Sotto il cappello di Vinicio Capossela

"Ho sempre paura di perdere qualcosa, gli oggetti, i ricordi. Fatico ad andare a tempo e allora mi porto sempre dietro tutto. Il cappello è il tappo per tener dentro ogni cosa e impedire l’evaporazione dei ricordi."

In un'intervista di Marco Travaglio, qualche anno fa, Vinicio Capossela rispondeva così alla domanda "Si toglie mai il cappello?". A volte ce lo siamo chiesti anche noi, se quel cappello fosse solo un accessorio, se facesse parte dell'immagine del personaggio. Ma queste ipotesi, applicate a un uomo come Vinicio Capossela, ci sembravano banali, blande, inutili. Così, questa risposta ci piace molto, e solo lui poteva darla: il cappello è un tappo per tenere dentro i ricordi

E di ricordi Vinicio ne ha tanti: i genitori dell’Alta Irpinia emigrarono ad Hannover, in Germania, dove nacque Vinicio. Già nel suo nome era scritto il suo destino di cantautore: Vinicio, il nome scelto dai suoi genitori, apparteneva a un celebre fisarmonicista amato molto dal padre. Un destino che Vinicio Capossela compie già nel 1990 con il suo album d'esordio ALL’UNA E TRENTACINQUE CIRCA, ma anche con il suo secondo album MODÌ, seguito da CAMERA A SUD, disco che contiene la fortunatissima Che Coss’è l’Amor.

Queste opere sono solo l'inizio di una carriera brillante, in cui Vinicio attinge da letteratura, storia, geografia, ricordi personali e molto di più. In un’ulteriore intervista, Capossela rivela di non avere un passato, di vivere fuori dal tempo: così come le sue canzoni.

Nella sua carriera Vinicio ha vinto cinque volte la Targa Tenco, la prima proprio con il suo album di debutto. Ma gli vengono riconosciuti anche i premi “Fernanda Pivano”, “Piero Ciampi”, “Amnesty Italia” e il premio “De André” alla carriera. Molti i tributi alla sua discografia, come quello della scena della partita di calcio in spiaggia nel film Tre uomini e una gamba del trio Aldo Giovanni e Giacomo, che hanno scelto Che Coss’è l’Amor come colonna sonora del ciak.

Il 14 febbraio 2020 è uscito il suo ultimo album, l’EP BESTIARIO D’AMORE, ispirato a Il bestiario d'amore di Richard de Fournival, risalente a metà del XIII secolo.

L’Amore apre i cancelli allo zoo interiore che ci portiamo dentro. Attiva in noi il lupo, il coccodrillo e la sirena, ci rende parenti stretti del licantropo, del corvo e dell’asino selvaggio, ci rende credibili la fenice e l’unicorno. Insomma mette in moto e rivela un intero bestiario d’amore, perché l’innamorato è un mostro, sopraffatto dalla necessità di mostrarsi. Mostrare il proprio stato o nasconderlo, abitare l’incantesimo o romperlo, abbracciare la trasformazione o respingerla sono soltanto alcuni piccoli casi degli smisurati quesiti che lo stato febbrile pone.

E dice, poi: «In tempo di pestilenza, bisogna parlare d'amore». Vi consigliamo di dare un ascolto:

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