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Che cosa ha fatto Peter Green dopo aver lasciato i Fleetwood Mac?

Si parla poco di Peter Allen Greenbaum, anima blues dei primi Fleetwood Mac, Eppure, nel 1970, il chitarrista incise un disco di culto: THE END OF THE GAME.

La storia di Peter Green con i Fleetwood Mac comincia nel 1967: con il batterista Mick Fletwood e il bassista John McVie registra tre LP in studio e l’imperdibile BLUES JAM AT CHESS, frutto di una session insieme ad alcuni bluesmen americani del calibro di Buddy Guy, Otis Spann e Willie Dixon. Ma Green è un personaggio irrequieto, gli sta stretto il mondo dello star system, della gloria e della notorietà.

Così, il 20 maggio del 1970, lascia il gruppo dopo una serie di contrasti con Fleetwood e gli altri, dovuti, si dice, al suo eccessivo uso di droghe, in particolare di LSD.

Un mese dopo, registra il suo primo album solista, THE END OF THE GAME, un disco di culto, "selvaggio" come la sua copertina, unico testimone di un lampo accecante di creatività e follia. L'album si apre con Bottoms Up, cavalcata psichedelica, energica e robusta. Siamo lontani dai Fleetwood Mac, all'interno di territori inesplorati e mai ascoltati. Tuttavia, c'è ancora spazio per lo spirito del “Delta” con il richiamo al blues in solitudine, scarno e contemporaneamente colmo di significati, di ansie e speranze per l’incerto futuro.

Nella traccia finale, che dà il titolo al disco, la chitarra improvvisa libera, commentata da basso e batteria; i suoni crescono e irrompono in una landa deserta e suggestiva. Le poche note di Green sembrano lacrime che scorrono sul viso, quasi a preannunciare l'abbandono, la fine del gioco.

E poi? A parte qualche breve apparizione, Peter Green scompare dalle scene. Fa il barelliere in un ospedale, fugge in Bangladesh, poi in un kibbutz israeliano, viene ricoverato in ospedali psichiatrici e arrestato per possesso di armi. Insomma, il tipico campionario della star maledetta, a cui va aggiunto l'abbandono di tutte le sue chitarre, compresa la mitica Gibson Les Paul Lemon Drop del 1959.

Nel 1979 pubblica, tra la sorpresa generale, IN THE SKIES, un onesto disco di rock blues, molto lontano dall'immaginario di THE END OF THE GAME. Il suono della chitarra è sempre lì, alto e struggente, ma la musica non c'è più. O meglio, non è più come prima.

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