Destrage: 4 date in Italia ed un’intervista esclusiva per il quartetto metal milanese

Foto di Pietro Agostini

I giganti del metal internazionale, fiori all'occhiello della musica italiana, si apprestano a tornare con 4 date live esclusive in Italia.

L'avanguardistica metal band dei Destrage ha pubblicato il suo nuovo disco, SO MUCH. TOO MUCH lo scorso 16 settembre. Il gruppo si è detto entusiasta per aver lavorato con i Periphery e la 3DOT Recordings e non vede l'ora di affrontare una nuova sfida, giocando in casa. I brani sono il frutto di un viaggio artistico e concettuale molto introspettivo, come il singolo Everything Sucks And I Think I'm A Big Part Of It dimostra. In occasione del loro ritorno sui palchi italiani, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con loro, riguardanti il loro ultimo lavoro e la crescita esponenziale che li ha interessati immergendosi nella scena metal internazionale.

La nostra intervista ai Destrage

  • "The Chosen One è stato encomiato da una leggenda del metal come Mike Portnoy. Com’è stato ricevere un riconoscimento del genere da un artista tanto importante?"

"E’ inutile dire che è sempre bello ricevere supporto da pilastri della scena Mike Portnoy. Per noi è un bell’attestato di stima e vuol dire che quel che si è fatto si è fatto bene".

  • "Il vostro ultimo album raccoglie una sfida importante, visto il successo del lavoro precedente. Quali sono le principali differenze e le caratteristiche che potrebbero portare gli appassionati ad apprezzarlo?"                                                         

"La differenza rispetto al predecessore è stato nell’approccio. Siamo tornati, dopo lo stop forzato della pandemia, ad avere voglia di non porci limiti di alcun tipo su struttura e mood dei brani. Avevamo la necessità di vomitare tutto quello che volevamo senza filtri o preconcetti sul genere. Era un approccio che non avevamo dai tempi di “Are You Kidding Me? No.” e ci ha fatto tornare a divertirci".

  • "Un altro grande nome della musica si aggiunge al vostro brillante curriculum. Com’è stato lavorare con Devin Townsend per Private Party?"   

"È stata una collaborazione nata per caso, durante la pandemia Fede ha collaborato con lui sul suo disco, e gli ha chiesto se avrebbe avuto piacere essere sul nostro. Pur stimando quello che facciamo solitamente lui non fa feat. ma per senso di gratitudine ha voluto contribuire a suo modo su Private Party. È stata una collaborazione totalmente aperta e sulla fiducia, gli abbiamo mandato il pezzo indicando dove tendenzialmente ci immaginavamo la sua presenza ma lasciandolo libero di fare e dire quello che voleva. Ha subito capito il mood e il risultato ci ha subito convinto in toto".

  • "Tornerete a giocare in casa presto, come vi sentite a suonare in Italia? Che riscontro ha il pubblico di connazionali nei confronti della vostra musica?"

"L’Italia per noi ha sempre significato tanto, e il pubblico di casa è speciale. C’è una particolare sintonia che è difficile ritrovare nel pubblico estero e non vediamo l’ora di tornare sul palco di 'casa'”.

  • "Non è la prima volta in cui una band nostrana è più acclamata all’estero che in Italia. Alla stregua del fenomeno dei Lacuna Coil, quali pensate siano le differenze tra la scena italiana e quella estera che spingono verso questa 'fuga di cervelli' musicale nel nostro paese?"     

"Ti ringrazio per il paragone, anche se i Lacuna sono decisamente ad un altro livello rispetto al nostro. Detto ciò, credo che il principale motivo sia esclusivamente legato al consumo del genere in questione. In Italia il nostro genere non ha mai preso realmente piede negli ultimi 20 anni, rimanendo ghettizzato in uno scenario prettamente underground. In paesi come USA, UK, Germania o Giappone invece il mercato è molto più vasto e sfaccettato, e la domanda è molto più elevata".

  • "SO MUCH. TOO MUCH nasce in seno alla pandemia, possiamo considerarlo il vostro modo di esorcizzare l’austerità di quel periodo? In che modo gli accaduti si sono riflessi sulle vostre composizioni?" 

"Assolutamente sì. Nella prima fase della pandemia, quella più afflitta dal lockdown non siamo riusciti a fare nulla. Per noi la musica è un mezzo per comunicare e raccontare la nostra vita e le nostre esperienze, ma in quel momento le nostre vite come quelle di tutte erano paralizzate. È venuta meno l’esigenza. Abbiamo dunque approfittato per staccare la spina, forse per la prima volta dopo tanti anni. Questo ha giocato un ruolo fondamentale. Come detto è tornata la voglia di mettersi in gioco senza porsi limiti, è tornata la necessità di dire qualcosa e la visione del come dirla. Questo a riprova di come tutte le esperienze, anche le più negative, possono portare alla creazione di qualcosa di speciale, di unico".

  • "Pensate a SO MUCH. TOO MUCH come un concept album? Se sì, qual è l’arco narrativo che caratterizza le tracce? Potremmo definirlo come il diario di bordo del vostro personale viaggio emotivo attraverso le emozioni provate in un periodo tanto complicato?"

"No, non lo è. Almeno nei testi e negli argomenti trattati non lo è. Lo è però nel concetto, nel mood e nel viaggio. La cosa più difficile per noi rispetto agli album precedenti è stato fare la tracklist. Per la prima volta ci siamo trovati davvero in difficoltà, ci abbiamo messo 3 settimane. Ma alla fine abbiamo deciso di dare all’ascoltatore una visione netta delle due facce del disco, una prima parte forsennata, esplosiva e quasi claustrofobica per la quantità di informazione che ti sotterrano, una seconda parte più introspettiva e che lascia più respiro, quasi a voler dire 'ok ci siamo calmati, ora guarda quest’altro lato'".

  • "Anche Matt Halpern ha tessuto le vostre lodi. Essendo stato inciso collaborando con l’etichetta dei Periphery qual è il vostro rapporto con la band? Ci sono collaborazioni in cantiere?"

 "I Periphery sono amici. Abbiamo condiviso uno dei tour più belli della nostra carriera. Dopo The Chosen One eravamo in scadenza con la nostra vecchia etichetta, la Metal Blade Records, e loro han voluto a tutti i costi ascoltare dei provini. Già durante il tour americano con i Protest The Hero li avevamo incontrati di nuovo a Philadelphia e ci avevano anticipato che sarebbero stati interessati a lavorare con noi, ma subito dopo aver mandato il primo provino (Everything Sucks And I Think I’m A Big Part Of It) sono letteralmente impazziti e ci han messo subito in contatto con il loro manager per farci firmare per la 3DOT. Sulle collaborazioni future perché no, c’è grande stima reciproca e questa è sempre la base per qualsiasi collaborazione"

Le date italiane del tour dei Destrage

  • (31 ottobre al Viper Theatre di Firenze)
  • Venerdì 11 novembre - Santeria Toscana 31, Milano
  • Sabato 12 novembre - The Factory, Verona
  • Sabato 26 novembre - Vidia Club, Cesena
  • Roma, data da definirsi
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