Assieme, Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt e Tré Cool fanno oltre un secolo e mezzo di età, ma ascoltando quest’album, il quattordicesimo dall’esordio del 1990, non lo si direbbe mai. Merito dell’innata brillantezza dei tre “ragazzi”, certo, ma anche e soprattutto del genere cui si sono consacrati, che per convenzione viene etichettato come punk rock ma che in realtà è un power pop irruvidito e “punkizzato”: insomma, un sound fondato sul classico, vincente binomio energia-melodia, che i Green Day padroneggiano dall’inizio e che, seppure tra alti e bassi, sanno rendere fresco e accattivante. Non è mica facile, a cinquant’anni, conquistare giovani dei quali si potrebbe essere padri ma loro ci riescono alla grande, concentrando in canzoni solo apparentemente sciocchine tutto ciò che piace ai teenager e a chi teenager non è più ma ama fingere di essere rimasto tale: sintetizzando al massimo, un simpatico disturbo della quiete pubblica, un innocuo “far casino” divertendosi un mondo.
Contro ogni previsione, visto come nell’ultima dozzina d’anni la forma della band californiana era parsa in calo, SAVIORS è nel complesso un bel disco; non è DOOKIE né AMERICAN IDIOT, ma il livello si è rialzato e di sicuro un ringraziamento si deve a Rob Cavallo, tornato a seguire in studio i suoi pupilli dopo aver “saltato” REVOLUTION RADIO e FATHER OF ALL MOTHERFUCKERS. La ricetta è quella abituale: r’n’r all’insegna della vivacità ruvido ma “lavorato” con intelligenza e mestiere accoppiato a testi filo-adolescenziali ma non per questo terra-terra. La differenza è nel songwriting, senza dubbio “furbetto” ma dal sapore non artificioso: Look Ma, No Brains!, One Eyed Bastard, Living In The ’20s e la vigorosa ballata Dilemma sono tra i brani più efficaci del lotto...