Quell’incontro straordinario tra i Pink Floyd e il cinema italiano

La celebre pellicola del regista italiano Michelangelo Antonioni, Zabriskie Point, intrecciò il suo destino con i Pink Floyd e un mirifico brano, Careful With That Axe, Eugene. Come avvenne quella speciale, ma controversa, collaborazione? 

Nel 1969, i Pink Floyd si preparavano a inaugurare un nuovo coraggioso capitolo, dopo un periodo di spaesamento dovuto all'allontanamento di Syd Barrett e all'ingresso di David Gilmour: l'album UMMAGUMMA. Proprio in quel prodotto trovò un posto il brano Careful With That Axe, Eugene

Quest'ultimo era uscito nel dicembre del 1968 come singolo insieme a Point Me At The Sky e già preannunciava un'evoluzione sperimentale e straordinaria. Ma la vera svolta la ottenne nell'autunno del 1969, quando il manager dei Pink Floyd, Steve O' Rourke, ricevette un'inattesa telefonata. 

Dall'altro capo del telefono c'era il regista italiano Michelangelo Antonioni, già autore di un successo al botteghino, Blow-Up (1966). In quel film, il regista dipingeva uno scenario bohémien londinese, tra fotografi, artisti, hippie e clochard. Nonostante l'età già matura, Antonioni si dimostrava un artista a passo con i tempi e sempre desideroso di circondarsi da giovani menti brillanti.

Per questo, finito il montaggio del suo nuovo film, Zabriskie Pointspecchio delle cultura giovanile sessantottina, non mancò di cercare una colonna sonora altrettanto contemporanea. Il suo punto di riferimento fu il Dj Don Hall, a capo della radio libera KPPC Fm Radio Station di Pasadena. Ed era proprio quello il cuore dell'America che voleva ritrarre Antonioni. Ma allora perché scegliere una band inglese per une pellicola ispirata allo scenario della Death Valley?

Tutto iniziò quando la compagna del regista e co-sceneggiatrice del film, Clare Peploe, tornò da Londra con una schiera di album sotto braccio. Tra di questi c'era UMMAGUMMA, che affascinò talmente tanto il regista da richiedere un incontro con la band. E non era la prima volta che vedeva i Pink Floyd dato che, nel 1966, accanto a Monica Vitti, aveva assistito a una loro esplosiva performance al Roundhouse di Londra

Inizialmente, la proposta per i Pink Floyd fu di comporre musiche originali solo per alcune scene, tra cui l'apoteosi finale e la lunga storia d'amoreMa Roger Waters, dopo aver visto il film, chiese di poter intervenire su tutta la colonna sonora. Una richiesta tagliente per Antonioni, che tuttavia decise di fidarsi, consentendo ai Pink Floyd di essere la prima band a operare sull'intera soundtrack di un suo film.

Ben presto, però, si capì in che modo. Ovvero con una minuziosa e ossessiva esigenza perfezionista, che richiedeva composizioni rapide, sicure e indirizzate. Mentre i Pink Floyd, allora, erano soliti lasciarsi trasportare dall'ispirazione del momento.

Alla fine dunque ci fu un'unica canzone che convinse Antonioni fin dal principio: Careful With That Axe, EugeneNon a caso, la scelta per lo spettacolare epilogo del film. 

Le altre scene ebbero un destino differente, tanto che, per esempio, la parte del volo su Los Angeles fu accompagnata dall'iconica Dark Star dei Grateful Dead. 

Così, a conti fatti, il pezzo dei Pink Floyd che aveva realmente disarmato il regista, in quelle due settimane di registrazione romana in Via Urbana, era stato uno. E alla fine, nell'album ufficiale del film comparvero solo tre tracce su otto di quelle composte dai Pink Floyd.

Per questo motivo esistono più versioni alternative, tra le quali il riferimento principe è A TOTAL ZABRISKIE POINT OF VIEW. E chissà come sarebbe stata la pellicola con l'intero assetto musicale pensato dalla band. Resta indubbia la magia di Careful With That Axe, Eugene.

Trovate altre curiosità sui Pink Floyd nel primo e secondo numero della nuova collana di casa Sprea «Le grandi glorie del rock», in edicola e sul nostro store online.
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You May Also Like