Gli anni Novanta hanno dato vita a moltissimi generi musicali. I toni del grunge si mescolano ai riff indiavolati dell'heavy metal. Ma c'è anche il gothic metal, l'alternative rock dagli accenti folk. L'ascoltatore medio si trova così immerso in un labirinto sonoro, in un connubio di tradizioni musicali coltivate, perfezionate e distorte nel corso degli anni. E in questo frangente ibrido e innovativo si inseriscono anche i Tesla.
Il gruppo, che esplora sfumature pop, heavy e blues, esordisce nel 1984, con un nome che richiama evocativamente l'inventore Nikola Tesla. In una dimensione che enfatizza l'evoluzione tecnologica, i Tesla riconducono il loro pubblico verso un'intimità familiare, spontanea e genuina dettata dall'acustico. Questa è la fonte di FIVE MAN ACOUSTICAL JAM, album unplugged, ovvero senza-spina, registrato in un live del 1990. La musica ritorna alla sua dimensione da focolare, attorno ai cinque musicisti che, con i soli strumenti musicali, ridanno voce al rock senza elettricità.
Sembra quasi ironico che una band che trae il suo nome da uno scienziato occupatosi per tutta la vita dell'elettricità, si discosti da quella dimensione. E che sia anche la prima a farlo. Nel novembre 1989 nasceva infatti il celebre programma televisivo MTV Unplugged, ma ci vollero mesi prima che il format delle esibizioni unplugged dal vivo acquisisse popolarità.
Il primo album live dei Tesla può essere considerato un premonitore, un fratello maggiore o, forse meglio, fratellastro, di quell'atmosfera deprivata di sfarzosismi elettrici. Così prima dei KISS, dei Nirvana, dei Korn e di Eric Clapton che, con il suo UNPLUGGED (1992) ha realizzato il figlio di questa realtà più venduto di sempre, ci sono stati i Tesla.
Quel giorno del 1990 la band stava accompagnando i Mötley Crüe nel loro tour per DR. FEELGOOD, quando all'improvviso, durante la pausa, improvvisò una session, prima di cover famose e poi di brani personali, in versione acustica. Il pubblico fremette dietro quell'innovativa apparizione, che suonava così diversa, ma al tempo stesso familiare.
Un album bellissimo, che fece dire al frontman Jeff Keith, nella successiva esibizione di Philadeplhia al Trocadero Theatre: "It was different, but nice". E l'acclamazione del pubblico dimostrò un pieno consenso.
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