Mike Oldfield aveva solo vent'anni quando registrò la demo della composizione che lo avrebbe reso un'icona del prog. E fu anche merito del cinema.
Per gli appassionati del prog rock e la musica new age, Mike Oldfield è leggenda. E pensare che la sua prima chitarra gli venne regalata a soli sette anni, quando la musica era per lui l'unico rifugio da una situazione familiare infelice, con una madre alcolizzata e afflitta da crisi depressive.
I primi passi nel mondo musicale avvengono per Mike con la sorella Sally e il duo folk Sallyangie, e con la band The Whole World, formata nel 1969 da Kevin Ayers, in fuga dai Soft Machine. Durante la permanenza nel gruppo, si fa strada nella mente di Oldfield l'idea di un album solista.
E l'occasione è dietro l'angolo: servendosi infatti di un registratore prestatogli da Ayers, riesce a effettuare delle sovraincisioni. Inoltre, la contemporanea permanenza presso gli studi di Abbey Road gli consente di utilizzare, oltre all'immancabile chitarra, un vero e proprio armamentario di strumenti.
Nasce così la demo di TUBULAR BELLS, che Mike propone a più case discografiche, ottenendo sempre rifiuti. Il motivo? Nessuna voce, ma musica interamente strumentale, un susseguirsi di frammenti che, seppur evocativi e travolgenti, secondo molte etichette non avrebbero potuto avere un successo commerciale.
Il giovanissimo Oldfield aspetta, fino a quando, al seguito del cantante soul Arthur Lewis, con cui si guadagna da vivere suonando il basso, è invitato per effettuare alcune registrazioni presso lo studio The Manor, di proprietà di Richard Branson e costruito sotto consiglio degli ingegneri del suono Tom Newman e Simon Heyworth.
Sono proprio loro, gli ingegneri del suono, a rimanere colpiti dall'ascolto della demo di TUBULAR BELLS. Convincono così Branson a pubblicare il disco.
Il resto è storia. TUBULAR BELLS, oltre che album di debutto di un timido Oldfield, diviene l'album inaugurale della Virgin e uno dei più celebri dell'etichetta. La composizione strumentale fu lanciata il 25 maggio 1973. Oldfield vi suona più di venti diversi strumenti, con un totale di duemila sovraincisioni effettuate.
Provate ad ascoltare Tubular Bells - Pt. I. Vi dice qualcosa? Anche coloro che non conoscono Mike Oldfield potranno ritrovare, nella traccia d'apertura del disco, qualcosa di familiare.
Ebbene sì, una parte del tema iniziale e un altro brevissimo estratto dalla prima parte furono utilizzati dal regista William Friedkin per il celebre film dell'orrore del 1973 L'esorcista. Per la colonna sonora, il regista statunitense aveva inizialmente contattato il compositore Lalo Schifrin, ma dopo un primo incipit, aveva deciso di non utilizzarla. Così, chiese all'allora ventenne Oldfield di poter utilizzare come tema musicale una composizione dal suo album di debutto. Il musicista acconsentì.
Il film, con quel suo senso di inquietudine emanato sin dalla colonna sonora, diede all'album una notevole pubblicità, sino a farlo balzare al primo posto nelle classifiche di vendita britanniche. Inoltre, quel tipo di composizione diventò un punto di riferimento per le colonne sonore dei film horror successivi.
Pensiamo alla soundtrack di Profondo Rosso (in cui vengono usati tra l'altro alcuni elementi musicali presenti in TUBULAR BELLS) oppure al noto Halloween di John Carpenter.
Col tempo, Mike Oldfield regalò al suo pubblico altre perle. Ma in un certo senso, la storia e l'innovazione di TUBULAR BELLS andarono a oscurare il resto della produzione del musicista inglese.
Come facilmente intuibile, la composizione non è stata eseguita spesso dal vivo nella sua versione originale. Nel disco infatti, come abbiamo detto, era lo stesso Oldfield a suonare tutti gli strumenti sovraincidendo le parti. Lui, solo, eclettico e geniale.