The Strokes: con quale album arrivarono primi in classifica?

Dopo un brillante debutto all'inizio del nuovo millennio, la giovane band newyorkese dal sapore indie rock scalò le classifiche britanniche con un album sperimentale e plurisfaccettato, portavoce di un cambiamento di sound firmato 2006. Volete sapere di cosa si tratta?

Gli Strokes inaugurarono gli anni Duemila con un cambiamento di rotta decisivo nel panorama rock. Un sound graffiante, accompagnato dalle chitarre sporche di Nick Valensi e Albert Hammond Jr, dal tocco tellurico alla batteria di Fabrizio Moretti, dalla spinta energica al basso di Nikolai Fraiture e dall'indimenticabile voce malinconica di Julian Casablancas. Insomma, un gruppo affascinante e incendiario di musicisti ventenni newyorkesi con tanta voglia di fare. E la stagione musicale tracciava un'atmosfera decisiva, sancita dalla chiusura di una generazione con la morte di Kurt Cobain nel 1994. Così gli Strokes ritraevano l'eredità grunge infiorettata dalla tradizione rock anni Settanta, con sonorità grezze, ma eleganti e altamente orecchiabili. 

Per questo il loro debutto nel 2001 con IS THIS IT è un successo e si posiziona al secondo posto della classifica di Rolling Stone degli migliori album della gloriosa annata dei millennials. A tirare il carro sono track come Someday Last Nitedove le composizioni impreziosiscono scelte stilistiche precise. Inizialmente Casablancas canta la dimensione urbana della metropoli newyorkese, le prime delusioni e le controverse relazioni amorose. Si respira un'aria avanguardista, ma frenata da sonorità ripetitive e attendibili, che accompagnano anche il secondo album, meno acclamato, ROOM ON FIRE (2003). Tuttavia i pezzi sono accattivanti, interessanti e originali e gli Strokes destano attenzione, mentre i media si stanno concentrando nello stesso momento sui neonati Arctic Monkeys. 

Mentre alcune band, come i Blur e gli Oasis, hanno un tratto marcatamente britpop, gli americani Strokes si collocano su un crocevia internazionale e indecifrabile. Quando arriva il 2005, però, nessuno si aspetta che la band possa risorgere dalla letargia del secondo album con un terzo, inedito, prodotto sperimentale. Questo perchè le luci dello star system abbindolano i nostri musicisti, che si lasciano affascinare da una vita di agi e vizi. Soprattutto Casablancas, un po' troppo avvezzo all'alcool e alle belle donne. Ma la stagione successiva si deve ancora scrivere e dopo una lunga e attenta lavorazione, maturata in tre anni, nel 2006 gli Strokes sfornano FIRST IMPRESSIONS OF EARTH. Il disco cavalca l'ondata natalizia ed esce il 2 gennaio, collezionando un importante successo di vendita che riesuma le acclamazioni iniziali. 

Ed è proprio nella settimana dal 7 al 14 gennaio che, per la prima volta, gli Strokes conquistano una posizione in vetta alle classifiche UK. Tra Eminem e James Blunt, il loro sound distorto ottiene un apprezzato riconoscimento, anche grazie al cambio alla produzione. Entra infatti in gioco David Kahne, produttore di Walk Like An Egyptian dei Bangles, collaboratore di Paul McCartney e di Tony Bennet, con cui ha vinto un Grammy. E il tocco di Kahne si fa subito sentire, lasciando ampio raggio alla sperimentazione. Così, tra tutte le tracce dell'album spicca Ask Me Anythingun brano atipico, accompagnato dall'antenato del synth, il Mellotron, che riproduce le melodie degli archi. Si intrecciano poi armonie differenti, dalla patinata You Only Live Once, alla più rude e urlata, Juicebox, prima traccia a diventare un singolo. 

Certo, l'album è anticonvenzionale per l'eccessiva durata, che sfora i cinquanta minuti in quattordici tracce, mentre i precedenti album erano arrivati a poco più di mezzora. Molti ritengono infatti che la poesia del disco si spenga un po' in un allungamento forzato della durata, ma gli Strokes sono pronti ad affrontare anche questa sfida. E, nonostante, e inaspettatamente, il loro prodotto venga marchiato dalla Parental Advisory, per tematiche e gusto polifonico è una vittoria. Così, posti davanti al bivio morte/rinascita, gli Strokes accolgono l'insegnamento della loro evoluzione underground e tessono le fila di ritmi serrati e fascinosi, abbandonando il filtraggio vocale verso una strumentazione più raffinata e accentuata. Una sorta di canto del cigno, però, dato che poco dopo la band comincierà a sfaldarsi. Ma l'impronta è decisiva. 

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