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DIRTY MIND: il Prince (troppo) erotico per i discografici

Nel 1980 esce il terzo album di Prince, in cui il cantautore sperimenta un nuovo stile e una riscoperta libertà sessuale nei testi. Ma forse è troppo spinto per qualcuno?

Guardiamo la copertina di DIRTY MIND e vediamo un aitante Prince, appena ventiduenne, in mutande, con solo un foulard al collo e una giacca con una spilla molto esplicita. Recita Rude Boy e ci propone un nuovo Prince, lontano dalle ballad e dalle romanticherie soul verso un approccio alla musica e al sesso più spinto. Il cantante riesce così a cogliere in anticipo lo spirito rock, folle, libertino e sexy degli anni Ottanta.

La sua scelta fa però storcere il naso alla Warner Bros Records, con cui pubblica il disco e al nascente Parental Advisory. Nel 1980 non si parlava ancora di Parental Advisory Explicit Lyrics, che sarebbe nato cinque anni più tardi sulla spinta di Mary Elizabeth Gore, moglie del deputato Al Gore. Un'idea sorta proprio dall'ascolto di un brano di Prince! 

Tuttavia, DIRTY MIND spiana la strada per quel tipo di censura negli anni di Ronald Reagan. Si tratta infatti di un album ricco di espliciti riferimenti sessuali di ogni tipo che sconvolse letteralmente i discografici, tanto che il manager di Prince, Steve Fargnoli, dovette premere sulla Warner così che pubblicasse l'album.

Perchè Prince voleva comunicare al mondo musicale che non era più un adolescente innamorato, obbediente e vestito nelle sue tutine aderenti total black. E gli anni Ottanta volevano raccogliere l'eredità di anni di rivoluzione libertina, ma in un contesto new wave e post punk, dallo stile urbano, notturno e senza censure. 

In qualità di main artist sul palcoscenico, solamente in biancheria intima e con quello spirito da Rocky Horror Picture ShowPrince non guardava in faccia a nessuno. Neanche quando, nel 1981, a un concerto con i Rolling Stones al Los Angeles Coliseum, fu colpito con bottiglie e lattine dal pubblico per il suo abbigliamento.

Ma Prince stava già assaporando la gloria di un nuovo scenario androgino, esplicito, dove il sesso diventava componente distintiva dell'immagine di un rocker. E per scoprire meglio perché il cantante suscitò tanto scalpore in quegli anni, basta guardare i testi dei brani di DIRTY MIND. 

A partire dalla canzone di apertura, Dirty Mind, che esplicita il desiderio sessuale tra desideri sporchi, "cavalcate" in macchina e in pubblico, sotto lo sguardo di tutti. C'è poi Uptown che rivendica la libertà sessuale totale, con persone di qualsiasi sesso, età e razza e Head, un termine colloquiale che richiama la testa dell'amante durante la fellatio.

Ma più di tutte è Sister, con un chiaro richiamo all'incesto, che fu particolarmente censurata. E, a discapito delle indignazioni bigotte, Prince diventò comunque un'icona amata e valorizzata per la sua completa libertà espressiva e creativa, con i suoi celebri brani hot pop, rock, funk, post punk che ancora oggi tutti amiamo. 

Francesca Brioschi

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Francesca Brioschi
Tags: prince

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