Poco più di 50 anni fa si spegneva Brian Jones, membro fondatore dei Rolling Stones. Sitar, chitarra, pianoforte, clavicembalo, armonica, slide, dulcimer e fiati. Questi solo alcuni degli strumenti che Jones sapeva suonare, il cui numero totale superava i 15. Se per una persona "normale" imparare a conoscere un nuovo strumento richiedeva anni, per Brian Jones era questione di giorni.
Nei soli sette anni in cui rimase nella band, da cui di separò perché sempre più dipendente dalle droghe, lasciò un segno indelebile in molti pezzi. Ecco 5 brani che senza Brian Jones non sarebbero stati così come li conosciamo.
Paint It Black è un brano del 1966, uscito prima come singolo e poi inserito nell'album AFTERMATH. Pur essendo accreditato al duo Jagger-Richards, si trattò di un'opera collettiva, e Jones contribuì scrivendo il riff. Tuttavia, il segno lasciato dal polistrumentista non si ferma qui. Nel pezzo, infatti, egli diede mostra delle sue abilità nel suonare il sitar, uno strumento musicale a corde tipico della zona indiana.
Jones decise di cimentarsi nel suonare lo strumento dopo aver visto il suo amico-nemico George Harrison che lo suonava per i Beatles. Anni dopo, l'ex Beatle lo ricorderà così:
Lui era nato il 28 febbraio 1942, io sono nato il 25 febbraio 1943, e lui stava con Mick e Keith e io con John e Paul nel gruppo, così c’era una specie di intesa naturale fra di noi.
Il sitar non fu l'unico strumento con cui Jones contribuì alle sonorità degli Stones durante la composizione dell'album AFTERMATH. Un esempio è Lady Jane, brano permeato da un'atmosfera elisabettiana grazie all'uso del dulcimer, suonato, per l'appunto, da Jones.
Si tratta di uno strumento a corde, il cui nome deriva dal latino dulcis, dolce, e dal greco melos, ovvero suono. Oltre che da Brian Jones per i Rolling Stones, il dulcimer venne suonato anche dagli Aerosmith.
Anche nel pezzo inciso sul lato B del disco di Lady Jane, ossia Mother's Little Helper, il suono di Jones non era da meno. Successivamente, anche questo brano vene inserito nell'album AFTERMATH.
In questo caso, il suono molto simile a quello di un sitar udibile durante il riff si deve in realtà a una chitarra slide a dodici corde. La chitarra slide viene suonata attraverso un apposito strumento, lo slider appunto, che viene fatto scivolare sul manico dello strumento, a contatto con le corde, ottenendo un effetto molto simile a quello provocato dal bending.
Jones era particolarmente abile nell'imparare in fretta tutte le potenzialità degli strumenti a corda, ma non solo. Lo dimostra il suo contributo a Ruby Tuesdey, registrato del '66, pubblicato nel '67 e successivamente inserito nell'album BETWEEN THE BUTTONS.
In questo caso, Jones si cimentò sia con il pianoforte che con il flauto dolce. Due strumenti decisamente più tradizionali, ma che contribuirono a portare un nuovo sound nel pezzo.
Il brano è contenuto nell'album BEGGARS BANQUET, l'ultimo registrato da Brian Jones con i Rolling Stones, nell'estate del '68, durante il suo lento declino verso la droga. Si racconta addirittura che quando Jones si presentò durante una sessione di registrazione, chiaramente poco presente, e chiese cosa dovesse suonare, Jagger gli rispose "Cosa riesci a suonare?".
In ogni caso la sua presenza in questo album non si può assolutamente dimenticare: si trattò infatti dell'ultima volta che estrasse un'armonica dalla custodia, quello stesso strumento che proprio lui aveva insegnato a Jagger a suonare nel modo migliore.
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