Quasi per non rovinare l’incanto di OVERKILL, si decise che le registrazioni del nuovo album dei Motörhead si sarebbero fatte nuovamente ai Roundhouse Studios di Londra, con Jimmy Miller confermato nel ruolo di produttore.
Solo che stavolta Miller – la cui dipendenza dall’eroina l’aveva già fatto licenziare dai Rolling Stones – era talmente strafatto che Lemmy lo trovava addormentato alla consolle durante le registrazioni. “Pensavamo di avere il brutto vizio di essere sempre in ritardo”, disse in seguito Phil Taylor, “ma lui era peggio di noi: arrivava mezza giornata in ritardo o anche di più e aveva sempre delle scuse meravigliose”. Lemmy, che aveva preso l’abitudine di gridare in modo beffardo “Is everything louder than everything else?” al produttore prima delle session, disse che sapeva sempre che qualcosa non andava, quando Miller non gli rispondeva. Una volta, Lemmy trovò Miller privo di sensi nella sua macchina, fuori dallo studio.
Malgrado la limitata partecipazione ai lavori di Miller, il gruppo prese vigore a mano a mano che le registrazioni procedevano, lavorando in massima parte su materiale appena composto, compreso l’opener, un autentico pugno nello stomaco, Dead Men Tell No Tales, un virulento brano anti-eroina che chiaramente esprimeva tutto il disgusto di Lemmy per il loro produttore. Su uno dei riff più stringenti del disco, Lemmy sputava queste parole come coltelli: ‘Cos if you’re doing smack, you won’t be coming back / I ain’t the one to make your bail, dead men tell no tales...’.
Il fatto che Lemmy fosse praticamente una farmacia ambulante, con la miriade di tasche e taschini del suo consunto giubbotto di pelle piene di “aiutini” chimici, non lo rendeva un ipocrita, spiegava. Né il fatto di essere stato ingiustamente licenziato dagli Hawkwind per, come disse una volta, “aver preso le droghe sbagliate”. “Non me ne frega niente di quali droghe prendano le persone”, disse. “Non sono affari miei. Ma lo diventano se mi creano problemi. E questo è ciò che successe con Jimmy Miller”.
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