5 marzo 1943 – 5 marzo 2017 Buon Compleanno Lucio

Oggi Lucio Battisti avrebbe compiuto 74 anni. Lo ri/scopriamo nel N°11 di PROG Italia, in edicola da venerdì 17 marzo, con un viaggio più legato alla musica, dove si avverte un autore curioso e dagli orizzonti aperti, che poteva pure fermarsi a replicare all’infinito le sue prime canzoni e avrebbe venduto ancora di più. La sua perdita è stata inestimabile per la musica in assoluto, al di fuori di ogni genere, anche perché LUI è stato capace di esplorare davvero tanti mondi, partendo da un periodo dove i codici della musica moderna si stavano  costruendo quasi dal nulla.
ANIMA LATINA è l’album in cui Battisti, stella musicale di prima grandezza, volle praticamente azzerare la propria immagine presso il pubblico, allontanando quasi totalmente la stampa (l’unica intervista la concesse a Renato Marengo perché già stava nel suo studio, Il Mulino, per registrare un disco di Toni Esposito per la Numero 1 di Battisti & Co., altrimenti non l’avrebbe mai fatto), per questo vi invitiamo a riascoltarlo per bene, ne vale la pena
Buon Compleanno Lucio…

https://youtu.be/QzN1avEgtKM

Da PROG Italia 11 , estratto dall’articolo di Fabio Zuffanti (Finisterre, La Maschera di Cera, etc)

La disquisizione sul significato del termine “progressive” va avanti da molto tempo ma, probabilmente, mai come in questo attimo storico c’è bisogno di (ri)definire a cosa faccia riferimento. Così non dobbiamo fare altro che tornare indietro e riappropriarci dell’uso che di tale parola veniva fatto sin dai tardi anni 60. Perché far ciò nel 2017? Perché, mentre per tutti gli altri generi è stata data una ben precisa codifica, per il prog continua a essere in atto un’estrema confusione. Proviamo a chiarire la questione una volta per tutte: il prog non è un genere a se stante piuttosto la connessione di vari stili che, messi assieme, determinano movimento, progressione, appunto. Negli anni, però, si è dimenticato il significato primigenio della parola e per la maggior parte dei fruitori il prog rock è diventato “la musica che suonavano Genesis, Yes, ELP, King Crimson, Gentle Giant”. No, non è così. È ANCHE così, ma non SOLO così. La deriva sinfonica è una delle tante facce del progressive, non l’unica. Il progressive è un qualcosa di troppo sfaccettato per essere rinchiuso in delle “celle di sicurezza”, per sua natura DEVE sfuggire dagli schemi altrimenti non può più progredire… PROSEGUE su PROG Italia 11…

Da PROG Italia 11 , estratto dall’articolo di Marco Masoni (Germinale)
Essere prog è il non fermarsi o adagiarsi su formule già usate, il tentare nuove strade a rischio di slogarsi una caviglia nel sentiero accidentato: è anche per questo che Bowie e Battisti sono stati sicuramente musicisti progressivi e quello che viene catalogato negli ultimi dieci anni come “musica prog” spesso proprio non lo è, anzi è il suo contrario, è puro regressive. Secondo la vulgata, Battisti ha inciso 2 dischi strettamente prog, AMORE E NON AMORE (1971) e ANIMA LATINA (1974). Ma la smania di andare oltre ha sempre accompagnato il suo percorso: dal primo 45 giri come cantante del 1966, all’ultimo disco, HEGEL, del 1994. Alla fine del 1971 dichiarava: “Pensieri e Parole è senz’altro una tra le migliori delle canzoni che ho scritto, ma è già superata nella mia testa da altre composizioni”. Insomma, non si godeva neanche il successo, aveva piena consapevolezza del suo valore e quindi spesso era considerato altezzoso, sbruffone, presuntuoso. Ha continuato a studiare fino alla fine dei suoi giorni, dai primi concerti come chitarrista e corista dei Campioni di Tony Dallara fino alla morte: se negli anni 60 ascoltava freneticamente 45 giri provenienti dall’estero e si addormentava nelle stanze d’albergo letteralmente con la chitarra in mano perché studiava, suonava e ricercava fino a notte fonda… PROSEGUE su PROG Italia 11…

 

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