BRIAN MAY: la mia vita nei Queen

Per il dottor May, quelli con i Queen sono stati anni impegnativi. I Queen + Adam Lambert hanno attraversato il Nord America e l’Europa con il loro tour, nel frattempo, è uscita l’edizione dei 40 anni di News Of The World (acquistabile cliccando qui), così come il libro Queen in 3-D (acquistabile cliccando qui), curato personalmente da May e contenente centinaia di fotografie inedite da lui scattate nel corso degli anni con macchine stereoscopiche d’epoca, oltre a note di suo pugno sulla storia della band. A 27 anni dalla morte di Freddie Mercury, e a 21 dal ritiro del bassista John Deacon, Brian May e il batterista Roger Taylor non sono ancora pronti a chiudere la storia della band che fondarono nel lontano 1970.Non ho nessuna voglia di ritirarmi”, dice May, con un obliquo sorriso: “Sono solo grato di essere potuto arrivare fin qui”.

E con noi di «Classic Rock», May parla volentieri del passato, presente e futuro dei Queen, dell’atteso biopic su Freddie Mercury Bohemian Rhapsody, di Axl Rose, Elton John e del perché gradirebbe che la gente lo chiamasse ‘Dottore’.

C’è voluto un po’ di tempo perché molti fan dei Queen lo accettassero, ma ora pensi che finalmente Adam Lambert abbia dimostrato di poter essere il cantante di questa band?
L’ha dimostrato. Adam è straordinario, davvero. Mi chiedo sempre come abbia potuto succedere. Cosa ha fatto l’universo perché accadesse? Pensi che i Queen possano fare un nuovo disco in studio con Adam? Non saprei. Insieme, ci piace interpretare il repertorio, e questo è quanto abbiamo fatto.

L’ultimo tour è stato lavoro duro, divertimento, o entrambe le cose? 
È sempre pesante dover schiacciare il bottone che ti porta lontano da casa per mesi, e farlo più di un paio di volte all’anno. Ma ne vale la pena, perché ogni volta accade qualcosa di eccezionale. C’è una magia, e puoi vedere la gioia nel volto della gente. Succede quello che è sempre successo con i Queen. In qualche modo, ciò giustifica tutto.

«Freddie si era costruito addosso un’armatura, come succede a tanti altri artisti»

Questo l'articolo appare originariamente nel numero 62 di Classic Rock Italia.

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