L'origine dei Soft Machine si può far risalire alla primavera del 1966. Robert Wyatt, Daevid Allen e Kevin Ayers, che si erano conosciuti a Canterbury, si trovavano a Deià, sull'isola di Maiorca. All'epoca, infatti, molti musicisti alternavano soggiorni inglesi ad altri nel comune spagnolo.
I tre stavano prendendo il sole quando il milionario Wes Brunson li avvicinò, e annunciò loro che "per servire Dio doveva regalare un sacco di soldi a persone che annuncino la nuova era" e, così, decise di finanziare il progetto musicale dei ragazzi.
O almeno, questa è la versione di Gilli Smyth, la compagna di Allen. Secondo Allen, invece, è stato Ayers ad assillare il milionario, in modo che il loro sogno prendesse il volo. Qualunque sia la verità, quel giorno i tre musicisti trovarono qualcuno disposto ad investire nel loro progetto: era l'inizio dei Soft Machine.
Solo che, all'epoca, non si chiamavano Soft Machine, ma Mister Head. La formazione del maggio del '66, oltre ai tre sopracitati, comprendeva anche Mike Ratlenge (tastierista) e il road manager Hug Hopper. Dopo un primo cambio di nome in Bishops of Canterbury (i vescovi di Caterbury), nell'agosto di quell'anno arrivano finalmente alla scelta definitiva: da quel momento in poi sarebbero stati conosciuti come Soft Machine.
Ma da dove viene questo nome?
La macchina morbida (The Soft Machine) è il titolo di un romanzo dell'autore William S. Burroughs, amico di Allen, che aveva conosciuto durante la sua esperienza parigina. L'opera rappresenta il secondo capitolo di una tetralogia, iniziata con Pasto nudo e proseguita poi con Il biglietto che esplose e Nova Express.
Mentre il primo capitolo della saga, Pasto nudo, si concentra sulle forme di controllo che lo Stato può esercitare sulla mente degli individui, La macchina morbida si riferisce al corpo umano. Anzi, il titolo dell'opera rappresenta proprio una metafora del "corpo umano sotto l'assedio continuo di un'immensa schiera di parassiti dai molti nomi ma con un'unica natura famelica e un unico intento: mangiare".
E se il corpo umano è una "macchina morbida", allora i Soft Machine lo personificano alla perfezione. Rappresentano la fame insaziabile di sperimentare (non a caso si distinguono dal filone più melodico dei Caravan), di cimentarsi in generi diversi, dal jazz alla psichedelia al rock progressivo. Ecco perché Soft Machine è il nome ideale per quel gruppo formatosi a Maiorca, nella primavera del '66.
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