Tunnel Of Love, Bruce Springsteen | CLASSIC ROCK GLORIE EXTRA

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Un matrimonio in crisi, un amore che nasce: Bruce Springsteen nell’87 inizia a tagliare qualche ponte col passato. A cominciare dalla E Street Band, diventata troppo asfissiante.

Anche TUNNEL OF LOVE, dopo che il mercato ha proposto il monumentale quintuplo LIVE 1975-1985 (tripla la versione in compact disc), è attraversato come lo era stato BORN IN THE U.S.A. da un vento di modernità, persino più marcato rispetto all’episodio precedente. L’album ha però risvolti sentimentali e un così alto numero di bellissime ballate da farsi amare più della popolarissima raccolta che lo ha preceduto.

Non ne eguaglierà mai i dati di vendita, ma quelle canzoni, che scavano, come faceva Blood On The Tracks di Dylan, nell’intimo di una crisi matrimoniale, trovano più di BORN IN THE U.S.A. una via verso il lato romantico di un pubblico – quello di Springsteen – cresciuto insieme all’artista. Titoli dall’eccezionale impatto emotivo, presentano uno Springsteen assai rinnovato rispetto a quello conosciuto negli anni 70, meno dipendente dal suono classico della E Street Band (che qui è utilizzata col contagocce) eppure così solidamente ancorato ai valori sempre espressi dalla sua musica. Il suo pop che abbraccia i colori del country, del folk e del soul è l’unica strada per restare un man at the top, come recita il titolo di un recente inedito suonato solo dal vivo e che più avanti diverrà conosciuto grazie a TRACKS.

In TUNNEL OF LOVE, uno Springsteen reduce come abbiamo visto da palchi importanti di fronte a folle oceaniche fa progetti e si circonda di poco: lavora quasi in solitudine, scoprendosi polistrumentista, e quando si avvale degli elementi della sua E Street Band non li utilizza mai tutti insieme. Il che è una novità assoluta nella discografia di Bruce che fino a questo punto conta sei album in studio, di cui uno – NEBRASKA – realizzato avendo accanto soltanto l’amico roadie, nel qual caso fonico, Mike Batlan. Con Max Weinberg, Nils Lofgren, Clarence Clemons (solo cori in When You’re Alone, per lui, niente sassofono questa volta) e gli altri, qui più turnisti che rock band, tutto assume un sapore nuovo, diverso dal passato: il suono marcatamente anni Ottanta conosciuto con il ritmo di Dancing In The Dark e le tastiere di My Hometown è ancora levigato di pop, ma si imparenta più deciso con il folk e il country che Springsteen abbraccerà con più forza negli anni a venire, in un cammino intrigante, perché mai del tutto prevedibile, che lo porterà deciso verso terreni intrisi di storia e tradizione (da THE GHOST OF TOM JOAD alle SEEGER SESSIONS).

La genesi di TUNNEL OF LOVE è stata frutto di mille dissertazioni da parte di critici musicali, fan ed esperti a vario titolo delle faccende springsteeniane. Tutti, ma proprio tutti, a sostenere che le nuove canzoni non erano altro che lo specchio fedele della crisi coniugale che avevano portato Bruce a separarsi dalla modella Julianne Phillips e a imbastire la relazione con la sua corista Patti Scialfa, divenuta di lì a qualche anno la sua seconda moglie nonché madre dei suoi tre figli. Come BLOOD ON THE TRACKS per Bob Dylan (a cantare della crisi con la moglie Sara), come THE WHEEL per la cantante country Rosanne Cash (figlia di Johnny e all’epoca in analoghe e difficoltà con suo marito Rodney Crowell) e come I’M ALIVE per Jackson Browne (parecchio turbolenta la sua relazione con l’attrice Daryl Hannah), si deve parlare qui di concept album, quel tipo di disco legato a un fatto scatenante, a un’idea, un’urgenza, uno stato d’animo.

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