10 curiosità sull’album omonimo dei Fleetwood Mac

FLEETWOOD MAC fu un disco di innovazione per una band non poco avvezza ai cambi di rotta, anche bruschi. Negli anni, il gruppo ha affrontato numerose tempeste, pur riuscendo ad imprimere il suo nome nell'eternità grazie a lavori di elevata caratura come il self-titled. 

Uscì nel 1975, FLEETWOOD MAC, un album che portò tante novità per la formazione di Mick Fleetwood da presentarsi quasi come un disco di debutto, attraverso cui la band avrebbe potuto aver modo di rinascere, cambiare pelle e diventare ciò per cui viene ricordata a tutt'oggi. Al tempo, il chitarrista Lindsey Buckingham e la cantautrice e compagna Stevie Nicks, si trovarono al posto giusto al momento giusto. Con la dipartita di Bob Welch, avvenuta nel 1974, Mick Fleetwood era alla disperata ricerca di un rimpiazzo che, mesi dopo, arrivò e cambiò le carte in tavola nella band. Quando il gruppo entrò in studio all'alba del 1975, c'erano ancora molti angoli da smussare, ma il risultato fu comunque memorabile. FLEETWOOD MAC, del resto, è l'album, di brani come Say You Love Me e Rhiannon, tra le altre. Un disco importantissimo, insomma, che porta con sé moltissime interessanti curiosità e retroscena sul quotidiano della band all'epoca. 

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Buckingham e Nicks nell'accordo con Fleetwood

Nel dicembre del 1974, Mick Fleetwood era, come detto, alla ricerca di un nuovo chitarrista da inserire tra le file della sua band. Il batterista era anche alla ricerca di un nuovo studio, dopo essersi trasferito dal Regno Unito alla California. Fleetwood si incontrò, quindi, con il produttore Keith Olsen ai Sound City Studios di Los Angeles dove, quest'ultimo, gli propose alcune tracce del disco di debutto di Stevie Nicks e Lindsey Buckingham. Impressionato dal playing del chitarrista, Fleetwood si mise in contatto con lui che accettò alla sola condizione di inserire anche Stevie Nicks nella line up della band. Il resto della storia è ben nota, essendo entrata negli annali del rock. 

FLEETWOOD MAC introdusse Keith Olsen al rock 

Quando iniziò a lavorare coi Fleetwood Mac, Keith Olsen aveva pochi dischi prodotti all'attivo. Il suo background, poi, non era affatto rock. Olsen era un violoncellista che si dilettava a suonare la chitarra acustica, il piano ed il basso. Nel corso di un'intervista rilasciata nel 2012 rivelò di amare l'aspetto teoretico della musica più di quello pratico. Quando il produttore incrociò i suoi passi con la band di The Chain, la sua carriera prese il volo. Nei decenni successivi, produsse dischi per gruppi come Grateful Dead, Santana, Heart e Whitesnake, tra gli altri. 

La svolta pop rock per fini economici 

Alla metà degli anni '70, i Fleetwood Mac si erano già affermati solidamente come una band blues rock, specie grazie al talento smisurato del chitarrista e fondatore Peter Green. Al tempo, però, i membri rimasti nel gruppo compresero che fosse arrivato il momento di cambiare rotta, pur rimanendo importanti agli occhi dei fan del rock. In quegli anni, i Fleetwood Mac non navigavano nell'oro e, per questo, dovettero studiare un modo per scendere a compromessi con la scena mainstream del tempo senza perdere la loro identità. Il risultato fu un sound pop rock fresco, appassionante, ma ben costruito. 

Gli attriti tra Buckingham e McVie 

Per i membri originali dei Fleetwood Mac, l'arrivo di un nuovo organico causò non pochi scompensi. Buckingham era risoluto, carismatico e aveva fiducia in sé stesso e nell'apporto che avrebbe dato alla band. Per questo, cominciò sin da subito a consigliare gli altri membri della band come se ne avesse sempre fatto parte. Questo, incontrò quasi immediatamente il disappunto di John McVie che ci tenne a far presente le gerarchie del gruppo dal principio. Buckingham ricorda che gli attriti col bassista non furono pochi, ma che alla fine l'uno imparò a rapportarsi con l'altro al meglio. 

L'ombra di Peter Green 

A dispetto della svolta nel sound, l'ombra di Peter Green continuò ad aleggiare intorno al gruppo. Ne è un esempio World Turning, una canzone scritta da Christine McVie e Lindsey Buckingham che affonda le radici nello stile dell'album di debutto del gruppo del 1968. Pur presentando un riff più accattivante ed una ritmica più marcata, fu chiaro che la band non avesse intenzione di abbandonare le radici. 

Blue Letter 

In FLEETWOOD MAC, c'è solo una traccia non scritta da nessuno dei membri del gruppo, vecchi o nuovi che fossero. Parliamo di Blue Letter, brano arrivato grazie ai fratelli Rick e Michael Curtis, artisti country rock che conobbero Nicks e Buckingham prima che si unissero ai Fleetwood Mac. I quattro registrarono un paio di demo insieme, tra cui Blue Letter

L'inaspettato successo di Over My Head 

Scritta da Christine McVie, Over My Head fu il singolo di punta dell'album negli Stati Uniti. Il gruppo, e lei in particolare, non credevano che avrebbe riscosso grande successo. Al tempo, infatti, i Fleetwood Mac non erano entrati nella Billboard per diversi anni; l'ultima volta fu nel 1969. McVie rivelò in diverse occasioni di non aver mai scritto con l'intenzione di creare hit e che, la sua, fosse una sorta di propensione naturale. Over My Head fu, per lei, un successo imprevedibile che in realtà sorprese tutti. 

La componente femminile motore della band

Oggi, ricordiamo i Fleetwood Mac per essere una delle prime band mainstream del rock ad avere una componente femminile attiva anche sotto il punto di vista autorale. In realtà, però, c'è molto di più alle spalle. Nei Fleetwood Mac, il vero cuore pulsante del songwriting erano proprio le donne. Nel self-titled, tutto questo traspare chiaramente. Da Warm Ways alla sopracitata Over My Head, fino ad arrivare a Say You Love Me e alla celeberrima Rhiannon. Le principali hit del disco sono tutte firmate da Christine McVie e Stevie Nicks

Il loro WHITE ALBUM

Tradizione dei Fleetwood Mac è quella di inserire due membri per volta sulle copertine dei loro album. Per il disco omonimo, fu il turno di Mick Fleetwood e John McVie. Per molti, il disco viene ricordato come il WHITE ALBUM dei Fleetwood Mac, a causa della copertina semplice, tendente al bianco che lo distingue dal primo album di debutto, sempre self-titled. 

Il successo a posteriori 

Oggi, FLEETWOOD MAC è considerato come uno dei più grandi album della band. All'uscita, però, il gruppo dovette faticare prima di far raggiungere al disco il meritato successo. Ci volle più di un anno di tour prima che FLEETWOOD MAC arrivasse al primo posto della Billboard 200, era il settembre del 1976, a 15 mesi dalla sua uscita. 

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