Come nascono gli Old Rock City Orchestra?
Io (Raffaele) e Cinzia suonavamo già insieme in un’altra band con la quale facevamo cover di musica anni ‘70/’80. Quell’esperienza ha rappresentato per noi l’ultima fase del lungo periodo musicale in cui solitamente “si impara a suonare” con le canzoni dei grandi artisti che hanno segnato la storia della musica. Poi è arrivata l’esigenza di esprimerci con qualcosa di autentico e abbiamo così deciso di dar vita a un nuovo progetto. Era il 2009. A noi due si è aggiunto da subito il bassista e amico Giacomo Cocchiara e in un primo momento anche suo fratello Laurence al violino. Dopo aver “provinato” diversi batteristi, abbiamo infine contattato una nostra vecchia conoscenza, Michele “Mike” Capriolo, che ha completato il quintetto. Ma siamo rimasti quasi da subito in quattro, perché a causa dei molteplici impegni in varie formazioni, Laurence è stato costretto dopo poco tempo a lasciare la band, anche se ha collaborato e collabora tutt’ora con noi sia in studio sia live.
Agli inizi del 2016, la band ha avuto un altro cambio di line-up con l’uscita di Giacomo e così siamo rimasti in tre, io alle chitarre, basso e voce, Cinzia voce e tastiere e Mike alla batteria, cori e percussioni.
Perché questo nome?
Si riferisce a Orvieto, la città in cui ci siamo conosciuti e siamo cresciuti insieme. L’antico nome latino di Orvieto, che sorge su una rupe tufacea, è Urbs Vetus, letteralmente “la città vecchia”. “La vecchia città sulla roccia” suonava in inglese “Old Rock City”, un gioco di parole che richiama anche il genere che più ci piace, il vecchio rock. Ma non era ancora sufficientemente pomposo, lungo e difficile da ricordare! Così, abbiamo deciso di diventare gli Old Rock City Orchestra.
Fate un rock-prog con influenze psichedeliche. Quali sono le vostre fonti d’ispirazione?
(Cinzia) Effettivamente il nostro sound ha un richiamo alla musica rock progressiva e psichedelica. Jethro Tull, Gentle Giant, Uriah Heep e altri ancora sono sicuramente modelli di riferimento, ma se suonare musica prog significasse solo tempi dispari, suite di oltre 20 minuti e utilizzo obbligatorio di mellotron allora si andrebbe contro il concetto stesso di musica progressiva. Ovviamente, anche noi gli siamo debitori, ma cerchiamo di farne buon uso per proporre qualcosa di nuovo (o almeno tentare di farlo!).
Quali sono stati i percorsi musicali, anche individuali, che vi hanno condotto al vostro sound attuale?
Io (Mike) ascolto da sempre musica rock e heavy metal. Iron Maiden, Deep Purple, Toto, King Diamond e altri ancora fanno parte del mio bagaglio musicale. Ho imparato a suonare la batteria “rubando” dai più grandi! Ognuno di noi attinge al proprio background di ascolti ed esperienze che vanno a confluire e ad arricchire nelle forme più varie il sound della band. Io e Raffaele, chitarrista dall’anima blues, ai tempi del liceo, un po’ come Brian May e Roger Taylor dei Queen, ci incontravamo ogni pomeriggio in un negozio di strumenti musicali e suonavamo insieme per ore, anche con musicisti di passaggio! Mentre Cinzia, che è una musicista più “classica”, ha avuto l’onore di conoscere ed esibirsi con Mike Moran, che con i Queen ci ha suonato davvero!
Quanti album avete all’attivo e cosa ci dite a riguardo?
(Cinzia) Nel 2012 è uscito il nostro album d’esordio ONCE UPON A TIME, seguito nel 2015 da BACK TO EARTH, entrambi pubblicati dall’etichetta indipendente M. P. & Records. Pur avendo in comune le sonorità rock e la psichedelia, il primo è più spontaneo, vivace e meno “meditato”, mentre il secondo è un vero e proprio “concept” dove la musica si fa più ponderata, la scelta dei suoni è maggiormente curata e il tutto tende verso una dimensione più oscura e introspettiva.
Cosa ne pensate del rock in Italia? E voi, come siete percepiti dal pubblico?
(Raffaele) Questa è una domanda difficile! L’attuale scena rock italiana è ricca di nuovi gruppi di qualità, ma in un mondo musicale dove il pop commerciale “usa e getta” la fa da padrone, il rock trova poco spazio. E’ un vero peccato perché il rock è ascoltato da tutti, anche i più giovani, che vanno ai concerti e comprano ancora i dischi. La situazione realmente drammatica riguarda le band emergenti, come la nostra: molti locali preferiscono le cover band di Vasco Rossi o Ligabue per fare cassa. Nella migliore delle ipotesi, anche tribute band dei Pink Floyd, o dei Queen. Per questo le radio nazionali difficilmente inseriscono un tuo brano nella programmazione, e le possibilità di farsi conoscere si limitano ai social, le radio indipendenti e qualche rarissimo festival di settore.
Il rock non è morto, ma vive nel (e del) passato. Dobbiamo lottare ogni giorno per evitare l’estinzione e, forse, siamo più apprezzati all’estero che in Italia. In generale, quando suoniamo, il pubblico viene catturato dalla nostra musica e questo ci fa ben sperare per il futuro!
Vi siete aggiudicati il contest di «Classic Rock» con il brano Lady Viper, “la donna vipera”. Cosa si cela dietro a questo pezzo?
(Raffaele) È una metafora che descrive il dualismo tra la paura di cedere alle tentazioni e il desiderio di farlo. Rappresenta l’eterna lotta tra la ragione e l’istinto, tra il dovere e il piacere. La nostra “Lady Viper” è una figura femminile “velenosa”, una sorta di sintesi tra Eva, la prima donna, e il serpente dell’Eden, che attira
a sé l’Adamo di turno, apparentemente intenzionato a resistere al fascino del proibito, ma segretamente desideroso e attratto dalla figura tentatrice e dalla sensazione stessa dell’essere tentato. Cosa fare? Cedere o resistere?
Se vi chiedessimo cosa è cambiato dall’inizio di questo percorso ad oggi, cosa ci direste?
(Mike) Da quel primo EP del 2010 di cose ne sono successe! Il primo lavoro discografico pubblicato nel 2012, un tour europeo l’anno successivo, un secondo album nel 2015, il recente ritorno in Inghilterra con il concerto di Liverpool, la vittoria del contest di Classic Rock Italia! Quando abbiamo iniziato questa avventura non potevamo immaginare di ottenere risultati così importanti. Partire da una sala prove delle campagne umbre e arrivare a suonare a Londra al famoso The Hope and Anchor dove si sono esibiti, tra gli altri, Dire Straits, Clash, Police, Ramones, è un sogno che si realizza, così come partecipare al Balkan Youth Festival in Bulgaria e suonare davanti a migliaia di persone, o condividere il palco con artisti che hanno segnato la tua crescita musicale come i leggendari Biglietto Per L’Inferno, oppure essere l’opening act di Bernardo Lanzetti, cantante storico della PFM. Abbiamo avuto anche momenti difficili, specialmente dopo il cambio di formazione, ma ciò che è rimasto immutato è l’entusiasmo e la voglia di andare avanti, di continuare a crescere e di fare sempre meglio, scrivendo nuova musica e continuando a sognare!