La memoria di Jeff Buckley rimarrà eternamente legata al suo poetico album d'esordio, GRACE, pubblicato il 23 agosto 1994. Buckley era un figlio d'arte, cresciuto a pane e musica e slegato, troppo presto, dalla figura del padre, Tim, che se n'era andato quando il cantante aveva solo 8 anni. Tim Buckley aveva lasciato al figlio un cognome e il sogno di una carriera musicale, la stessa che aveva avuto lui, prima di spegnersi, a causa di un'overdose di eroina, a soli 28 anni. Per questo, l'esordio di Jeff come cantautore avviene il 26 aprile 1991, al concerto tributo per il padre: Greetings from Tim Buckley, titolo anche dell'omonimo biopic su Jeff del 2012.
Al concerto, il cantante conosce Rebecca Moore, una giovane attrice e musicista che lo introduce ad artisti di spessore come Lou Reed e Allen Ginsberg. Da quel magico momento, i due rimarranno legati fino al 1994, quando Jeff comincerà una relazione con la violinista Joan Wasser. Ma con Rebecca resterà quel legame indissolubile da vecchi amanti e confidenti, tanto che sarà lei l'ultima persona a cui Jeff lascerà un messaggio prima di essere inghiottito dalle acque del Wolf River, affluente del Missisippi. Pensami e sorridi. Me la caverò, ti vedrò dall'altra parte. Per questo Rebecca non è solo un'amante, ma un'amica e una musa, che tesse la cornice di GRACE.
Ed è a lei che Jeff pensa quando scrive la track title, Grace, così come i brani Last Goodbye e Lover, You Should Have Come Over. Canzoni che parlano d'amore, ma anche di perdita, rimpianto e nostalgia, tanto da costruire un quadro evocativo, delicato, ma al tempo stesso aggressivo e malinconico di una storia tormentata.
Jeff e Rebecca erano insieme nel 1993 quando il disco fu registrato agli Studi Bearsville di Woodstock. Il cantautore era triste e demotivato in quel periodo, perché il padre di Rebecca era appena morto e il clima tetro della vicenda aleggiava sul suo spirito creativo. Tuttavia, GRACE è anche questo.
Un diario intimo in cui l'artista rilascia una fragilità spezzata e brutalmente onesta. Così all'atmosfera romantica si accompagna quella mortuaria perché con il tema della morte Jeff si è confrontato sin da bambino. Ed è il motore di quella voce interiore, urlata dietro un timbro caldo e pulito, ma graffiata in profondità.
Lasciamo dunque che siano le parole di Bono a ricordarci Jeff come "una goccia pura in un oceano di rumore".
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