére d’Amèlie: il nostro favoloso mondo alternativo https://stonemusic.it/7869/la-taniere-damelie/ https://stonemusic.it/7869/la-taniere-damelie/#respond Sun, 14 Apr 2024 08:39:51 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=7869 È la bellissima voce di Benedetta Giovagnini a guidare La Taniére d’Amèlie, insieme ad Andrea Boldi e Riccardo Lanzi. Una band che non ama etichettarsi...

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Così La Taniére d’Amèlie si raccontano, in un gioco di evocazioni e contraddizioni.

Com’è nata l’avventura La Taniére d’Amèlie?
Ci siamo conosciuti nel 2011 durante la terza edizione del Premio Valentina Giovagnini, festival musicale dove erano stati invitati i FumiProFumi, la band indie rock dove allora militavano Andrea e Riccardo. Da li è nata un’amicizia, una frequentazione e un rapporto di reciproca stima che ci ha convinti nel 2015 a iniziare un percorso comune.

Cosa significa La Taniére d’Amèlie? 
Approcciandosi a questo nome, viene immediato riferirsi a quel capolavoro del cinema francese che Jean-Pierre Jeunet ha portato al buio della sala all’inizio del millennio (Il favoloso mondo di Amelie, appunto), film romantico e a tinte pastello. Lo abbiamo volontariamente sporcato, associandolo alla parola “tanière”: covo, luogo dell’illecito per definizione. La Tanière d’Amélie è un gioco di richiami e citazioni, di coesistenza fra realtà contraddittorie.

Benedetta, tu hai partecipato a The Voice of Italy. Come mai hai deciso di abbandonare l’idea di una carriera da solista?
The Voice è stata un’esperienza positiva sotto tutti i punti di vista. Ma non vedo questo mio nuovo progetto come un abbandono della carriera solista, ho semplicemente deciso di condividere il mio percorso con due amici musicisti che hanno arricchito il mio background musicale sotto ogni punto di vista. Anzi, mai come adesso sto facendo la musica che più mi appartiene e mi piace fare.

Il brano con cui vi siete aggiudicati il contest, Un buco nell’anima, è stato definito il punto più alto della vostra produzione artistica. Siete d’accordo?
Senza dubbio, è il progetto dove vanno a confluire in maggior misura le nostre rispettive conoscenze e influenze musicali che traggono la loro origine dal mondo del blues. Un buco nell’anima presta particolare attenzione alla ricerca della sonorità, al colore della musica, all’importanza della parola. Quest’anima blues le conferisce ancora più potenza comunicativa.

Chi è l’autore dei vostri brani? 
Ai testi penso io (Andrea). Nella creazione di una lirica m’ispiro alle cose che mi piacciono e le declino nella forma canzone. Che siano libri, film, videogames, nonché ritagli di vissuto quotidiano: non c’è nulla che non dia buoni spunti da rielaborare per fare un buon testo.

Avete altri progetti in cantiere? 
A giugno 2016 è uscito il nostro primo Ep, composto da 8 brani inediti. È stato accolto positivamente e questo ha rappresentato per noi la spinta a continuare a lavorare in questa direzione, tanto che già stiamo scrivendo nuovi brani e stiamo già pensando a un nuovo album.

Vi etichettate in un genere particolare? 
Non ci riconosciamo in un genere particolare, anche se un pochino ci piace definirci “alternative”. Amiamo spaziare fra generi che ci piacciono, dal jazz all’elettronica, dal rock al folk. È questo il bello della nicchia, la grande libertà creativa che ti lascia.

Ultimamente, i nostri contest vedono in finale molte voci femminili, cosa ne pensate?
Il rock ha spesso avuto come protagoniste donne che tutt’oggi continuano a essere delle vere e proprie icone. Come in tutti i settori, esistono persone più o meno capaci e meritevoli, indipendentemente dal sesso. Noi possiamo solo dire di avere un’ottima vocal performer e sperare di ritagliarci un posticino minuto fra i “bravi”.

 

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System Flaw: hard rock puro e nitido https://stonemusic.it/6667/system-flaw/ https://stonemusic.it/6667/system-flaw/#respond Fri, 29 Mar 2024 09:25:54 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=6667 I System Flaw sono una band rock nata nel 2016, ed ecco la nostra intervista!

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Formati da Karin alla voce, Stefano alla chitarra e cori, Marco al basso e Simone alla batteria, sono alla ricerca di un tastierista che si unisca stabilmente alla band. Il loro stile è influenzato dai diversi background musicali dei componenti, passando dal rock al metal, con un pizzico di pop.

Com’è nato questo progetto musicale?
Stex: L’idea è stata mia e di Karin. Abbiamo cominciato suonando qualche cover acustica, poi ascoltando gli inediti di Karin abbiamo deciso di cambiare strada. I suoi brani mi sono piaciuti molto. Nel dicembre 2016 abbiamo cercato altri elementi con cui mettere su i System Flaw e di lì a poco abbiamo registrato il nostro primo video. Turn Back the Hands of Time è stato presentato su YouTube subito dopo e a oggi supera le 13.000 visualizzazioni.

Venite da esperienze musicali precedenti?
Sì. Stefano ha suonato negli Omega3 e Karin è stata una solista.

Vi siete aggiudicati il contest proprio con Turn Back the Hands of Time. Cantante soltanto in inglese?
Karin: Avendo la “r” moscia, canto soltanto in inglese. Mentre Stefano, coi suoi sei anni negli Omega3, ha trascorsi in italiano. C’è anche da dire che con questo tipo di musica sarebbe troppo difficile, vogliamo muoverci nel rock, quello più crudo, e con l’italiano perderemmo parecchio. Anche con chitarrone e batterie potenti continueremmo a essere un po’ “popettari”e non è il risultato finale a cui puntiamo.

Dove puntate?
Stex: Facendolo come mestiere, Karin vorrebbe puntare al massimo. Io resto coi piedi per terra, perché conosco bene la situazione italiana e so che è molto difficile. Ci piacerebbe suonare all’estero, e penso che il mercato dell’est Europa abbia molto da offrire, sarebbe davvero interessante.

Futuri progetti? Avete un Ep in programma?
Sì, abbiamo 7 o 8 pezzi già pronti, ne mancano davvero pochi e vorremmo fare un Ep il prima possibile. Pensiamo e vorremmo uscire per la fine di novembre, forse MESSENGER potrebbe essere un bel titolo, come uno dei brani che ne faranno parte.

Come avete deciso di partecipare al contest di «Classic Rock»?
Hanno partecipato alcuni nostri colleghi e ci siamo interessati. Due etichette discografiche ci hanno già contattato. Ha tirato fuori qualcosa di buono e inaspettato.

Il vostro repertorio è composto sia da cover che inediti…
Il nostro Ep proporrà solamente inediti. Per il live stiamo preparando anche qualche cover, ma in generale i nostri brani sono scritti da Karin, ispirati da tutto ciò che abbiamo ascoltato in passato – dai Nirvana agli Evanescence, fino a Jimi Hendrix. Restiamo sul classico.

Com’è il vostro pubblico?
I nostri fan sono piuttosto variegati, ci scrivono anche dall’estero e l’età media lì è molto giovane, già dai 16 anni, mentre in Italia il pubblico è un po’ più grande. Per il momento, siamo molto soddisfatti e il primo impatto è stato più che positivo.

 

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LAMAREA: la nostra intervista https://stonemusic.it/5091/lamarea-la-nostra-intervista/ https://stonemusic.it/5091/lamarea-la-nostra-intervista/#respond Mon, 18 Mar 2024 09:48:07 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=5091 La nostra intervista alla band italiana Lamarea: quando si raccontano, dicono di essere nati dall'estremo bisogno di musica...

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Lamarea sono un gruppo versiliese di quattro ragazzi, amici da sempre. Quando si descrivono, dicono di essere nati dall'estremo bisogno di musica, così hanno trasformato in note un po’ delle loro vite. Hanno debuttato con l’album “Oltre”, uscito a dicembre del 2016, un disco ispirato al cambiamento e al viaggio attraverso l’esistenza, dal sapore pop-rock.

 

Quando comincia la storia dei Lamarea?

"Con l’attuale formazione nel novembre 2015, è una cosa abbastanza recente. Veniamo dalla provincia di Lucca, da Camaiore. Da allora abbiamo tenuto diversi concerti e live, ma non siamo ancora riusciti a muoverci in tutta Italia, anche se siamo stati in Liguria e diverse volte a Roma."

“Torno a splendere”, il brano con cui vi siete aggiudicati il contest, è molto intimo. Chi l’ha scritto?

"Lo ha scritto Alessandro. L’ispirazione per questo brano è venuta durante un periodo non troppo felice, quando è finita una storia che durava da diversi anni. La canzone però non si limita a questo, parla di tutti quei rapporti che ti lasciano una traccia, nonostante finiscano. Non è un brano rivolto all’amore, piuttosto a tutte le relazioni. Normalmente le nostre canzoni sono scritte con un lavoro di squadra, uno di noi porta un’idea e da lì sviluppiamo il tutto."

A dicembre siete usciti con l’album “Oltre”, avete altri progetti in cantiere?

"Noi stiamo continuando a scrivere, abbiamo già una decina di nuovi brani. Per il momento continueremo a suonare dal vivo i brani di Oltre. Abbiamo diversi appuntamenti in questo periodo, il disco ha avuto un discreto successo. Per essere un primo album ha fatto una buona impressione. Cerchiamo di tenerci impegnati e non stare mai fermi."

Avete un’etichetta discografica?

"No, l’album è completamente autoprodotto e autofinanziato (soprattutto). Per quanto riguarda il video abbiamo collaborato con uno studio “viareggino”, The Red Box Studio, di Gioacchino Magnani e Giacomo Dulise. Abbiamo collaborato con loro per “Torno a Splendere” e “Gioco di Specchi”, a breve uscirà anche “La Marea”…"

Ci avete scritto che la vostra esperienza nasce dal bisogno di musica, ma quando è iniziata la vostra avventura come musicisti?

Alessandro: "In casa è sempre stata un’esigenza cantare. Mia nonna cantava per tutto il giorno, così anche mia madre. L’approccio al canto per me nasce proprio nell’ambiente familiare. E così per tutti noi: quando nasci in un’ambiente in cui la musica ha una forte presenza, ti inserisci naturalmente. Suoniamo tutti da una decina d’anni."

A quali artisti vi ispirate?

"In realtà molti, ognuno di noi porta con sé parte proprio bagaglio. Siamo diversi, veniamo da generi differenti. Ci siamo ritrovati nel pop-rock, e nel nostro progetto racchiudiamo tutte le nostre esperienze."

Quali erano le vostre aspettative quando avete iniziato? E ora?

"Non credo avessimo aspettative, la band era qualcosa nata per gioco. Eravamo tutti musicisti, e abbiamo pensato soltanto “Divertiamoci!”, ognuno di noi aveva altri progetti paralleli. Invece ora ci piacerebbe portare la nostra musica al di fuori, diffonderla il più possibile."

Che ne pensate del panorama musicale in Italia?

"Purtroppo, forse anche a causa dei vari talent, ci siano tanti prodotti destinati meramente al commercio. Sono prodotti immediati che non hanno una grande anima dietro, dopo pochi mesi svaniscono nel nulla. Ci sono cantautori molto meno famosi, molto più validi. Noi personalmente non crediamo ai talent show, per ora almeno, non è una nostra priorità."

E per quanto riguarda il vostro ultimo album, “Oltre”?

"E’ un album che parla del cambiamento, del cambiamento dell’uomo attraverso la vita, i rapporti personali e con il mondo circostante. Ci sono voluti ben nove mesi di gestazione prima che potesse venire alla luce. E’ un album sincero, ci rispecchia veramente alla grande. Riflette alla perfezione la maturità di un gruppo emergente come il nostro."

Intervista di Giulia Novi

Se vuoi conoscere meglio i ragazzi de Lamarea, conoscere i loro prossimi appuntamenti e concerti, clicca qui!

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THE KING MOOSES: indie rock dal sapore inglese https://stonemusic.it/5609/the-king-mooses/ https://stonemusic.it/5609/the-king-mooses/#respond Tue, 13 Feb 2024 10:45:15 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=5609 I The King Mooses sono un gruppo indie/alternative rock, formatosi a Terni all'inizio del 2013.

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I The King Mooses sono un gruppo indie/alternative rock, formatosi a Terni all'inizio del 2013.

"Moose" significa, "Alce", un animale mite, in grado di mostrarsi incredibilmente forte se attaccato, ecco perchè la band ha scelto di chiamarsi The King Mooses, e ha scelto l'alce come simbolo distintivo.

La band è stata fondata dai cugini Fabio Deriu (alla chitarra) e Michele "Rex" Deriu (alla batteria). La band decide di dedicarsi alla produzione di brani inediti, rigorosamente in inglese, traendo ispirazione da gruppi di matrice indie rock, come gli Strokes e gli Arctic Monkeys, strizzando l'occhio anche al punk inglese dei Clash, dei Jam e dei Buzzcocks.

Nel 2015, raggiungono la lineup definitiva, unendosi a Simone Betti (al basso) e Daniele De Marinis (come voce/chitarra).

Attualmente, i The King Mooses sono impegnati in un mini-tour volto alla presentazione dei loro 12 inediti!

Visita il sito della band e ottieni maggiori informazioni cliccando qui

 

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LENIGMA: la nostra intervista https://stonemusic.it/5881/lenigma-la-nostra-intervista/ https://stonemusic.it/5881/lenigma-la-nostra-intervista/#respond Sun, 04 Feb 2024 09:42:45 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=5881 I Tetris erano alla ricerca di una nuova identità, da questa esigenza si sono trasformati nella band pop/rock LENIGMA. Li abbiamo intervistati.

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LENIGMA è una band calabrese composta da Maria Antonietta Romagnoli (voce), Gianfranco Varani (batteria), Gerardo Scigliano (basso), Gilberto Esposito (chitarre elettriche), Cosimo Falcone (chitarra elettrica e acustica) e Francesco Bontempo (fonico). Nascono come i “Tetris”, un nome acquisito dall’incastro delle loro diverse anime musicali, ritrovatesi all’interno di un unico progetto. Lo scorso anno, il destino e la spinta di un nuovo Ep, li ha condotti a una nuova identità, così questa band pop/rock è diventata Lenigma.

Com’è nata la vostra band?

"Siamo nati nel 2012 come Tetris. Abbiamo iniziato suonando cover straniere e italiane, finché non abbiamo sentito l’esigenza di una svolta. Avevamo voglia di produrre qualcosa di nostro e fare un disco.  Il primo step è stato pubblicare un Ep con quattro brani, nel 2015."

Quand’è arrivata l’esigenza di diventare Lenigma?

"Per caso. Con il nuovo progetto, avevamo bisogno di un nome che rappresentasse il nostro percorso. Tetris, aveva smesso di far parte di noi. Il primo singolo estratto dall’Ep s’intitola proprio L’Enigma, e molti hanno iniziato a identificarci con quel brano. Così abbiamo tolto l’apostrofo ed eccoci qui."

Cosa ci dite del vostro primo Ep, L’ENIGMA?

"È un album composto da 11 brani inediti, uscito il 10 luglio del 2016. È uscito per la nostra etichetta, la Roka Produzioni. In seguito a quella data abbiamo assunto la nostra nuova identità. Adesso stiamo lavorando a un nuovo singolo, studiando nuove sonorità alla ricerca di spunti e idee per lanciarci in questo mondo. Attualmente siamo ancora in giro con il nostro ultimo lavoro discografico, perché è un progetto ancora giovane."

Vi siete aggiudicati il nostro contest con il brano Me lo dice anche Freud.

"E’ un pezzo che abbiamo sentito nostro sin da subito. Gli autori sono Carmelo Piraino e Giorgio Sprovieri. Il brano racconta un viaggio nell’“io” più profondo, è una discesa nella parte più oscura della nostra personalità, quella parte che ci da la spinta per riemergere. Racconta un viaggio dentro noi stessi. Ognuno di noi nasconde qualcosa di oscuro, volevamo che ogni nostro ascoltatore si scoprisse un po’ di più. Nel nostro video compaiono il protagonista, che identifichiamo con il Dott. Freud, un mantello, che rappresenta l’oscurità della sua persona, e il suo super-io, un bambino."

Questo tema è un po’ il filo conduttore di tutto il vostro album?

"Ci sono dei brani collegati, ma non tutti. Non è un concept album. Me lo dice anche Freud arriva subito dopo L’Enigma, che racconta una storia d’amore. Una donna che si riprende la sua vita dopo una storia d’amore travagliata e torna sui suoi passi, più forte. Nel brano successivo c’è la sua rinascita, come una fenice che risorge dalle proprie ceneri."

Le tematiche che affronterete nei progetti futuri, seguiranno quest’onda introspettiva?

"Ogni pezzo deve essere sentito, lo dobbiamo sposare. Ci piacciono molto i brani introspettivi, anche se nel prossimo album ci piacerebbe trattare anche tematiche dall'impronta sociale e di denuncia. Ci consideriamo ancora giovani, vittime di un sistema che ci sta stretto. Ecco che ci piacerebbe portare avanti una sorta di ribellione musicale. Vogliamo dare forza ai ragazzi come noi, che sgomitano in questo campo."

Marì, come cantante donna, cosa pensi del panorama musicale e dell’essere donna in un mondo di rockettari?

"Penso che mi abbia agevolato. Mi sento la principessa del gruppo, a volte è difficile per questioni di carattere ma una volta entrata nel giro ho imparato a conoscerlo e a sentirmi a mio agio. Inoltre, la presenza scenica di una donna è tutta un’altra cosa!"

Avete girato tutta la Calabria, ma al di fuori?

"Abbiamo fatto una data a Roma lo scorso dicembre, e per ora è stata l’unica fuori porta. Abbiamo comunque in programma di spostarci. Pensiamo che diventare forti nel proprio posto ci aiuterà ad uscire, anche al di fuori. Stiamo cercando di spingerci oltre i confini, ma non è facile. Noi ci proviamo. Per ora abbiamo molti fan e amici che ci seguono avidamente. Questo contest, ne è stato la prova."

Che ne pensate della musica nel nostro Paese?

"Sì da molto più spazio all’apparenza che non al contenuto. Noi che facciamo brani inediti lo sappiamo bene, e sappiamo anche quante difficoltà ruotano attorno a questo argomento. E’ meglio non avventurarsi troppo in questo discorso, la musica in Italia è musica. Ci sono alcuni spunti interessanti per quanto riguarda le sonorità, ma i contenuti sono quasi sempre deludenti."

Qualche anticipazione su futuri progetti?

"Nel prossimo singolo ci saranno alcune collaborazioni importanti. Non c’è ancora nulla di confermato, ma vogliamo impegnarci, vogliamo credere che sognare a occhi aperti non sia un luogo comune. Stiamo rinchiusi in sala prove per tre notti a settimana, facciamo mattina e anzi, praticamente ci viviamo. Siamo un gruppo di amici, prima di tutto, ed è questa la nostra forza, che ci ha tenuto insieme nel corso degli anni. Nel futuro sappiamo di voler suonare, crediamo in ciò che facciamo."

Intervista di Giulia Novi

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Outside: due ragazze alla conquista del Grunge https://stonemusic.it/7136/outside-grunge/ https://stonemusic.it/7136/outside-grunge/#respond Fri, 10 Nov 2023 16:55:28 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=7136 Due ragazze siciliane si sono imbarcante in un progetto musicale di impronta spiccatamente grunge: ecco le giovanissime Outside!

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Le Outside sono una band siciliana composta da Adriana Cappucci di 18 anni (voce e chitarra) ed Eva Miraglia di 19 (basso). Quando hanno cominciato erano giovanissime e la voglia di emergere insieme a quel “sentirsi costantemente fuori posto” le ha portare alla realizzazione di un progetto musicale molto interessante, di impronta spiccatamente grunge.

Com’è iniziata l’avventura delle Outside?
E: Intorno al 2014. Come dice anche il nostro nome, eravamo “fuori”, ci sentivamo fuori posto. Ci siamo conosciute in un’orchestra jazz/blues dove suonavamo strumenti molto diversi, ma non era la nostra strada. Avevamo il desiderio, forse anche un po’ utopistico, di formare una band che facesse rivivere il genere musicale che più sentivamo nostro. Così ci siamo messe alla chitarra e al basso. La musica ci ha sempre contrassegnate, e così siamo diventate amiche e poi in un certo senso, colleghe.

Siete un duo, come ve la cavate con i live?
A: Io sono alla voce e alla chitarra, Eva al basso. Per i concerti collaboriamo con un batterista, ma non ha nulla a che vedere con il progetto Outside, per le registrazioni e la stesura dei brani facciamo tutto da sole.

Il vostro disco ha già ricevuto qualche recensione prestigiosa…
A: Sì, il nostro primo EP è stato recensito anche da Renato Marengo di Classic Rock On Air, dove siamo state trasmesse qualche tempo fa. E per questo dobbiamo ringraziare anche la nostra etichetta discografica Circuiti Sonori e l’ufficio stampa Studio Alfa, che ci ha seguite. L’EP si intitola WHY?, perché soprattutto alla nostra età è una domanda che ci poniamo spesso “Perché a me?”. Ho scritto tutti i brani e gli arrangiamenti e lì c’è tutta la mia vita, il disco parla di sensazioni di frustrazione, rabbia e anche tristezza.

Vi ha ostacolato essere un duo così giovane?
Il fatto di essere due ragazze di queste età a volte è stato uno svantaggio, ma soltanto prima che le persone ci vedano salire sul palco: quando ci guardano e ascoltano suonare, tutti si ricredono. Dicono tutti che sul palco ci trasformiamo, diventiamo irriconoscibili.

Il brano “Every Day” è ambientato sui banchi di scuola…
Il video è venuto dopo, ma la scuola ci è sembrata un’ambientazione perfetta perché il brano di per sé parla del fatto di essere rinchiusi in una routine, con la voglia di ribellarsi. Nel testo ripetiamo spesso “Voglio morire”, perché purtroppo alla nostra età sono parole che vengono dette con molta, troppa, leggerezza. Sono quasi entrate nella normalità. In realtà, i problemi concreti sono ben altri.

Come pensate di essere percepite dal pubblico?
Ai ragazzi della nostra età piacciamo molto, si interessano a noi anche se facciamo un genere musicale che “non è alla moda”. Poi abbiamo fan un po’ di tutte le età, pensiamo che le persone apprezzino il fatto che siamo giovani e riceviamo molti complimenti proprio perché inizialmente veniamo percepite come due ragazzine” che una volta sul palco stupiscono tutti. Abbiamo parecchio successo anche in Egitto, ma non sappiamo spiegarcelo…

Come vi etichettate, musicalmente?
A: Grunge! Decisamente. Io sono una vera fan dei Nirvana, ovviamente, Kurt Cobain è il mio idolo. Eva ascolta anche altri generi, rock più strumentale. Non mi ispiro a Cobain nel fare i miei pezzi, ma ne sono affascinata. I miei testi riguardano me ed esperienze della mia vita, per questo affrontiamo tematiche introspettive e personali.

Dove siete arrivate con le Outside?
E: Per ora abbiamo fatto molti live soltanto in Sicilia, ma ci piacerebbe moltissimo suonare in tutta Italia e anche al di fuori. Il nostro singolo Every Day è arrivato nella Top 10 Play Store come singolo più venduto, abbiamo raggiunti alcuni traguardi interessanti finora.

Siete due studentesse. Vi piacerebbe vivere di musica?
Certo, è proprio un sogno. Vivere della propria passione sarebbe bellissimo, senza dubbio. Per il momento puntiamo a suonare in tutta Italia, ma noi ci esibiamo con un genere che è molto più gettonato all’estero, perciò non lo escludiamo, anzi.

Dove sarete fra dieci anni?
E: Speriamo ancora insieme. Siamo entrambe molto decise e spesso ci scontriamo, ma ci vogliamo bene e riusciamo a comprenderci perché abbiamo difetti simili, sono proprio questi che ci permettono di andare avanti.

Contatti utili e link per acquistare WHY?

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La nostra intervista ai SIRIUS https://stonemusic.it/8930/la-nostra-intervista-ai-sirius/ https://stonemusic.it/8930/la-nostra-intervista-ai-sirius/#respond Tue, 06 Mar 2018 14:11:49 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=8930 Più che una band, i salernitani Sirius sono un ambizioso progetto multimediale. Con REVENGE hanno cercato di riscattare la loro terra,…

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Più che una band, i salernitani Sirius sono un ambizioso progetto multimediale. Con REVENGE hanno cercato di riscattare la loro terra, il Cilento…

Chi sono i Sirius?
Il nome, si ispira al brano Sirius, della band britannica The Alan Parsons Project, che ha dato spunto alla struttura melodica del nostro primo lavoro discografico. Più che una band, siamo un progetto artistico, fondato verso la fine del 2015 da Joe Peduto (chitarra/voce) e Josh Di Pasca (tastiere/voce), con l’obiettivo di fondere musica e arte visiva, partendo dal modello del concept album, per poi dare spazio anche ad artisti nell’ambito del disegno grafico…

Come è nata la band?
Dopo aver trascorso diversi anni insieme ad altri progetti musicali, volevamo combinare le nostre idee musicali alle sperimentazioni sonore, per questo dal dicembre del 2017 a marzo del 2017, abbiamo aperto le porte ai primi lavori personali autoprodotti. Dalla preparazione del primo album, alla composizione della musica, fino alla stesura dei testi in inglese, per poi completare il tutto con gli arrangiamenti e le registrazioni in studio, che hanno dato origine all’album Revenge.

Cosa ci dite del brano con cui vi siete aggiudicati il contest?
Every è tratto dal primo album REVENGE. Il sound racchiude le diverse sfumature del rock, avvolgendo il prog, l’ambient e il rock psichedelico. Nel brano, abbiamo collaborato con il chitarrista Luca Colombo, con cui abbiamo registrato nel marzo del 2017, a Parma.  La musica è stata composta e poi interpretata da Joe alla chitarra e Josh alla voce, al basso invece, Pasquale Venturiello, al sound recording di Aniello Anzalone e Audio Mastering Mattia D’Amato e per ultimo (ma non ultimo l’interpretazione) canora di Adia Bini. Trovandosi nel momento giusto, al posto giusto, è stato possibile realizzare questo brano in maniera completa.

Quanti album avete all’attivo, e cosa ci dite al riguardo?
REVENGE, ovvero “vendetta”, è il primo step di più fasi progettuali, volto a fondere musica e arte grafica. La copertina è stata disegnata a mano dalla grafica Silvia Sperduta, e il booklet fotografico è opera di Roberta Ricciardi. I brani sono uniti da un legame metaforicoconcettuale e melodico. Tutto s’ispira alla frase di Goethe: “La vendetta più crudele è il disprezzo di ogni vendetta possibile”. Il tutto vuol rappresentare l’essenza dell’uomo che si libera dall’inerzia delle sue oppressioni (fisiche, mentali, sociali), abbandonando i luoghi della memoria e dando vita a una rivalsa, creando mediante la vendetta un riscatto che possa condurre a un punto zero da cui ripartire. A tal proposito, il progetto è anche simbolo di denuncia e riscatto del nostro territorio di origine, il Cilento.

Vi identificate in un genere musicale particolare?
Dobbiamo ancora capire a quale genere apparteniamo: nei nostri brani si sentono diverse sfumature, pop-rock, soft-rock, ambientrock, electro-rock, prog-rock, psichedelicrock. Per molti versi potremmo ispirarci ad artisti come Pink Floyd, Alan Parsons Project, Mike Oldfield, ma con qualcosa in più: vogliamo sperimentare, senza imitare.

Progetti futuri?
Il “sequel” di REVENGE, THE OTHER SIDE, un secondo album che completa il primo, e un fumetto. Il fumetto sarà ambientato a Roscigno Vecchia, la Pompei del 900, paese fantasma sito nel Comune di Roscigno, nel Cilento, località già protagonista nel videoclip ufficiale di Every. Il fumetto è in fase di realizzazione, dalla matita di Simona Simone…

Cosa sperate per il vostro futuro?
Speriamo con tutto il cuore che il nostro sound, la nostra musica e il nostro messaggio possano arrivare a destinazione, nelle orecchie e sui palchi, di fronte a migliaia di persone. Purtroppo, oggi, l’interesse musicale dei locali si limita quasi esclusivamente alle tribute band, ammazzando totalmente la crescita di altri gruppi. In questo senso, speriamo che questa intervista ci dia una bella spinta.

Avete un’etichetta discografica?
No, tutto quello che abbiamo fatto è stato in autoproduzione. Confidiamo nel fatto che un giorno un’etichetta possa interessarsi a noi. Ma quelle a cui, per ora, ci siamo rivolti, non ci hanno ritenuti sufficientemente “commerciali” né vendibili ai giovani d’oggi. In Italia.

Visita il sito ufficiale della band per non perderti nessuna novità! 

 

 

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CRABBY’S: questo è il nostro stile, maturato nel blues https://stonemusic.it/8210/crabbys-questo-e-il-nostro-stile-maturato-nel-blues/ https://stonemusic.it/8210/crabbys-questo-e-il-nostro-stile-maturato-nel-blues/#respond Fri, 22 Dec 2017 09:02:29 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=8210 È stato il blues a liberare l’anima musicale dei Crabby’s. Con il quarto Ep in uscita, una bella storia alle…

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È stato il blues a liberare l’anima musicale dei Crabby’s. Con il quarto Ep in uscita, una bella storia alle spalle e tanta voglia di calcare altri palchi, i Crabby’s si sono raccontati a «Classic Rock»

Come nascono i Crabby’s? 
Nel 2014 Giuseppe D’Alonzo (voce e chitarra) incontra Domenico Di Michele (batteria) e Daniele Gomena (tastiere). Eravamo stanchi di suonare cover, e abbiamo deciso i cominciare  con gli inediti. In quel periodo, Giuseppe era di ritorno da un lungo soggiorno in California e il nome è nato proprio da quel viaggio: prende ispirazione dai tanti ristoranti della costa occidentale in cui servono il famoso granchio (“crab”) e che sono illuminati da insegne al neon a forma di granchio, dall’atmosfera quasi surreale. È stato il suo carattere un po’ scontroso a suggerire il resto…

Cosa ci dite del brano con cui vi siete aggiudicati il contest di «Classic Rock»?
Abbiamo partecipato un po’ per gioco, iscrivendoci l’ultimo giorno utile e scoprendo il contest su Facebook. È stato un onore posizionarci al primo posto e poter comparire su una rivista così prestigiosa! Ma lo sai che abbiamo mandato quel pezzo per errore? In realtà, volevamo partecipare con Try, uno dei nostri cavalli di battaglia rock, poi per una svista abbiamo inviato A New Dimension Of Life, un brano melodico che per nostra fortuna è piaciuto ugualmente.

Il testo racconta del travaglio interiore di una persona…
Sì, un travaglio che termina con una presa di coscienza delle motivazioni del proprio dolore. Una volta elaborata quella sofferenza, il cuore è pronto ad aprirsi di nuovo e a liberare il proprio amore. Il resto lo lasciamo alla sensibilità e all’interpretazione di chi ascolta il brano, la nostra più grande aspirazione è coinvolgere emotivamente.

Avete partecipato a Sanremo Rock Festival… 
In realtà, siamo ancora in gara e incrociamo le dita!

Che cosa ci dite della vostra produzione artistica?
Abbiamo pubblicato tre Ep: LOST, BADPASTREALIZE. Stiamo lavorando al quarto, che s’intitolerà MISTAKE e di cui A New Dimension Of Life è un estratto in anteprima. Abbiamo preso l’abitudine, sin dal primo album, di pubblicare in anteprima i singoli sul canale YouTube, su Soundcloud e sui social (CrabbysMusic). Una volta completo, pubblichiamo l’Ep sulle piattaforme digitali e BandCamp. Chiaramente ci autoproduciamo, siamo un po’ pigri nella ricerca di etichette che ci possano sostenere, o approfittare delle ormai tante iniziative di crowdfunding attive.

Come siete percepiti dal pubblico durante i live?
Abbiamo un repertorio rock ma anche molte ballad, alcune dal sapore un po’ country/pop, quindi riusciamo a coinvolgere chi vuole scatenarsi ma anche chi ama emozionarsi. Ci divertiamo molto, perché la reazione del pubblico è sempre positiva, viene coinvolto dal nostro rock che è subito orecchiabile, ma allo stesso tempo non riconducibile a una band più famosa.

Vi identificate in un genere particolare?
In realtà, no. Le nostre canzoni subiscono l’influenza di tanti generi e il risultato è uno stile nostro, forse di stampo un po’ british per alcuni versi, per altri americano. Siamo cresciuti con il progressive e il rock classico, con i Pink Floyd, i Fleetwood Mac, Hendrix, poi siamo maturati con il blues. È stato un percorso inverso, a ritroso nel tempo. Il blues ha liberato la nostra musica. Condividiamo pienamente quel pensiero di Hendrix secondo cui “il blues è facile da suonare ma è difficile da sentire”…

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Mòn: una bella sorpresa per la musica https://stonemusic.it/7157/mon-una-bella-sorpresa-per-la-musica-italiana/ https://stonemusic.it/7157/mon-una-bella-sorpresa-per-la-musica-italiana/#respond Thu, 28 Sep 2017 10:50:19 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=7157 I Mòn ci hanno stupito: vieni a conoscerli e ascolta il loro primo album ZAMA I Mòn, si…

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I Mòn ci hanno stupito: vieni a conoscerli e ascolta il loro primo album ZAMA

I Mòn, si sono riconfermati un talento. Cinque musicisti di Roma che hanno appena pubblicato il primo album ZAMA per Urtovox, disponibile anche in vinile. Già recensiti positivamente da Antonio Tony Face Bacciocchi sul n. 55 di «Classic Rock». Pare siano giovanissimi e il singolo Lungs ci ha felicemente stupiti: è un brano ispirato, bellissimo e scorrevole ma di struttura complessa, con una intro che entusiasmerebbe il nostro amico Gianni Maroccolo, con dei cambiamenti di tempo e di atmosfera che ricordano la scrittura di Paddy McAloon dei Prefab Sprout. E l’ascolto dell’intero album ZAMA conferma la qualità del singolo…

La biografia dei Mòn: cinque giovani talenti romani

I Mòn nascono in un box sotterraneo a Roma nel marzo 2014. Concepita inizialmente come progetto indie-folk, la band comincia presto a muoversi alla ricerca di nuove sonorità. Attraverso i diversi mondi musicali da cui provengono, i cinque componenti della band trovano il loro equilibrio dando libero sfogo a valvole, synth, effetti analogici e ritmiche incalzanti, alle quali continuano a contrapporre linee vocali malinconiche e intimiste di matrice folk, creando un patchwork variopinto di suggestioni e armonie.

Il loro è un sound tipicamente internazionale, frutto di una caleidoscopica ricerca che, a dispetto della loro giovanissima età, lascia intravedere gli echi dei loro (pregevoli) ascolti. Un ingresso freschissimo in questo 2017 e una bella sorpresa nell’attuale panorama musicale italiano.

I Mòn sono: Rocco Zilli – Vocal, Synth, Guitar
, Carlotta Deiana – Vocal, 
Michele Mariola – Guitar
, Stefano Veloci – Bass
 e Dimitri Nicastri – Drum

Contattali all’indirizzo mail monofficialband@gmail.com

Oppure visita la loro pagina ufficiale Facebook cliccando qui!

 

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Mechanical Butterfly: tanti progetti in evoluzione https://stonemusic.it/7153/mechanical-butterfly-tanti-progetti-in-evoluzione/ https://stonemusic.it/7153/mechanical-butterfly-tanti-progetti-in-evoluzione/#respond Thu, 28 Sep 2017 10:34:49 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=7153 La biografia dei Mechanical Butterfly: sul podio del contest di Classic Rock con il brano Marks Of Time Il…

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La biografia dei Mechanical Butterfly: sul podio del contest di Classic Rock con il brano Marks Of Time

Il progetto Mechanical Butterfly nasce nel 2006 dalla collaborazione tra i due chitarristi Alessio Oranges e Dario Laletta, col contributo di Giovanni Valastro ai fiati ed alle tastiere. I due compongono brani di matrice rock sperimentale arricchiti da varie contaminazioni musicali, avvalendosi dell’uso di suoni campionati per la programmazione delle parti di batteria e basso. In questo modo viene realizzato il primo EP, esclusivamente strumentale, dal titolo omonimo.

Successivamente si aggiungono al gruppo Andrea Zappalà alla batteria e Giuseppe Padalino al basso, entrambi già membri della cover band Aracne, mentre dopo qualche mese si unisce anche la tastierista Laura Basile.

Nell’ aprile del 2007 Francesca Pulvirenti entra a far parte del gruppo quale voce della band. Con l’arrivo di Francesca il gruppo torna a lavoro componendo nuovi pezzi e riarrangiandone con la voce anche uno estrapolato dal precedente disco strumentale. Così nel maggio 2008 nasce il secondo EP “Mechanical Butterfly” (copertina realizzata da Gianlorenzo Di Mauro) contenente quattro tracce, che viene recensito da vari siti e riviste e ottiene diversi passaggi FM in radio locali e nazionali.

Nel 2010 si verifica un primo cambio di formazione che vede Toti Bella alla batteria e Gianlorenzo Di Mauro al basso, sebbene già sin dall’inizio del 2011 Roberto Marano subentrerà quale nuovo bassista della band. Nell’ottobre 2011 il chitarrista e cofondatore Dario Laletta abbandona il progetto.

A marzo del 2013 la band entra in sala presso i SiNe Studios di Acireale (CT) per le registrazioni del suo primo full-lenght, raggiungendo un livello di impatto sonoro e stilistico ben più definito e coerente rispetto ai lavori precedenti, cosa che le permette ora di rientrare dichiaratamente in quella ampia e variegata corrente che è il progressive rock. Con l’unica chitarra di Alessio, inoltre, vede il proprio organico stabilizzatosi in cinque elementi. A luglio dell’anno successivo l’album è pronto e, dopo una serie di vicissitudini e tentativi, finalmente nel giugno 2015 esce ufficialmente “The Irresistible Gravity” (cover art Giuliana Pulvirenti, grafica Stefano Somogyi), lavoro autoprodotto ma in distribuzione mondiale con l’etichetta indipendente Ma.Ra.Cash Records di Vigevano (PV).

The Irresistible Gravity viene nominato su ProgWinds Top 15 of 2015, e la band viene menzionata all’interno della scena underground metal, sezione Sicilia, dal sito Metallicomio.it. L’album riscuote parecchio interesse anche a livello radiofonico, collezionando riscontri positivi non solo su radio locali e nazionali, ma specie nel circuito estero (UK, USA, Germania, Brasile, Malta). Diversi sono i passaggi, infatti, su radio FM e on-line…

Per un nuovo turnover, a partire da settembre del 2014 Emanuele Maita al basso e Gioele Gentile alla batteria entrano a far parte della band, che con loro compone immediatamente un nuovo brano inedito, Cyber City, inserito nella compilation natalizia Jazz Friends 2014 – White Notes.

I Mechanical Butterfly dal 2013 ad oggi…

Dal 2013 ad oggi la band non si è mai fermata un attimo nell’attività live, incrementando così la propria popolarità all’interno del territorio siciliano, ed in suolo nazionale ed estero grazie ai numerosi passaggi radiofonici. Continua a promuovere strenuamente il proprio ultimo album, anch’esso spesso richiesto da acquirenti nazionali cosiccome esteri tramite diverse piattaforme on line e non (Bandcamp, Jamendo, iTunes, Google Play, catologo Self Italia, e tutti i rivenditori e negozi di dischi raggiunti grazie alla distribuzione internazionale). Oltre ad esibirsi dal vivo in moltissimi club e locali del catanese ma anche del territorio ragusano e messinese, i Mechanical Butterfly partecipano in qualità di ospiti a diverse rassegne musicali oramai ben consolidate nel territorio regionale, come: “Lavica Rock” (2015), “Rock Republic” (2016), “Festa della Musica – Suoni dal Sottosuolo” (2016) Al momento la band è nuovamente al lavoro sul ricco materiale di idee inedite.

La metamorfosi dei Mechanical Butterfly è in continuo movimento…

Visita la pagina Facebook ufficiale della band cliccando qui.

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Time Haven Club: nuovi percorsi musicali https://stonemusic.it/6589/time-haven-club-nuovi-percorsi-musicali/ https://stonemusic.it/6589/time-haven-club-nuovi-percorsi-musicali/#respond Thu, 03 Aug 2017 14:10:27 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=6589 Time Haven Club: una band che rinasce dalle sue ceneri I Time Haven Club (ex Golconda) sono nati…

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Time Haven Club: una band che rinasce dalle sue ceneri

I Time Haven Club (ex Golconda) sono nati nell’ormai lontano 1990. Hanno mosso i primi passi fra rock prog, pezzi inediti e qualche cover delle loro band preferite. Inizialmente, la band era formata da Enzo Somma (padre di questo progetto musicale) alla chitarra e voce, Andrea Quattrocchi alle tastiere, Francesco Licciardello al basso e Concetto Santonocito alla batteria.

E’ proprio con questa formazione che vede la luce la loro prima demo, intitolata First Tape, che inizia a delineare il loro sound, ispirato ai Pink Floyd, ai Marillion e alle atmosfere pro/new age di Mike Oldfield. Da qui, abbandonano le cover e decidono di buttarsi nella realizzazione di soli brani inediti, e al basso subentra Marcello Romeo. Composizioni e arrangiamenti si fanno sempre più articolate, anche grazie all’arrivo di Sergio Longhitano alla batteria e Fabio Bauccio alla seconda chitarra, così la band si trova a registrare “Another ending season“. Il progetto rimane inconcluso e due brani non vedranno mai la luce.

E’ qui che la strada inizia a farsi in salata: i gruppi metal dilagano, e i Golconda cercano di farsi spazio all’interno di un pubblico quasi inesistente, nonostante tutto, riescono a ritagliarsi una fetta di fans e la musica finalmente inizia a cambiare con l’arrivo di Salvo Savatteri alla chitarra e Gino Asero alla tastiera. Con loro, i Golconda abbandonano la loro veste e si trasformano, quasi rinascono, nei Time Haven Club. La formazione della band aveva subito tanti cambiamenti e formazioni diversi, e così anche i tempi avevano inseguito i gusti del nuovo millennio. Proprio su questa scia le composizioni si fanno più tecniche e nascono brani come  “The veils of Beyond“, “King of the Breaches” ed “Eternal Dusk“.

Poi la battuta d’arresto, i Time Haven Club si scontrano con la vita e proprio nei primi anni 2000 svaniscono nel nulla. Il loro silenzio, durato quasi 10 lunghi anni, si interrompe quando Enzo Somma si fa avanti e decide di recuperare quel progetto, ripartendo dal punto in cui si erano detti addio. Così, nel tentativo di sostituire Sergio Longhitano, trasferitosi per lavoro, la band si imbarca in nuovo percorso compositivo registrando un nuovo EP. Dal passato, recuperano soltanto un brano, Seas Of Prayer, rivestito della loro rinascita e maturità: viene stravolto. Le tastiere di Gino si fanno evocative e trasudano di sonorità passate come di visioni del futuro, il basso di Marcello sempre più raffinato e potente al servizio del brano, la chitarra di Salvo preziosa quanto i suoi assoli da manuale, la batteria di Concetto diventa la base di tutti i “concetti “ e la chitarra di Enzo serve nuovamente a creare.

DESPITE ALL THIS DARKESS è il loro primo vero EP, i cui testi sono scritti da Enzo Somma, decisamente autobiografici e pieni di citazioni provenienti dal suo passato e l’esperienze.

Continua a seguire i Time Haven Club visitando il loro sito e la loro pagina ufficiale Facebook!

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THE LAST PHOENIX: rock adrenalinico https://stonemusic.it/6526/the-last-phoenix-rock-adrenalinico/ https://stonemusic.it/6526/the-last-phoenix-rock-adrenalinico/#respond Mon, 31 Jul 2017 12:58:22 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=6526 The Last Phoenix: l’avventura di tre amici I The Last Phoenix sono una giovane band nata nel 2016,…

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The Last Phoenix: l’avventura di tre amici

I The Last Phoenix sono una giovane band nata nel 2016, dall’idea di tre amici, Domenico, Antongiulio e Luigi. A guidarli nella scelta di fondare una band, ci ha pensato la passione per la musica, il rock e il punk.

Dopo anni di esperienze musicali diverse, i tre decidono di “risorgere dalle proprie ceneri” e dare il via a questa nuova avventura ispirandosi ai grandi miti del rock. I The Last Phoenix propongono brani inediti, ispirandosi ad artisti di fama internazionale, fra cui AC/DC, Pixies o Guns ‘n’ Roses. I loro live sono poi arricchiti con cover di altre leggende del mondo della musica, come ad esempio Nirvana, Ramones, Clash, Foo Fighters e altri mostri sacri della musica.

Questi ragazzi propongono un sound essenziale e carico di adrenalina allo stato puro.

Puoi trovare i The Last Phoenix anche nel nuovo numero di Classic Rock Italia, in edicola dal 27 luglio!

Continua a seguirli e resta connesso coi loro prossimi appuntamenti visitando la loro pagina Facebook! Clicca qui.

 

 

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PROCLAMA: percorsi musicali in continua evoluzione https://stonemusic.it/6435/proclama-percorsi-musicali-in-continua-evoluzione/ https://stonemusic.it/6435/proclama-percorsi-musicali-in-continua-evoluzione/#respond Wed, 26 Jul 2017 14:30:57 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=6435 Proclama: la band torinese si aggiudica il Contest di Classic Rock Italia. La nostra intervista… I Proclama sono…

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Proclama: la band torinese si aggiudica il Contest di Classic Rock Italia. La nostra intervista…

I Proclama sono una band torinese composta da Giorgio Giardina (voce, chitarra), Orlando Barbuto (basso) ed Elvis D’Elia (batteria). Prima di aggiudicarsi il contest, sono passati dal giudizio di qualità della redazione piazzandosi al secondo posto. Una bella novità per il nostro pubblico abituato a sonorità decisamente più “heavy”. Il loro sound morbido si rifà all’alternative rock inglese, attraverso influenze diverse e percorsi musicali in continua evoluzione. Fra qualche mese, rilasceranno il loro terzo disco e chissà che non sia quello buono per sfondare.

Sorpresi di essere stati selezionati dalla redazione?

“È stata una sorpresa nella misura in cui pensavamo che il target della rivista si rivolgesse a un rock più “stretto”. Noi ci muoviamo nel rock/pop, rivolgendoci ad un orecchio che ama la musica inglese. Pensavamo che sarebbero stati privilegiati i classici “riffoni” di chitarra ma un pochino ci abbiamo creduto, ed è andata bene. E’ da anni che lavoriamo a questo prodotto! Crediamo molto nel nostro disco.”

Quando è iniziata l’avventura dei Proclama?

“Verso la fine del 2010, con una formazione leggermente diversa. Un altro bassista ci ha accompagnato per un certo periodo, poi ci siamo reinventati come “power trio” e ha funzionato bene! Pensa che durante i nostri primi live si esibivano con noi delle ballerine, una faceva danza orientale, l’altra moderna. Interpretavano i nostri brani ed era molto bello ma altrettanto faticoso, perciò abbiamo abbandonato l’idea pensando di recuperarla più avanti.”

Quanti album avete realizzato fin’ora?

“Due album e un EP. L’EP è stato prodotto dalla Toast Record, mentre il nostro ultimo album dalla Vrec di David Bonato. Il primo EP si chiama “La commedia della vita”, il primo disco “Proclama” e l’ultimo lavoro, “La mia migliore utopia”, da cui è tratto il brano Vanità, con cui ci siamo aggiudicati il contest. Vanità è stato per tre mesi nella top 100, siamo riusciti ad arrivare 24° nella classifica degli indipendenti.”

Siete conosciuti in tutta Italia?

Che parolone. Abbiamo suonato in tutta Italia negli ultimi due anni, ed escluso il 2017 abbiamo fatto un centinaio di date.”

Vorreste vivere esclusivamente di musica?

G: “Elvis e Orlando vivono di musica, affiancano l’insegnamento ai Proclama. Uno insegna basso e chitarra, l’altro batteria, sono due docenti molto conosciuti. Io ho anche un real-job. Molti pensano che essendo molto attivi e suonando molto vorremmo vivere di musica e concerti. La realtà è diversa: noi facciamo musica con lo spirito dell’artista, lo facciamo perché la amiamo e il nostro obiettivo è diffonderla ed essere ascoltati. Se dovesse capitare la fortuna di vivere di pura passione, perché no? Continueremo comunque a fare dischi finché avremo qualcosa da dire, se così non fosse faremmo soltanto dischi precotti. Non è quello a cui aspiriamo.”

Cosa ne pensate del panorama italiano?

“Dipende. Quello dei “Big”, ha poco a che fare con la musica come forma d’arte, è più che altro un prodotto. Il panorama degli indipendenti invece non è quello a cui aspiriamo, è troppo mainstream. L’indie italiano è la manifestazione del radical chic italiano, che cerca di imporsi come qualcosa di diverso e bello, ma non è così. Non è speciale. Dopo gli Afterhours è nata una generazione poco riuscita di imitatori di Manuel Agnelli. Se pensiamo alla musica che amiamo, ci sono i Depeche Mode, i Simple Minds, i Cure… artisti nati come indipendenti in Inghilterra, che da noi invece, sono visti come il “male assoluto”.”

Quindi come vi etichettereste?

“Agli occhi dell’indipendente italiano, siamo rock/pop. Ai nostri occhi, siamo un gruppo indipendente che fa musica ispirandosi alle sonorità inglesi. Abbiamo ammorbidito gli Editors, i Muse o i Placebo e li abbiamo avvicinati alle nostre anime. Non potremmo mai immaginarci su un palco indipendente italiano, non siamo abbastanza indie.”

Chi è l’autore dei vostri testi?

G: “Sono io. Gli arrangiamenti invece sono figli del lavoro di tutta la band. La produzione artistica di tutti i dischi Proclama è nostra, non ci siamo mai voluti avvalere della collaborazione di un produttore artistico, ogni qual volta ci abbia provato ci siamo scontrati con dei gusti musicali troppo lontani dalle nostre sonorità.”

Giorgio, qual è la tua fonte d’ispirazione?

G: “A volte me lo chiedo anche io. Direi che lascio correre i pensieri, nelle canzoni scrivo e canto ciò che spesso non ho il coraggio di dirmi coscientemente. La mia è una sorta di confessione cantata. Le tematiche del nostro album sono eterogenee e introspettive. Cerco di raccontare ciò che vivo nel quotidiano, non c’è continuità da un testo all’altro, ogni nostro brano racconta una storia.”

Quando è cominciata la vostra carriera di musicisti?

G: “Elvis ha iniziato ad appena quattro o cinque anni, già batteva sui cuscini. E’ davvero uno dei batteristi migliori che abbia mai conosciuto. Anche Orlando ha iniziato da giovanissimo. Nei Proclama suona il basso, ma in realtà è un polistrumentista, per noi davvero indispensabile nell’arrangiamento di questo secondo disco. E’ in grado di immaginare arrangiamenti orchestrali, ha dentro una sorta di magia. Io invece sono partito un po’ più tardi, intorno ai 16 anni, ma ho iniziato subito a scrivere canzoni. Non volevo suonare per rifare Battisti, volevo esprimere quel che avevo in testa.”

Che consiglio dareste a quei piccoli musicisti del vostro passato?

“Abbiamo tutti e tre sempre sognato di vivere di musica, ma è anche vero che a volte abbiamo incanalato le nostre energie in modo sbagliato. Per vivere di musica devi impegnarti come se stessi lavorando come stagista nel peggiore degli studi legali, per 16 ore al giorno. Devi sbatterti per fare delle melodie che funzionino, senza trascurare i contatti. Serve un impegno enorme e costante. Abbiamo iniziato ad impegnarci in questo senso soltanto da pochi anni. Consiglierei ai più giovani di mettercela tutta: la vita del musicista non è quella dei “Sogni di rock’n’roll” di Ligabue, né è bere birra tutta la notte. E’ tantissimo impegno.

Avete un altro disco in cantiere?

“Per la fine del 2017 speriamo di uscire con un terzo disco, e come si dice, speriamo sia quello buono! Abbiamo almeno una trentina di canzoni abbozzate e possiamo anticiparvi che sarà un disco molto più suonato, meno cantato e meno scorrevole. Sarà una piccola deviazione in corsa, con arrangiamenti più complessi ed intricati.”

Puoi trovare l’intervista ai Proclama anche nel nuovo numero di Classic Rock #57, in edicola dal 27 luglio!

Dal 2015 ad oggi, i Proclama hanno suonato con molte band di spicco: in cartellone con Passenger (Pistoia Blues), Lacuna Coil, Rezophonic, Afterhours e Il teatro degli orrori (Beat Festival), Perturbazione (Lanterne Rock), Morgan, Alberto Fortis, Cristiano Godano (Marlene Kuntz), Yo Yo Mundi (Varigotti Festival) e Statuto (Salviamo DEMO).

Visita il sito ufficiale della band per saperne di più! Clicca qui

Intervista di Giulia Novi

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ALICE ERA MORA: la nostra intervista https://stonemusic.it/5473/alice-era-mora-la-nostra-intervista/ https://stonemusic.it/5473/alice-era-mora-la-nostra-intervista/#respond Fri, 26 May 2017 08:33:33 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=5473 La musica prima di tutto Gli Alice Era Mora sono una band napoletana, composta da Enrico (chitarra e…

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La musica prima di tutto

Gli Alice Era Mora sono una band napoletana, composta da Enrico (chitarra e voce), Giuseppe (basso) e Antonio (batteria). Non si etichettano. Lasciano che sia la melodia a parlare per loro, anche per questo preferiscono non mettersi in primo piano. La musica è protagonista assoluta: le immagini evocate dalle loro melodie prendono il sopravvento, lasciando libero sfogo all’interpretazione.

Come e quando è nata la vostra band?

Enrico: “Con la formazione attuale da pochissimo. Antonio è con noi da pochi mesi, mentre il gruppo è nato nel 2013. Io e Giuseppe ci siamo conosciuti tramite un’inserzione. La band in questi anni si è evoluta, nel nostro repertorio ci sono alcuni pezzi che non facciamo più.

Da dove spunta “Alice era mora”?

Enrico: “Alice si ispira alla bambina protagonista del romanzo di Carroll, “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Mi ha sorpreso il fatto che la ragazzina che ha ispirato il libro in realtà era mora, perciò abbiamo rotto un mito. Inizialmente era soltanto il titolo di un brano. Poi è nata l’esigenza di trovare un nuovo nome al gruppo, nato dalle ceneri di un gruppo precedente e così abbiamo deciso di utilizzarlo. Diciamo che è nato prima il nostro pezzo e poi la band.

Riuscite a vivere di musica? Vi piacerebbe?

Giuseppe: “Non proprio. La musica è una grossa passione. Suono da quando ho 16 anni e non sono mai riuscito a vivere davvero di musica, sarebbe bello. Ma a 40 anni inizio a perdere le speranze.

Enrico: “In questo senso non nutriamo molte aspettative, vogliamo continuare così ed avere più ascolti, ma avere un ritorno economico al momento non è la priorità.

Cosa dovremmo sapere del vostro primo EP, “Alice Era Mora”?

Giuseppe: “Abbiamo voluto intitolarlo come il gruppo, senza imporre una grossa caratterizzazione. Lo abbiamo registrato la scorsa estate e da allora abbiamo fatto qualche live. Abbiamo scelto di proporre soltanto quattro pezzi, è una scelta fortemente voluta. Preferiamo essere presenti in maniera costante sulla scena musicale e proporre più EP nell’arco di un anno, piuttosto che un unico disco composto da molti brani. Con nostro stupore ci stanno seguendo molte persone anche dall’estero, in particolare Stati Uniti e Germania.

Enrico: “Questi quattro pezzi hanno molto in comune, rispetto al nostro repertorio nella sua totalità si somigliano. Non dico che è un concept album, ma i brani sono vicini fra loro. A breve registreremo un nuovo EP che avrà atmosfere completamente diverse. Molti pensano che sia un punto debole, come se non avessimo identità, ma non è così. Amiamo evocare atmosfere e immagini diverse, non abbiamo il timore di cambiare e muoverci fra melodie differenti. Giocheremo con il “nonsense” e ci prenderemo anche qualche licenza poetica. I nostri testi si basano proprio su questo, sull’evocazione. Dare la possibilità di interpretazioni diverse è forse la parte migliore, lasciamo che i brani vengano percepiti soggettivamente.

Avete altri progetti in cantiere?

Giuseppe: “Stiamo cercando di collaborare con qualche etichetta, abbiamo avuto dei primi contatti e riscontri. Noi vogliamo divulgare il nostro stile. Finora siamo stati completamente autoprodotti.

Ci avete presentato “Mustang” un brano in inglese. Cantate anche in italiano?

Enrico: “Abbiamo fatto una doppia scelta. Dipende dal brano, alcuni brani sembrano essere nati appositamente per l’inglese, altri per l’italiano. Normalmente mi occupo io della stesura creativa di un brano, ma l’arrangiamento è un lavoro di gruppo, in sala.

Giuseppe: “La lingua è una nostra scelta, in base al pezzo. Se a noi piace, non ci preoccupiamo del pubblico o della preferenza linguistica. Non seguiamo né un’unica linea né le mode.

Da dove traete la vostra fonte d’ispirazione?

Enrico: “Ci facciamo guidare dall’istinto. Nel gruppo abbiamo influenze eterogene, inizio a scrivere la musica e da lì nasce il testo. E’ raro che nasca prima un testo, anzi, spesso è proprio il titolo ad ispirare una lirica. Il testo è l’ultimo a nascere.

Vi inquadrate in un genere particolare?

Giuseppe: “Probabilmente no. Ascoltandoci emergono le nostre velleità, ci ispiriamo ai Motorpsycho, ai Sonic Youth, possono emergere anche i Nirvana dal nostro background.

Enrico: “Io sono cresciuto con i Beatles. Scrivo pezzi che mi piacerebbe ascoltare. Ci piace l’impatto rock, sporco e aggressivo, a volte punk. Le nostre armonie si rifanno ai nostri ascolti. Non importa, la madre è sempre la melodia.

Nel video di “Mustang”, avete scelto di non mostrarvi. Come mai volete restare un’incognita?

Enrico: “Anche la copertina dell’EP è una fotografia che non ci raffigura. Non abbiamo nostre fotografie. Le evocazioni del testo e della musica sono più importanti della nostra identità. E’ la musica a parlare e le immagini non sono altro che un accompagnamento, nonostante i testi siano molto personali noi non vogliamo essere attori del brano, né imporci.

Giuseppe: “E’ come interpretare un quadro. I nostri brani sono così.

E’ una scelta fuori dal coro.

Giuseppe: “Questo è uno dei nostri problemi: quando ci presentiamo ad un live siamo diversi dallo stereotipo della scena napoletana e campana. Siamo sempre una sorpresa per i presenti, alcuni ci vedono per la prima volta e ci percepiscono come persone timide. Durante il concerto rompiamo questa barriera con un suono dirompente e riusciamo a raggiungere il pubblico. Noi non vogliamo essere protagonisti della musica, vogliamo divulgare le melodie e non noi stessi. Il messaggio evocativo della musica è tutto ciò che conta.

Come avete percepito il pubblico finora?

Enrico: “Per il momento alle serate live, abbiamo avuto ottimi riscontri. Il problema è che i gruppi “inediti” sono in crisi. Molti locali hanno chiuso negli ultimi anni e le mode la fanno da padrone, soprattutto qui a Napoli si segue un certo genere musicale, dominante anche nella scena indipendente. La tendenza è quella del cantautorato, a volte anche in dialetto. C’è sempre meno gente che ascolta musica dal vivo. I temerari che si imbarcano nell’ascolto di un gruppo nuovo però, ci hanno dato ottimi feedback.

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NEW DISORDER: Alternative Metal dalla capitale https://stonemusic.it/5111/new-disorder-alternative-metal-dalla-capitale/ https://stonemusic.it/5111/new-disorder-alternative-metal-dalla-capitale/#respond Fri, 28 Apr 2017 13:05:52 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=5111 I New Disorder nascono a Roma nell’aprile del 2009. Da subito, propongono brani originali che ben riassumono i…

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I New Disorder nascono a Roma nell’aprile del 2009. Da subito, propongono brani originali che ben riassumono i diversi background musicali dei componenti: dall’Alternative Rock, al Metal, fino a toccare le note del Punk. Il tutto, rigorosamente in lingua inglese.

I cinque membri della band, provengono tutti da precedenti esperienze musicali significative nell’ambito della scena rock e metal della capitale.

Attualmente, sono prodotti dalla Agoge Records, con la quale vengono distribuiti in tutto il mondo. Qui sotto, potrete ascoltare il loro brano “Deception“.

Dai un’occhiata al sito ufficiale della band e tieni d’occhio i prossimi appuntamenti e concerti dei NEW DISORDER, cliccando qui!

https://www.youtube.com/watch?v=Md1841_Lpuo

 

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NAMELESS: verso un pop/rock internazionale https://stonemusic.it/5107/nameless-verso-un-poprock-internazionale/ https://stonemusic.it/5107/nameless-verso-un-poprock-internazionale/#respond Fri, 28 Apr 2017 12:51:11 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=5107 I Nameless sono una giovanissima band ferrarese nata nell’agosto del 2015. A comporre il gruppo, Giulia Guerra (voce),…

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I Nameless sono una giovanissima band ferrarese nata nell’agosto del 2015. A comporre il gruppo, Giulia Guerra (voce), Filippo Lombardi (chitarra), Pietro Boarini (chitarra), Manuel Grossi (basso) e Simone Sacchetti (batteria).

A soli due mesi dalla loro formazione, presentano al pubblico il loro primo inedito, “Sunshine“, scritto e prodotto da Mirko Guerra. Questo è soltanto l’inizio: dall’ottobre del 2015 iniziano a farsi strada fra i maggiori portali digitali, alla ricerca di un proprio sound e verso un pop/rock internazionale.

A marzo del 2016 esce il loro secondo singolo “Lonely Stone Heart”, primo estratto dal loro primo EP. Con questo brano, appena pochi mesi dopo, si aggiudicano la vittoria della quarta edizione di “Capitalent”, contest musicale di Radio Capital, scelti e premiati da Max Gazzè. Nella stessa estate prendono parte alla serata conclusiva di RepIdee56 dove condividono il palco con artisti del calibro di Giuliano Sangiorgi (Negramaro), Malika Ayane, Fedez, J-Ax e Niccolò Fabi.

Finalmente, l’11 luglio del 2016 esce il loro primo EPTake a Break“. Ad agosto poi, partecipano alla seconda edizione di “Deejay On Stage”, contest musicale di Radio Deejay, aggiudicandosi il premio fuori gara come gruppo musicale con il maggiore potenziale. Nell’ottobre 2016 vengono selezionati per partecipare a “Fiat Music”, contest musicale organizzato dall’importante casa automobilistica, in collaborazione con Red Ronnie. Qui, si esibiscono negli storici studi di Roxy Bar a Bologna per ben tre volte, arrivando sino alla finale del contest e condividendo il palco con artisti del calibro di Elisa, Giovanni Caccamo, Fausto Leali, Bobby Solo.

Il 5 gennaio 2017 esce il loro nuovo singoloLondon Smoke”, (che potrete ascoltare qui sotto!) il primo estratto del loro nuovo progetto discografico, attualmente “work in progress“.

Se vuoi contribuire alla realizzazione del nuovo EP dei Nameless, dai un’occhiata alla loro campagna di crowdfunding, cliccando qui.

https://www.youtube.com/watch?v=GmG2iF4ni5o

Visita il sito ufficiale della band e dai un’occhiata ai prossimi appuntamenti e concerti dei Namaless, cliccando qui!

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Nasby & Crosh: passione viscerale per il folk https://stonemusic.it/4572/nasby-crosh-passione-viscerale-per-il-folk/ https://stonemusic.it/4572/nasby-crosh-passione-viscerale-per-il-folk/#respond Fri, 24 Mar 2017 09:49:06 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=4572 I Nasby & Crosh sono un quartetto folk decisamente pop-oriented, hanno base a Milano e la loro proposta musicale…

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I Nasby & Crosh sono un quartetto folk decisamente pop-oriented, hanno base a Milano e la loro proposta musicale spazia tra brani originali e cover riarrangiate in uno stile che tende il più possibile a ricordare il sound della West Coast.

Nascono come duo nel 2012 grazie alla lunga amicizia che unisce Luca “Bittì” Cirio (voce, chitarra acustica, mandolino) e Federico “inarteCapra” Cavaliere (voce, melodica e piano/tastiera). Nel 2013 si aggiunge Alessio Premoli (chitarra acustica) e in trio pubblicano l’EP completamente autoprodotto
Quiet Before the Storm”. Nel 2016 raggiungono l’attuale equilibrio sonoro con l’ingresso di Gabriele “Gaab” Faoro (percussioni).

Per creare il loro sound è bastato prendere quattro musicisti milanesi dalle barbe incolte che condividono una viscerale passione per il folk ipnotico e arido della West Coast, farcire le playlist dei loro iPod con tutte le grandi hit del pop internazionale e piazzarli infine su un divano a guardare su Rete4 in seconda serata “Amici Miei” di Monicelli.

Se vuoi conoscerli meglio o contattarli, clicca qui!

https://www.youtube.com/watch?v=5OyJ9ndue8M

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I Pixel: alternative rock da La Spezia https://stonemusic.it/4567/i-pixel-alternative-rock-da-la-spezia/ https://stonemusic.it/4567/i-pixel-alternative-rock-da-la-spezia/#respond Fri, 24 Mar 2017 09:37:33 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=4567 I Pixel sono un gruppo italiano di giovanissimi, formatosi nella provincia di La Spezia sul finire del 2013 dagli…

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I Pixel sono un gruppo italiano di giovanissimi, formatosi nella provincia di La Spezia sul finire del 2013 dagli allora diciassettenni Andrea Briselli (voce e chitarra) ed Alex Ferri (chitarra e tastiera), ai quali si aggiungono successivamente Nicola Giannarelli (basso) e Manuel Maccarone (batteria).

La prima demo del gruppo, “Finchè c’è Tempo”, esce nel Giugno 2014 ed ha permesso alla band di muovere i primi passi nella scena musicale locale, portandola a suonare in diversi festival e locali della zona spezzina.

Nell’agosto del 2015 viene pubblicato l’EP “Niente e Subito”: 4 tracce che rappresentano un sensibile cambiamento a livello musicale e compositivo rispetto alla prima demo, passando da un indie-rock più vivace ed acceso ad atmosfere più cupe e profonde. L’EP è stato promosso attraverso 3 videoclip autoprodotti.

Nei mesi successivi la band si è dedicata alla composizione di nuovi brani cercando di mantenere un legame con testi ed arrangiamenti del precedente lavoro in studio, e nel luglio del 2016 ha registrato le 5 canzoni che costituiscono il secondo EP: “Mondo Vuoto”, uscito il 21 dicembre 2016 per La Clinica Dischi.

Se vuoi conoscerli meglio o contattarli, clicca qui!

https://www.youtube.com/watch?v=L495DePHyB4

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Anomala Vitis: liriche intime e rock-pop https://stonemusic.it/4564/anomala-vitis-liriche-intime-e-rock-pop/ https://stonemusic.it/4564/anomala-vitis-liriche-intime-e-rock-pop/#respond Fri, 24 Mar 2017 09:24:59 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=4564 Gli Anomala Vitis si formano nell’estate del 2007, grazie all’incontro di Cristiano-Jimmy-Dominici e Matteo Olimpieri rispettivamente voce/chitarra ritmica e…

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Gli Anomala Vitis si formano nell’estate del 2007, grazie all’incontro di Cristiano-Jimmy-Dominici e Matteo Olimpieri rispettivamente voce/chitarra ritmica e chitarra solista. La band nasce tra Lubriano e Bagnoregio, paesi della provincia di Viterbo, ai piedi della nota Civita di Bagnoregio.

Dopo una serie di prove in duo nel settembre dello stesso anno entrano a far parte della band il batterista Moreno Centoscudi e il bassista Raffaele-Tongh-Sandrini. Gli anni  successivi hanno visto il gruppo impegnato in molte serate live, tra piazze, pub e contest.

I pezzi inediti non mancano e con il tempo la band acquista una totale complicità e compattezza che giova anche alle performance live. Nel 2011 il gruppo entra in studio di registrazione per dare vita al loro primo EP “Dipende dalle Condizioni”, composto da 4 brani inediti.

La musica degli Anomala è un misto di rock, pop ed elettronica, il tutto incorniciato da liriche intime. Nei primi giorni del 2017 la band ha pubblicato il suo primo album ufficiale con l’etichetta Pa74Music, intitolato semplicemete “Anomala Vitis”, disponibile sui maggiori digital stores.

Se vuoi conoscerli meglio, o contattarli, clicca qui!

https://www.youtube.com/watch?v=QCl19RWmg9E&t=37s

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