Fuori oggi il nuovo album di ALICE COOPER

alice cooper ROAD
Esce oggi ROAD, il nuovo disco di ALICE COOPER. Qui trovate un’anticipazione della lunga intervista di Classic Rock 128, in edicola da oggi!

A proposito del disco, degli amici, di nuove tecnologie... persino dei Måneskin!

Non abbiamo bisogno di spiegare qui chi sia Alice Cooper. La scusa per incontrarlo nuovamente è l’uscita del nuovo disco ROAD, che segue a due anni di distanza DETROIT STORIES. Per questo ventiduesimo capitolo della sua discografia (da quando ha licenziato la band che portava il suo nome per proporsi come artista solista) ha voluto realizzare assieme ai suoi nuovi musicisti un album in presa diretta, che desse loro la giusta visibilità: «Ho cambiato tanti musicisti dal vivo. Questa band è talmente brava che volevo avesse finalmente uno spazio dedicato. Volevo un disco in studio che suonasse come un live, perché dal vivo questi ragazzi spaccano: li vedo solo quando siamo in tour e mi sembrava giusto mostrarli uniti in studio quanto lo sono sul palco, così ho detto ai ragazzi di tirare fuori le loro idee». Incentrato sulle chitarre di Ryan Roxie, Tommy Henriksen e Nita Strauss, ROAD può contare sulla solida sezione ritmica di Chuck Garric al basso e Glen Sobel alla batteria. I cinque lo seguono da diversi anni, e di aneddoti ne hanno accumulati tanti.

“La strada ti forgia o ti spezza. Per sopravviverle devi essere duro come il suo asfalto e muoverti velocemente per far mangiare la polvere alla concorrenza”. In una parola, ROAD, che parla della vita on the road dei musicisti, ovviamente vista con la particolare lente scanzonata che lo ha sempre caratterizzato (trovate la recensione su Classic Rock 127).

È un disco molto pieno di humor, come testimonia Big Boots, un pezzo costruito su un piano ragtime e un basso funkeggiante e ricco di doppi-sensi tipicamente cooperiani. Presentato dal lyric video di I'm Alice che “potrebbe anche diventare la opener dei concerti”, è stato - nuovamente - prodotto dal partner in crime Bob Ezrin, col quale Alice ha cooperizzato le idee portate dalla band, facendole diventare canzoni finite. Dopo aver raccontato il loro primo incontro nel lontano 1970, ha parlato dei diversi ospiti: «Ci sono Kane Roberts - il rambo culturista che ha suonato con Alice da CONSTRICTOR, nel 1986 e che aveva recentemente sostituito Nita Strauss durante una ‘piccola vacanza’- Tom Morello (Rage Against The Machine), Keith Nelson (Buckcherry) e Wayne Kramer dei miei amatissimi concittadini MC5. Meno ospiti che negli Hollywood Vampires, ma non meno importanti».

E così, tra una canzone-auto-cover dedicata ai roady (Road Rats Forever), una al tourbus - per la quale scomodano addirittura Magic Bus degli Who - e una di conseguenza agli autisti che devono per forza ‘farsi’ per affrontare le lunghissime trasferte (White Line Frankenstein), ci parla delle regole d’oro per (non) finire nel “Club dei 27”, raccontandoci anche di quella volta o due in cui ha rischiato veramente di lasciare la pelle sul palco. Perché quando Vincent Damon Furnier sale on stage trasfigura, diventato a tutti gli effetti Alice Cooper:

«Quando io canto benvenuto nel mio incubo, sono lì per trascinarti in quell’incubo con me. Così quando uccidono Alice, lo fanno per bene, voglio che il pubblico abbia un sussulto, e anche se facciamo tutto in sicurezza, l’incidente è sempre in agguato”. Alice si è persino fatto tirare addosso dei coltelli. Ma non avrebbe senso fare le cose per finta? «Dal 1968 io porto sul palco uno spettacolo vaudeville tra l’umorismo e il macabro: l’assurdo intrattiene, il segreto è tenere sempre il pubblico sul filo. Ci vuole mestiere, se inciampi in un amplificatore, devi rifarlo, e magari farlo una terza volta, trasformando l’errore in una gag».

Insomma, il carrozzone di Alice non si ferma mai: «Dopo una ventina di spettacoli in America e il tour degli Hollywood Vampire, prima in Europa e poi in America, riprenderò a girare con la Alice Cooper band. In pratica passo da un tour all’altro. Ma è divertente, non ho tempo di fermarmi: sono molto in forma e non ho intenzione di andare in pensione. Mi sono riposato abbastanza durante la pausa forzata del Covid: diciotto mesi senza tour… ma Johnny (Depp) scriveva, Joe (Perry) scriveva, io scrivevo… l’anno prossimo avremo un sacco di materiale per il disco nuovo».

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