Il pezzo si apre in pompa magna con il basso potente di Rutherford che spinge il gruppo, rivelando il ruolo fondamentale svolto da Mike nella composizione del brano:
L’idea per il testo mi è venuta dopo aver letto un libro in cui si parlava di una sommossa del 1715 in Scozia che non aveva avuto successo. Mi piaceva l’idea di questo personaggio (John Erskine, figlio di Charles, conte di Mar – ndr) un po’ effeminato e abbastanza ben vestito.
La parte centrale della canzone è ad opera di Hackett, una ballata originariamente intitolata The House Of Four Winds. La storia si conclude con la marcia su Londra del conte, che però è destinata al fallimento.
Questo capolavoro di Banks era già quasi pronto all’epoca di A TRICK OF THE TAIL, ma lui ha deciso di lavorarci sopra un altro anno per perfezionarlo al meglio. Il testo è in parte ispirato al romanzo di fantascienza Phoenix In Obsidian di Michael Moorcock e racconta la storia di una sorta di “prescelto”, di profeta che è chiamato a guidare il popolo in battaglia, fino a quando decide di scomparire. Un pezzo che ha
avuto molto successo anche dal vivo, in cui l’interplay tra Banks e Hackett raggiunge
livelli altissimi.
Nel 1976 la rivista musicale Sounds definì questo brano “la cosa migliore mai realizzata dai Genesis”.
Uno degli aspetti maggiormente apprezzati della produzione anni 70 dei Genesis è la tipica malinconia inglese presente tra i solchi delle canzoni: sotto questo punto di vista, Blood On The Rooftops rappresenta un esempio impareggiabile.
Collins e Hackett sono gli autori di questa elegia in bianco e nero, che dibatte gentilmente sulla noia dei telegiornali. Fortunatamente in soccorso dei protagonisti arriva l’immancabile tè. I componenti della band sembrano tutti d’accordo sul fatto che la composizione rappresenti il contributo più riuscito di Hackett alla discografia dei Genesis.
Composta interamente da Banks, il testo ipotizza un mondo devastato dall’olocausto nucleare, in cui il protagonista è rimasto l’unica persona ancora in vita. Da un punto di vista più ampio, rappresenta una riflessione sulla solitudine.
Musicalmente, la melodia ha una imbarazzante somiglianza con il classico natalizio Have Yourself A Merry Christmas. Collins ha sovrainciso parecchie tracce vocali, sullo stile di I’m Not In Love dei 10cc. I Genesis hanno eseguito Afterglow dal vivo non meno di 560 volte, rendendola la quinta canzone per numero di esecuzioni live in carriera.
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