I Queen protagonisti del nuovo numero di Grandi Glorie del Rock, in edicola

Grandi Glorie del Rock 13 Queen

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Dall'editoriale di Fabio Cormio

Lo confesso: quando a dicembre 2021 Brian May ha annunciato la propria positività al Covid, ho avuto un brivido. Ho temuto che il virus, complice la non più verdissima età del chitarrista di Twickenham (a luglio compirà 75 anni), potesse causare il peggio. Così, per fortuna, non è stato. Ma bisogna avere chiaro che Brian May è un vero patrimonio dell’umanità tutta.

Avete presente le dita di Dio e di Adamo nella Creazione  michelangiolesca? Forse preferite non scomodare un riferimento
religioso? Ok, prendiamone uno pop: avete in mente il dito dell’alieno e quello del bambino che si toccano, nella locandina del film E.T.? Ecco, Brian May è la scintilla che scaturisce da quel contatto. Nel suo caso, a toccarsi sono la fantasia e l’intelletto, la conoscenza e l’impeto.

Autorevoli riviste hanno celebrato Brian May come un grande tra i grandi (miglior chitarrista di sempre per i lettori del mensile britannico «Total Guitar»), eppure, altrettanto credibilmente, May è un uomo di scienza, un intellettuale che è stato protagonista di prese di posizione nettissime (per esempio contro no-Vax e terrapiattisti), sistematicamente suffragate dall’oggettività dei fatti.

È un astrofisico in grado di padroneggiare concetti estremamente complessi, nonché uno dei massimi esponenti mondiali della fotografia stereoscopica. Eppure la sua identità di scienziato non è mai in frizione con quella di artista, non è stata una zavorra per le sue capacità di compositore o di performer. May ha fatto scuola quando si è trattato di esplodere in assoli ispirati e geniali (Killer Queen, Innuendo e I Want It All giusto per ricordarne qualcuno), o di hit immortali, da Under Pressure a Who Wants To Live Forever, da Hammer To Fall a Stone Cold Crazy a One Vision.

E, tanto per marcare l’ennesima differenza dai colleghi, May non suona una chitarra qualsiasi ma la sua Red Special, “sua” nel senso che l’ha ideata e costruita proprio lui nel 1963 (quando aveva 16 anni) con l’aiuto del padre, ingegnere e modellista. Volete sapere il costo totale dello strumento che ha vergato pagine immarcescibili del rock? Otto sterline. Mettendo insieme tutti questi tasselli risulta chiaro perché il signor Brian May (che a differenza di Mick Jagger ed Elton John non è “sir”, ma pur sempre Cavaliere dell’Impero Britannico) è un caso unico nel panorama mondiale.

Ecco perché, nel volume che celebra la storia della band, ho voluto dedicare queste righe specificamente al suo chitarrista. Personalmente
non vedo l’ora di ammirarlo, insieme al compagno di sempre Roger Taylor (un altro gigante a cui tributeremo i dovuti onori nelle prossime pagine) e all’istrionico Adam Lambert, a Bologna il prossimo 11 luglio, dopo oltre due anni di attesa causa Covid.
God save the Queen, God save Brian May!

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