I Rats tornano dal vivo con una data esclusiva al Vox Club di Nonantola

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Foto di Nadia Grilli

La storica band modenese calcherà il palco del celeberrimo locale l'11 novembre prossimo, per celebrare il trentesimo anniversario di INDIANI PADANI, loro album più evocativo.

Le prevendite sono già aperte sui canali ufficiali di TicketOne e Mailticket. Il concerto durerà esattamente 120 minuti e rappresenterà un vero e proprio viaggio sul viale dei ricordi, con la band di Spilamberto che rivisiterà il disco del 1992 traccia per traccia. Formatisi nel 1979, i Rats hanno all'attivo sei album, due EP e vari album live. I concerti della band sono contraddistinti da un dinamismo estremo. Il fatto che manchino dal vivo da 3 anni, quindi, rende l'evento al Vox Club ancor più importante. Alla luce di questo, abbiamo avuto il piacere di intervistarli, per conoscerli meglio e scoprire quali siano le emozioni provate all'avvicendarsi della fatidica data modenese.

Il percorso dei Rats in pillole

Negli anni d'oro, hanno avuto il piacere di lavorare al fianco di nomi altisonanti del rock italiano e internazionale, collaborando con artisti come Ligabue ed esibendosi insieme a Litfiba e CCCP Fedeli alla linea e suonando come gruppo di supporto per Jeff Beck, i Deep Purple, gli Sugarchubes e Vasco, tra gli altri. Nacquero come Sextons, per diventare Rats nel 1980 e pubblicare il loro primo album C'EST DISCO. Hanno affrontato vari cambi di line-up prima di arrivare ad INDIANI PADANI, loro lavoro di maggior successo. I Rats mancano dalla sala d'incisione dal 2013, quando rilasciarono SIETE IN ATTESA DI ESSERE COLLEGATI CON L'INFERNO DESIDERATO. Dopo una serie di live sporadici, la band si prepara a tornare dal vivo con l'unica data al Vox Club, in occasione della quale, siamo riusciti a fare quattro chiacchiere coi suoi membri.

I Rats raccontano il loro percorso fino ad oggi

  • Suonare al Vox sarà un po’ come tornare a giocare in casa per voi? Come vi sentite a riproporre un disco tanto evocativo in una location che, sicuramente, avrà una certa importanza per voi?

"Il Vox è un luogo magico per noi e non solo per noi. Se pensiamo ai nomi passati di lì, possiamo considerarlo un piccolo Fillmore. Stone Temple Pilots, Queens Of The Stone Age, The Darkness e Oasis (per l'unica data italiana nel 2002), solo per citare alcuni nomi internazionali. Per noi, negli anni '90, fu un vero e proprio tempio. Possiamo dire che è stato il luogo della consacrazione dei Rats a band con un proprio spazio e seguito all'interno del panorama della musica italiana. Abbiamo tenuto parecchi concerti su quel palco fino all'anno dello scioglimento - nel 1998 - e lo abbiamo scelto per il nostro ritorno esattamente dieci anni dopo. Per goderti momenti speciali come una festa di compleanno, hai bisogno di essere calato in una buona atmosfera e al Vox, questo è garantito".

  • Nel corso degli anni, prima del vostro scioglimento, avete avuto la possibilità di lavorare al fianco di artisti di caratura elevatissima dal vivo e in studio. Com’è stato vivere lo scioglimento? Avete sentito di aver perso un’importante occasione o dividervi è stato necessario per il bene del progetto?

"Sì, cominciando dalla collaborazione con Ligabue sull'album che ci ha dato più soddisfazioni sia in termini di vendite che di attività live, per finire con l'avere l'onore di condividere il palco con nomi quali Wall Of Voodoo, Sugarcubes, Vasco Rossi, Jeff Beck, Deep Purple, possiamo dire che ci è capitato di incontrare un sacco di gente. Riguardo allo scioglimento, nessun litigio o screzio nemmeno minimo. Diciamo che è stata la conseguenza naturale di alcune scelte personali legate alla vita privata. Occasione persa? Crediamo che lo scioglimento sia avvenuto nel miglior momento possibile. Lasciare un buon ricordo è mille volte meglio che arrancare in una scena della quale non ci si sente più parte. Poi, sì sa, ci sono fuochi impossibili da spegnere".

  • Com’è tornare in scena dopo così tanti anni, in un panorama musicale tanto cambiato?

"Per come stiamo affrontando questo ritorno, sinceramente del panorama musicale ci interessa ben poco. É una cosa che facciamo più per noi stessi e per la gente che ci è rimasta affezionata. Non ci sono velleità di tornare a fare le cose come le facevamo trent'anni fa. E il motivo è nella domanda stessa. Non abbiamo un'età che ci possa permettere di sincronizzarci con la ciclicità dei corsi e ricorsi delle mode musicali. Alla rinascita del rock'n'roll, forse assisteranno i nostri nipoti".

  • Il ritorno dei Rats dal vivo può far sperare i fan in nuovo materiale dopo un silenzio discografico di circa un decennio?

"Non c'è nulla di programmato, proprio perché è cambiato il nostro modo di rapportarci alla musica. Per nessuno di noi i Rats sono l'attività principale, quindi, i ritmi sono più dettati dall'ispirazione e dalle urgenze comunicative che dalle scadenze. Diciamo che, avendo sempre parlato nelle nostre canzoni di quello che per noi c'è di sbagliato nel mondo, la situazione attuale offre una propulsione notevole. Quindi, a buon intenditor...".

  • Visti i notevoli salti temporali tra un lavoro e l’altro, quanto le scene musicali in cui vi immergete influenzano il processo compositivo dietro ogni album?

"È giunta l'ora di una risposta cattiva, sennò che banda di rock'n'roll saremmo? Parlando di processo compositivo, la scena musicale dalla quale stare decisamente alla larga, è quella attuale.
I nuovi generi hanno decisamente abbandonato il concetto di canzone come tratto distintivo di una propria personalità e fuga dagli stereotipi, che è quello che a noi interessa ancora. Oggi, devi corrispondere a canoni precisi. Sennò come ce lo diventi testimonial di un marchio di sneakers o di bibite? Oggi, è più il mercato ad avere una musica che la musica ad avere un mercato".

  • Se i Rats dovessero far uscire un nuovo album, quali sarebbero le sue fonti di ispirazione odierne? Eventi, fatti storici e sonorità di riferimento, data la vicinanza dell’ultimo album del 2013 al sound dei massimi esponenti della scena alternative della prima metà degli anni 2000 e della fine dei ’90?

"Se ascolti il nostro ultimo album, a livello lirico, i contenuti appartengono quasi tutti ad una sfera molto intima. Io sono l'autore di tutti i testi, a parte “Vivo” (che è di Stefano Piaccagliani) e in quel momento ero nel mezzo di una tempesta emotiva senza precedenti. Oggi, scriverei di altre cose. Musicalmente, diciamo che SIETE IN ATTESA DI ESSERE COLLEGATI CON L'INFERNO DESIDERATO potrebbe essere stato l'ultimo colpo di coda di una certa furia giovanile, ma dire come potrà essere un eventuale prossimo lavoro, per noi, è proprio impossibile. Non siamo avvezzi alla pratica dello studio a tavolino. In fondo, abbiamo sempre fatto degli instant album".

 

 

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