Intervista a Mecna: “MENTRE NESSUNO GUARDA è l’espressione perfetta della mia musica”

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Mecna è come un treno inarrestabile e continua la sua corsa nella realizzazione di un album all’anno. Venerdì 16 ottobre è uscito il suo sesto disco: MENTRE NESSUNO GUARDA. Ce ne parla in questa intervista.

MENTRE NESSUNO GUARDA, disponibile su tutte le principali piattaforme digitali e in versione fisica (CD e vinile) per Virgin Records (Universal Music Italia), è stato annunciato tramite uno shortfilm diretto dal giovane regista Enea Colombi. Il cortometraggio contiene dei brevi estratti di alcuni pezzi del disco accompagnati dalla loro rappresentazione visiva e simbolica.
Una volta annunciata la data di uscita, la copertina dell’album ha iniziato a prendere forma su un intero muro di via Festa del Perdono, a Milano: giorno dopo giorno abbiamo visto realizzare, grazie a Richard Wilson (street artist britannico attivo dal 2010 protagonista di una mostra alla National Portrait Gallery di Londra), un Mecna piangente, quasi drammatico, in contrapposizione alla classica immagine che i rapper vogliono dare di sé.

In realtà a Mecna (pseudonimo di Corrado Grilli) impersonificare lo stereotipo del rapper non è mai interessato, e nel corso dei suoi album non ha mai nascosto le sue debolezze e il suo amore per un certo tipo di malinconia. Queste caratteristiche non sono state escluse nemmeno da MENTRE NESSUNO PARLA. Di questo e tanto altro discuteremo nell’intervista all’artista foggiano:

-Inizierei col parlare dell’annuncio dell’album. È innegabile che te sia un mago nel creare hype tra i tuoi fan, ma questa volta ti sei superato: l’artwork della cover è stato svelato un dettaglio alla volta, man mano che veniva realizzato in via Festa del Perdono. Tutto ciò va decisamente in contrasto con il modo di fruire della cover di un disco in quest’era, basta un click per caricare un post con l’artwork e placare la sete di curiosità del fan. La tua mossa è stata un invito ad apprezzare di più le attese?

Sì, assolutamente. Il fatto di aver svelato la copertina praticamente in 5/6 giorni è un’operazione ormai impossibile perché tutto viene spoilerato velocemente sui social, quindi ho cercato un modo per tornare ad avere quel gusto dell’attesa e nel contempo ho voluto creare una sorta di mini evento: se ti capitava di passare in via Festa del Perdono potevi vedere il progress giorno dopo giorno. Poi di base sono uno che si mette nei panni dei fan e già dal cortometraggio e dalla copertina ho voluto proporre questo disco in maniera leggermente diversa rispetto agli altri.

-Un altro trucchetto è stato l’utilizzo della data di uscita tramite un cortometraggio diretto da Enea Colombi. Come ti è venuta questa idea? Come avete bilanciato i vostri due ruoli creativi? 

Io ed Enea avevamo già lavorato insieme, quindi sapevo che aveva un gusto e un’estetica che è molto vicina alla mia, quindi dopo aver parlato un po’ di come poteva essere il video mi sono abbastanza affidato a lui. L’idea balenava in testa ad entrambi già da un po’ di tempo, poi a un certo punto ad aprile ci siamo sentiti e lui mi ha proposto di fare un corto ma non sapeva ancora che io stessi scrivendo il disco. Quindi gli ho proposto di provare a fare qualcosa sui nuovi brani, dopodiché ci è venuta subito in mente l’idea di annunciare il disco con questo shortfilm che è anche un po’ un modo per far entrare le persone nel mood generale del disco.

-Hai intenzione di creare gli altri video dei brani estratti dall’album sulla scia di questo shortfilm o è un progetto che rimarrà a se?

In teoria è un progetto che rimarrà a sé, i video dei singoli non si ispireranno al cortometraggio. Però essendo stati quattro giorni di shooting abbiamo molto materiale… quindi chi lo sa, magari uscirà altro.

-Lvnar, Imseife e Alessandro Cianci sono ormai tre nomi fissi all’interno della produzione dei tuoi album (da LASKA, anzi Cianci persino da DISCO INVERNO) e tre nomi fissi anche nella tua cerchia di amicizie. Come si sarebbe evoluto il progetto Mecna se non li avessi incontrati? E che contributo apporta ognuno di loro all’interno dei pezzi?

C’è una parte di ognuno di loro in tutti i pezzi, essendo tutti amici stiamo sempre a contatto e mettiamo sempre bocca nelle produzioni, in questo modo si è venuta a creare una sorta di squadra che ci permette di intervenire anche se la produzione è solo di Seife, di Lvnar o di Cianci. Poi ovviamente ci sono dei momenti nei quali nascono delle collaborazioni e magari Cianci aiuta Lvnar, piuttosto che Seife, o Lvnar e Seife fanno una cosa insieme.
È complicato immaginare il mio percorso senza di loro, probabilmente avrei fatto una cosa simile, non so con chi, però insomma, sono contento di averli beccati… di sicuro posso dire di aver trovato nel momento giusto delle persone che hanno una loro identità molto forte a livello di ascolti: hanno la sensibilità di ascoltare determinate cose che spesso confinano con i miei stessi gusti. Io ho scoperto tante cose da loro e loro hanno scoperto tante cose da me, ci scambiamo i dischi e questo per me è fondamentale per la creazione di un progetto al quale collaboriamo tutti.

-L’album si conclude con una piccola bomba a mano, il brano Scusa. Hai citato una marea di persone: da chi ti sei lasciato alle spalle, a chi ti è vicino tutt’ora e a chi vorresti sentire vicino come una volta. Scrivere questa canzone è stata per te una sorta di espiazione? E chi sono stati i primi a scriverti dopo aver sentito il pezzo?

Scrivere questa traccia è stato strano perché contiene dei concetti che avevo dentro e che per una ragione o per l’altra non avevo mai esternato, spesso nemmeno alle persone interessate. Quindi da un lato è stato difficile però dall’altro è stato molto veloce da scrivere proprio perché una volta iniziato mi sono lasciato andare, il pezzo è andato liscio e si è quasi creato da solo. Le prime persone che mi hanno scritto sono stati i miei genitori, come sempre, più veloci della luce.

-Senti di dover chiedere scusa (o dire grazie) anche a te stesso?

No, io so chi sono e come mi comporto con le persone. Questo pezzo era più per loro.

-Diciamo che non sei nuovo a questo tipo di pezzi, anche in Grazie Mille (contenuto in DISCO INVERNO) hai utilizzato la tua musica per esprimere riconoscenza. Quanto la scrittura si è rivelata terapeutica per te nel corso degli anni?

Abbastanza, sembra una banalità ma ho scoperto che attraverso la musica riesco a dire delle cose che non riuscirei a esternare altrimenti. Tutt’ora in Grazie mille ci sono cose che non ho detto a mio padre e che mai mi sognerei di dire. Sono molti i pezzi che mi hanno aiutato a sconfiggere quell’imbarazzo e quel pudore che mi impediscono di comunicare determinate cose dal vivo, anche se non c’è nulla di male nel dire che si vuole bene a un genitore, però sono cose che per una ragione o per l’altra mi riescono molto più facilmente in musica.

-MENTRE NESSUNO GUARDA è un album con un discreto numero di feat. C’è qualcuna di queste collaborazioni che ti ha fatto pensare: “Che figata, questa è la direzione che voglio prendere”?

Sì e no, nel senso che in questo disco ci sono un po’ di direzioni che desideravo prendere già nei dischi precedenti, ci sono pezzi come Tutto Ok che è l’evoluzione di Non sono come te o come Scusa che, come dicevamo prima, può essere l’evoluzione di Grazie Mille e Nonostante sia, quel tipo di pezzi un po’ più sentiti.
Se ti dovessi dire invece un pezzo da cui forse vorrei partire è Punto Debole, per le sonorità e per come si mischiano con il tema del pezzo, con le melodie, con il rap e con la cassa quasi dritta.

-Ormai è inevitabile che la gente ti riconosca per strada (ne parli anche in Interludio), come vivi questo cambiamento da artista di nicchia a popolare? Senti che l’approccio dei fan verso di te e il tuo approccio verso di loro sia mutato nel tempo?

No, direi che non è mutato nel tempo, più che altro dipende da chi mi riconosce e da come mi si approccia. Spesso mi capita che mi fermino persone che mi dicono: “so che non ti piacciono le foto” e capisco che loro mi seguono da tempo perché questa cosa l’ho detta un po’ di volte, mentre altri nemmeno mi salutano e mi chiedono di fare un video per il compleanno della mamma, dello zio…

-Se dovessi esplodere e conquistare la grande massa con una canzone (anche del tuo vecchio repertorio) quale vorresti che fosse?

Sicuramente dei pezzi come Ho Guardato Un’Altra, Non Mi Va/Con Te o Demoni perché secondo me contengono l’espressione perfetta di quello che faccio: un misto di argomenti e ricerca del suono che vanno a creare un mood generale ben preciso. Soprattutto in questi giorni, appena dopo l’uscita del disco, in tanti mi stanno dicendo che il mio suono è ben riconoscibile e, per quanto io me ne renda conto, fa sempre piacere sapere che anche gli altri hanno la mia stessa percezione.

-Oltre che sul sito di Stone Music questa intervista uscirà anche sulla rivista cartacea VINILE (in edicola dal 15 gennaio 2021). Non posso quindi fare a meno di chiederti quale sia il tuo rapporto con il supporto analogico. È come scrivi nella cover del vinile di MENTRE NESSUNO GUARDA: li compri ma li lasci incellofanati?

Ovviamente questa è una provocazione. Secondo me non sono tantissimi quelli che usufruiscono veramente del vinile o del CD per ascoltare la musica e credo sia anche, ahimè, normale. Io sono il primo che ascolta la musica attraverso i device però, allo stesso tempo, mi piace anche avere il prodotto fisico, qualcosa che sia tangibile (soprattutto perché sono un grande fan delle copertine).


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