Concepito nel 2007, il Record Store Day è la giornata internazionale statunitense per celebrare gli oltre 1400 negozi di musica indipendente negli USA, con uno sguardo anche alla ricca presenza internazionale. E se gli anni scorsi veniva abitualmente festeggiato ad Aprile, quest’anno ricade su due giornate, il 12 giugno e il 17 luglio. E, proprio per quest’ultima data si drizzano le orecchie dei fan dei Foo Fighters, musicisti talmente eclettici e autoironici da sorprenderci sempre con nuove proposte. In questo caso si tratta di una vera e propria trasfigurazione della band che, in occasione della pubblicazione del prossimo album, prende il nome di Dee Gees. L’assonanza non è casuale, dato che Dave Grohl e colleghi propongono il loro personale omaggio ai Bee Gees.
Già in occasione dell’uscita dell’ultimo album della band, MEDICINE AT MIDNIGHT, Grohl aveva parlato di un “disco dance”, ideale per ballare e divertirsi. Ecco dunque che ritorna il riferimento ai maestri indiscussi della pista da ballo anni Settanta e la band alternative rock si lancia nell’ennesima sfida musicale. Questa porta la firma dei Dee Gees, temporaneo nome nelle vesti di tribute band che il gruppo aveva già annunciato a febbraio, durante il programma Sofa Session di Jo Whiley su BBC Radio 2, in un’avvincente versione di You Should Be Dancing. Trattasi del celebre brano dei Bee Gees dall’album CHILDREN OF THE WORLD che, nel 1976, raggiunge la prima posizione della Billboard Hot 100. Non solo, ma sembra sia il primo pezzo della formazione in cui Barry Gibb adotta l’iconico falsetto.
Lo stesso in cui si cimenta Grohl nel falsetto in un videoclip lanciata in anteprima e seguita ieri dalla pubblicazione di un post Instagram con la presentazione del disco. Si chiama HAIL SATIN ed è strutturato su 10 brani, cinque dei quali sono cover di hit dei Bee Gees, mentre gli altri cinque sono estratti dall’ultimo album dei Foo Fighters. Tra le cover immancabili troviamo la già citata You Should Be Dancing, i grandi classici del film La Febbre Del Sabato Sera (1977), ovvero Night Fever, Tragedy, More Than A Woman e infine Shadow Dancing, firmata dal solo Andy Gibb nel 1978. Dal lato Foo Fighters, invece, i brani in scaletta sono: Making a Fire, Shame Shame, Waiting on a War, No Son of Mine e Cloudspotter. Insomma un bel mix, che offre al gruppo uno stimolante assaggio della dance, indubbiamente da ascoltare “coi peli del petto in mostra e una catenina d’oro al collo”.
Così suggerisce un comunicato stampa per il lancio dell’album e si respira già lo spirito ballerino con una foto rilasciata dei Foo Fighters in camicie bianche, completi color pastello e occhiali da sole. E se gli anni Settanta sono tornati nella moda, anche la musica pregusta un’eredità consolidata. Pensare poi che l’idea per la tribute band e il disco è nata quasi casualmente, da un documentario sui Bee Gees che Grohl era l’unico della band a non aver visto. Tuttavia il prodotto ha dato i suoi frutti e le sue soddisfazioni, tanto che il frontman ne ha parlato così:
In studio (il 606 Studio ndr) avevamo ogni giorno una lista di cose da fare. Quel giorno c’era scritto: “Registrare una cover per Jo (Whiley ndr)”. Qualcuno ha chiesto: “Hai visto quel documentario sui Bee Gees?”. Ero l’unico, forse sull’intero pianeta, a non averlo visto. È così che è venuta fuori l’idea di fare un pezzo dei Bee Gees e di farlo come i Bee Gees. Ho cominciato a cantare ed è stato facile, l’interpretazione più facile della mia vita: nel giro di sei minuti avevo finito. Avrei dovuto cantare così negli ultimi 25 anni!
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