Chi si ricorda il processo del Palalido?

Il 2 aprile 1976 l’Autonomia Operaia si scaglia contro De Gregori al grido di “la rivoluzione non si fa con la musica”

Una situazione totalmente inconcepibile al giorno d’oggi, maturata in un contesto generale parimenti inconcepibile. Fin dall’inizio del suo successo nazionale (periodo RIMMEL), molti concerti del cantautore erano stati interrotti da appartenenti all’area di Autonomia Operaia.

Il cantante era accusato di condurre una vita troppo lussuosa (complici alcuni articoli su riviste musicali), nonostante la sua appartenenza all’ala cantautorale “impegnata”, e di ricevere cachet troppo alti per essere un “compagno” (i biglietti di quei tour costavano tra le 1500 e le 2000 lire). Secondo i suoi contestatori, avrebbe invece dovuto usare i suoi guadagni per finanziare le “lotte dei lavoratori”, o contribuire alla “rivoluzione proletaria”. E comunque esibirsi gratis, perché all’epoca la musica “doveva essere gratis”.

Il “processo” di cui si parla avvenne il 2 aprile 1976 (tour di BUFALO BILL). Dopo diversi incidenti in sala e interruzioni, finito il concerto in qualche modo, De Gregori tornò in camerino, ma fu raggiunto e riportato sul palco dove subì un vero processo culminato con una “condanna”, insulti e inviti a “suicidarsi come Majakovski”, al grido di: “la rivoluzione non si fa con la musica”, o “vai a fare l’operaio e suona la sera a casa tua”.

La tournée fu sospesa, De Gregori dichiarò l’intenzione di ritirarsi per sempre dalle scene e ritornò alla ribalta solo tre anni dopo “trascinato” da Dalla nell’operazione Banana Republic.


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