Gli errori che hanno reso iconiche queste 7 canzoni

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A volte capita di ascoltare una canzone e sentire un suono o una frase inusuale, ma l'evoluzione leggendaria del brano non ci fa porre domande a riguardo. Volete scoprire 7 casi di errori non corretti con la pubblicazione?

Barbara Ann (1965), The Beach Boys

Nell'attesa dell'indimenticabile PET SOUNDS del 1966, la band di surfer per eccellenza, i Beach Boys, fu convinta dalla Capitol Records a registrare un album a cavallo delle festività natalizie. Siamo nel 1965 e il gruppo californiano dà alla luce BEACH BOYS' PARTY!, un disco costellato da celebri cover, tra cui Barbara Annincisa due anni prima dai Regents. Su questa si notano chiacchericci e rumori di fondo, tratteggiati da una divertente esibizione in cui Mike Love e compagni sbagliano addirittura le parole. Tuttavia il pezzo è un successo anche per la sua spontaneità. 

A Day In The Life (1967), The Beatles

Anche sulla scia dei Fab Four si riversa un errore in fase di registrazione, poi magistralmente capitalizzato dalla band. Il brano in questione è A Day In The Life, che chiude il carnevalesco SGT. PEPPER'S LONELY HEARTS CLUB BAND. Proprio durante la sua incisione in studio suonò accidentalmente una sveglia, il cui trillo si inserisce però alla perfezione sulla linea narrativa del testo, lungo il verso "Woke Up, Fell Out Of Bed (Mi sono svegliato e sono caduto dal letto)". Non solo, ma l'ingegnere del suono, Geoff Emerick, ha ricordato come, in chiusura, sia stato anche lasciato un'impercettibile squittio prodotto dalla scarpa di Ringo Starr

Sweet Home Alabama (1972), Lynyrd Skynyrd 

Non tutte le ciambelle escono con il buco. Con questo celebre detto non ci riferiamo alla bellezza indiscussa della punta di diamante dei Lynyrd Skynyrd, ma a un divertente episodio che capitò durante le registrazioni. Sembra infatti che in chiusura del brano, al minuto 4:10, il compianto Ronnie Van Zant si sia lamentato di aver perso l'ultima ciambella. Il gruppo era infatti solito accompagnarsi a questo spuntino zuccheroso durante le registrazioni, ma al frontman è sfuggita l'ultima razione, tanto che sembra dire "My Donuts! Goddamn".

The Jean Genie (1972), David Bowie 

Capiamo così da Van Zant come le improvvisazioni costituiscano sempre un magico espediente in una canzone. E ce lo dimostra anche il Duca Bianco, con il suo brano di inizio anni Settanta, The Jean GenieSi racconta che, durante l'incisione del pezzo in studio, il bassista Trevor Bolder e il chitarrista Mick Ronson si siano a un certo punto inceppati, non riuscendo ad accordarsi su una battuta. Allora è intervenuto Bowie, con la frase incoraggiante Get Back On It!, che è poi diventata parte integrante del testo, dettando una svolta iconica.  

Wish You Were Here (1975), Pink Floyd 

Title track del nono album degli onirici Pink Floyd, tanto amato da David Gilmour e Richard Wright, Wish You Were Here contiene al suo interno un colpo di tosse accidentale. Questo si colloca poco dopo l'incipit della canzone e appartiene a Gilmour, che si accorse dell'effetto sul brano solo a registrazione finita. Tuttavia il produttore, d'accordo con la band, volle mantenere l'errore per dare un tocco inedito e immediato al brano. Al cantante e chitarrista, però, questo piccolo difetto intaccò uno sgradevole vizio. Da quel momento, Gilmour disse che avrebbe smesso di fumare. 

Roxanne (1978), The Police 

Questo piccolo incidente di percorso è invece colpa/merito del biondo Sting. E non possiamo che sfoggiare un sorriso quando scopriamo il motivo del malloppo di note casuali al piano durante i primi secondi di Roxanne, contenuta nell'album di debutto dei Police, OUTLANDOS D'AMOUR. Sembra infatti che, poco prima di iniziare a cantare, il frontman dagli occhi di ghiaccio si sia appoggiato al piano per la stanchezza, non ricordandosi che fosse scoperchiato. Così, oltre al suono improvviso di cui non capiamo l'origine, il brano conserva anche la risata del cantante, che pensò di mantenere l'errore come espediente divertente. 

Eminence Front (1982), The Who 

Sui 5 minuti e 35 secondi di Eminence Frontdegli indimenticabili cavalieri britannici, si nota un piccolo sfregio che però non intacca la potenza del brano. Così, all'incirca verso il minuto 2:38, Pete Townshend attacca pochi millisecondi dopo Roger Daltrey sul verso iniziale del ritornello "Behind an eminence front". Il cantante, dunque, inizia con Beh, mentre il chitarrista gli si sovrappone con It'sappartenente invece alla strofa successiva. In questo modo si crea un microscopico accavallamento in cui non capiamo esattamente cosa dicono. Ma anche qui bisogna avere un orecchio sopraffino per notarlo. 

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