Jimi Hendrix: oltre la leggenda!

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La collana in vinile dedicata al chitarrista di Seattle

È iniziata il primo marzo scorso la pubblicazione in edicola della collana Jimi Hendrix Vinyl Collection; un estratto dell’articolo di Guido Bellachioma uscito su Prog 23, in edicola.

Ore 11.25 del 18 settembre 1970, Jimi Hendrix, “chitarrista moderno” per eccellenza, muore in circostanze misteriose all’ospedale londinese St Mary’s Abbot. La chitarra non sarebbe stata più la stessa dopo l’uragano Hendrix. Nessun chitarrista, anche se in possesso di doti tecniche superiori, avrebbe dato un’altra scossa innovativa di tale intensità all’evoluzione tecnico-stilistica di questo strumento.

L’artista di Seattle ha rivoluzionato il modo stesso d’intendere la chitarra e ha consegnato la Fender Stratocaster al mito. Sebbene la sua carriera abbia ricordato per intensità e brillantezza una supernova, Hendrix è ugualmente riuscito a raggiungere livelli espressivi inimmaginabili prima del suo avvento. La fusione del blues al rock e del r’n’b alla psichedelia, anticipatrice dell’attuale stagione del più vitale crossover, in lui ha trovato una delle massime espressioni di sempre, sia dal vivo che in studio. Se avesse proseguito per gli anni 70 e lontano dai manager che lo strangolavano, il rock prog avrebbe potuto interessarlo a fondo.

Purtroppo l’immaginario collettivo, però, lo identifica con l’eroe incendiario del festival di Monterey, con l’interprete blasfemo dell’inno americano a Woodstock, col chitarrista irruento dell’Atlanta Pop Festival, nonostante l’incisione di lavori di concezione ardita, che, malauguratamente, rischiano di passare in secondo piano rispetto alla spettacolarità della sua figura.

Alcune delle pagine più belle della musica del 900

L’unica cosa inconfutabile rimane la musica da lui composta, soprattutto in compagnia dell’Experience, ovvero Mitch Mitchell alla batteria e Noel Redding al basso. James Marshall Hendrix (27 novembre 1942, Seattle), nato col come di Johnny Allen, poi cambiato all’anagrafe per volere del padre nel 1946, scrisse alcune delle pagine più belle dell’intero Novecento. Viscerali, sanguigne e, quasi incredibilmente, spontanee, nonostante le pesanti manipolazioni di manager, case discografiche, abusi di droghe e approfittatori di ogni tipo.

In nemmeno quattro anni di carriera discografica effettiva lasciò una serie di lavori d’emozionante bellezza, forse non perfetti ma proprio per questo vicini a “baciare il cielo” (un suo album del 1984 sarebbe stato appunto intitolato KISS THE SKY): ARE YOU EXPERIENCED? (maggio 1967), uscito con la scaletta diversa in UK e USA; AXIS: BOLD AS LOVE (novembre 1967); ELECTRIC LADYLAND (ottobre 1968); BAND OF GYPSYS (maggio 1970), THE CRY OF LOVE (gennaio 1971, uscito postumo, incompleto, ma interessantissimo e sottovalutato all’epoca della pubblicazione.

 

 

Un maestro del blues e un virtuoso del rock

La Jimi Hendrix Experience, il cui ARE YOU EXPERIENCED? è contemporaneo di SGT. PEPPER’S dei Beatles (Hendrix suonò spesso dal vivo la title-track), raramente si esprimerà compiutamente. Tra il 1967 e il 1970 Hendrix gira come una trottola per il mondo, distruggendosi, psicologicamente e fisicamente, con dosi assurde di LSD, cocaina, alcool, donne, approfittatori senza scrupoli, stress, insonnia e nevrosi varie.

C’è il rimpianto di quello che sarebbe potuto succedere e invece frustra i nostri sogni, ormai impossibili da realizzare. Ovviamente la gente ricorda di Jimi Hendrix gli aspetti più appariscenti; peccato, perché, sebbene non avesse mai imparato a leggere la musica, era un vero maestro del blues un virtuoso del r’n’r e un perfezionista in studio, e oggi avremmo un mito in meno nel santuario macabro delle morti rock, ma un grande artista in più.

https://www.youtube.com/watch?v=jo2Vpjaf5Ks

Chi non visse in prima persona quei giorni creativi, confusi, vitali e stressanti al tempo stesso, difficilmente riuscirà a capire come mai venga ancora celebrato in tutto il mondo, vedi questa interessante collana in vinile della De Agostini. Lo stile hendrixiano anticipò molti dei più celebrati eroi dell’hard rock e dell’heavy metal, prendendo in prestito soluzioni tecniche spettacolari dai maestri del blues e inventandone di nuove. Dopo la sua morte pochi tentarono di proseguirne la strada: giusto Robin Trower, ex Procol Harum; Frank Marino; Bambi Fossati dei Garybaldi in Italia.

L’articolo integrale su Prog 23 che si può acquistare qui.

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