Dietro le copertine: FAIR WARNING dei Van Halen

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Foto via: www.straight.com

Basta uno sguardo alla copertina del quarto album in studio dei Van Halen per rivelarcene il contenuto: testi visionari e atmosfere cupe e grottesche.

Mai giudicare un libro dalla copertina”, dicono. Per il quarto album dei Van Halen, cominciare dalla cover è invece indispensabile, in quanto parte integrante del concept dell'album, un album ricco di tensione.

Alcune voci sostengono che Eddie Van Halen volesse lasciare la band prima delle registrazioni e fu convinto a restare dal fratello Alex. Una delle altre ipotesi riguarda invece il fatto che David Lee Roth stesse lavorando al suo album solista di nascosto dal gruppo e che avesse già intenzione di andarsene prima di venire allontanato come “traditore”. Altri ancora richiamano il fatto che Eddie Van Halen stesse per sposare la star televisiva Valerie Bertinelli, e questo innervosisse Roth, uomo di spettacolo, che ne invidiava la celebrità

Insomma, la cosa certa è che vi erano profondi dissidi all'interno della formazione. Tutta questa frustrazione alimentò FAIR WARNING, che arrivò nei negozi il 29 aprile 1981. Pur carichi di energia e ottimi riff e assoli, i brani colpirono il pubblico in quanto molto più cupi e aggressivi, quasi disturbanti, rispetto ai tre dischi precedenti, a cominciare dalla traccia di apertura Mean Street.

Forse per questo motivo, FAIR WARNING risultò il disco meno venduto della band, anche se, paradossalmente, fu il primo lavoro dei Van Halen a ottenere una certa notorietà presso il pubblico italiano, con un bel 25esimo posto in classifica, senza contare che Unchained, uno dei singoli estratti, nel 2011 è stata votata come la miglior canzone dei Van Halen dai lettori della rivista «Rolling Stone».

Abbiamo parlato delle composizioni, ma torniamo alla copertina, il nostro punto di partenza. Anche l'artwork della cover riflette quei dissidi interni e quelle atmosfere buie. Essa prende spunto da un dipinto dell'artista canadese William Kurelek.

Nato nei pressi di Whitford, in Canada, nel 1927, primogenito di una famiglia numerosa di contadini ucraini, Kurelek visse una giovinezza solitaria, tormentata. Nel 1952, vittima di depressione e schizofrenia, venne ospitato in un ospedale psichiatrico, dove potè comunque coltivare la sua passione: l'arte.

Proprio in ospedale, compose The Maze, uno straziante ritratto della sua giovinezza. Si dipinse sdraiato in un campo, con il cranio aperto. Il cranio risulta diviso in diversi scomparti, ciascuno contenente un ricordo o un pensiero. Lo scomparto centrale, invece, raffigura solo un ratto bianco, inerme, che rappresenta lo spirito di Kurelek, che si affida ai dottori per essere rimesso in sesto e poter correre libero.

Non è chiaro come l'opera sia stata scoperta dai Van Halen, ma il dipinto, grottesco e disturbante, non fa che sottolineare quanto quel periodo fosse stato difficile per la band.

In quei 31 minuti di album, c'è tutto questo. A voi l'ascolto.

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