Johnny Cash, l'omone di un metro e ottantotto dalla calda voce ammaliante muove i suoi primi passi in Arkansas negli anni Trenta. Un bravo ragazzo di campagna, che sin da piccolo sente la mancanza dell'affetto paterno, a lui rivolto in maniera ruvida e grezza. Poi accade l'irreparabile. A soli 14 anni, nel 1944, Johnny assiste alla morte del fratello, tagliato in due da una sega elettrica. Un evento traumatico, che incide sulla sua fragilità emotiva, soprattutto dopo che il padre gli confessa che avrebbe preferito vedere lui morto. Così lentamente in lui si instilla quella bestia dell'anima, che ne divora l'intimità fino a esplodere in canzoni spezzate e così profondamente sofferte.
Nel 1964 esce l'album BITTER TEARS: BALLADS OF THE AMERICAN INDIAN, dove Johnny Cash si fa portavoce della storia sofferta degli Indiani d'America. Così le "lacrime amare" del titolo si sciolgono in otto ballads votate a una narrazione incensurata dalla forte presa emotiva. Il progetto è nato in collaborazione con Peter LaFarge, musicista folk che spesso si è espresso a favore dei nativi americani. Con lui, Johnny ha potuto conoscere e approfondire meglio la loro cultura con ricerche sul campo nelle riserve indiane. Si tratta di un'opera fortemente voluta e sentita da Cash, che ebbe grande risonanza, in particolare con il brano The Ballad of Ira Hayes. Questa è la storia di un valoroso marine della battaglia di Iwo Jima che, tornato in America, fu emarginato in quanto indiano e morì di povertà e stenti a soli 32 anni.
Se la sua educazione gli ha sempre imposto una fervida fede, tuttavia Johnny Cash ha trovato veramente la sua strada spirituale da adulto. In seguito al vortice di droga, alcool e problemi con la legge in cui il destino ha voluto che incappasse, Johnny ha saputo rialzarsi. E la religione è stata per lui una stella polare, che gli ha dato la forza emotiva per rivolgere la sua musica a coloro che non potevano trovare altra forma espressiva.
Parliamo di un'umanità fragile, che Johnny ritrova tra le pareti del carcere e a cui dedica i suoi concerti live nelle prigioni di Folsom e San Quentin. Ne derivano due bellissimi album e Johnny porta con sè le simboliche parole di un carcerato:
Il mio corpo potrà essere dentro le mura di una prigione, ma il Signore ha liberato la mia anima.
La rinascita di Johnny Cash è legata anche all'incontro con June Carter, colei che, dal 1968, lo avrebbe accompagnato per 35 anni nella vita privata e sul palco. La loro storia d'amore è tanto iconica da diventare trama del film da Oscar Quando l'amore brucia l'anima - Walk The Line (ve ne abbiamo parlato qua).
Forse però non sapete che quando Johnny e June si conobbero erano entrambi sposati e che June, nonostante innamorata del cantautore, declinò più volte la sua proposta di matrimonio perché non pensava di poter reggere i ritmi fin troppo rock 'n roll dell'artista. Fu lei a dire a Cash che gli avrebbe rivolto la parola solo sul palco, ma quando, dopo l'esibizione di Jackson, Johnny si inchinò chiedendole nuovamente la mano, June disse sì.
E ora veniamo al soprannome che ha reso celebre Johnny Cash in tutto il mondo. Un'indole distintiva, rappresentata da una scelta stilistica che ha una forte valenza simbolica. A partire dagli anni Settanta, il cantante e chitarrista decise di indossare solo abiti neri, per rappresentare i poveri e gli oppressi.
Come sempre, l'artista scelse di seguire una direzione controcorrente, rinunciando agli sfavillanti abiti country per mostrare un'evoluzione più profonda e significativa della sua musica.
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