Intervista a Eddi Berni: “Sono cresciuto ascoltando musica PROG”

Abbiamo fatto due chiacchiere sulla musica prog con Eddi Berni: ecco la video intervista in cui ci racconta il suo rapporto con questo genere.

Eddi Berni è attualmente uno degli speaker di punta di RadioFreccia, potete farvi tenere compagnia da lui dal lunedì al giovedì dalle 6 alle 10. Appassionato principalmente di musica rock, non riesce (e non vuole) escludere dalle sue preferenze il prog: è questo infatti il genere con cui è stato cresciuto, soprattutto per merito dei suoi fratelli maggiori, e che continua a sorprenderlo anche da adulto. 

-Qual è il tuo rapporto con il prog?

Meraviglioso, per il fatto che i miei fratelli più grandi, ascoltavano prog quando ero bambino, quindi è come se il mio inconscio affettivo si fosse formato con Genesis, Gentle Giant, Yes, King Crimson, Van der Graaf Generator ecc... quel mondo è la mia musica dell'infanzia. Io lo adoro ma ammetto di essere molto di parte e di essere legato sopratutto ai nomi storici, tutte le volte che lo ascolto è come fare un viaggio a ritroso nei momenti più innocenti e candidi della mia vita. Poi nel tempo, da adulto, ho cominciato a riscoprirlo ascoltandolo in maniera diversa, apprezzandolo e amando ancora di più quella capacità musicale e ideativa che non ha paura di andare oltre, che non ha limiti.

-Tre album che un amante del prog non può non avere

CLOSE TO THE EDGE degli Yes, IN THE COURT OF THE CRIMSON KING dei King Crimson e SELLING ENGLAND BY THE POUND dei Genesis.

-Quali sono le caratteristiche che non posso mancare a un artista prog?

Parlandone in maniera un po' più “moderna” mi piacerebbe portare come esempio i The Wistons, gruppo italiano con un evidente appeal internazionale, loro non sono espressamente legati a quel tipo di suono però la cosa certa è che sono capaci di viaggiare. Quindi secondo me la caratteristica fondamentale del prog è quella di non fermarsi, di non avere un limite, andando oltre senza paura di sperimentare.

-Come mai in Italia il prog non ha conquistato la massa come all’estero?

I motivi sono tanti e difficili da raccogliere. Diciamo che a parte un paio di singoli della PFM non ci sono mai stati brani che hanno fatto la differenza dal punto di vista radiofonico: quelli prog sono brani lunghi e complessi, mentre la logica della radio (soprattutto degli ultimi vent'anni) è quella di passare prevalentemente hit e quindi è difficile trovare qualcosa nell'ambito prog che rispecchi determinate caratteristiche. Poi credo di base certe cose non siano mai riuscite a sfondare veramente (tranne la Premiata Forneria Marconi, il Banco del Mutuo Soccorso, i Delirium di Fossati ecc...) ma siano rimaste di nicchia perché altri gruppi si son o fermati a ripetere cose molto belle ma sempre un po' uguali. Forse non sono stati sufficientemente capaci di crescere, di rimanere prog fino in fondo. Per esempio, considerando il fatto che all'epoca la musica in Italia era prevalentemente legata ai cantautori, la PFM ha avuto la capacità di legare il proprio nome anche a Fabrizio De André e questo ha indubbiamente aiutato la sua crescita tra la massa.


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