Crosby, Stills, Nash & Young: quando Neil Young entrò nel gruppo

Quando Neil Young entrò a far parte del supergruppo Crosby, Stills, Nash & Young le cose cambiarano totalmente. Insieme fecero la storia.

Crosby, Stills, Nash & Young nel 1970 fecero uscire uno degli album più rappresentativi degli anni ’70, in grado di rappresentare un’intera generazione: DÉJÀ VU. La storia del supergruppo cambiò per sempre quando nella band entrò Neil Young, “il guastafeste”. Ecco com’è andata.

Taylor e Stills erano già volati in Inghilterra: avevano avuto l’ardire di fare la proposta a George Harrison, che però non fece motto, impassibile. Poi toccò a Steve Winwood, nel pieno delle registrazioni di BLIND FAITH. Ma Stills fu così insistente che, secondo Taylor, “Winwood si spaventò a morte e si rinchiuse nella sua camera da letto”. Tornati negli States, ci provarono con Al Kooper, che aveva già ottimamente collaborato con Stills in SUPER SESSION l’anno prima. Ma Kooper aveva appena pubblicato I STAND ALONE e voleva tentare la carta solista. C’era l’amico John Sebastian, ma era più un cantante che uno strumentista. Che fare? Ertegun, sornione, a fine cena aveva messo su un disco dei Buffalo Springfield. Ah, quanto amava la magia della band, specie la tensione e l’equilibrio tra le chitarre! Poi, la bomba: “Sapete con chi dovreste parlare? Ragazzi, avete bisogno di Neil Young”. Peccato che proprio per gli scazzi tra Stills e Young i Buffalo Springfield si fossero sciolti l’anno prima.

Durante la rimasterizzazione dell’album agli Atlantic Studios (1841 Broadway), Stills la buttò lì: “Forse dovremmo proprio prendere Neil”. Fu allora che Crosby ricordò uno strano episodio accaduto a fine marzo a Los Angeles. Mentre era a guardia della casa di Nash e Joni Mitchell, usciti a far spese, all’8217 di Lookout Mountain Avenue, e si rollava una canna sul cofano di un’auto nel vialetto d’accesso, Crosby vide inchiodare una Mini Minor grigia, parafanghi bombati ed enormi pneumatici. Ne uscì, chitarra acustica in mano, Neil Young, che stava registrando EVERYBODY KNOWS THIS IS NOWHERE coi Crazy Horse ai Sunwest Recording Studios, al 5533 di West Sunset Boulevard. Abitando al 611 di Sky Line Trail, nel Topanga Canyon, era di strada. “Che stai facendo, amico?”, gli fece Crosby, sospettoso. Il canadese si strinse nelle spalle: “Ho scritto un paio di nuove canzoni. Vuoi sentirle?”. E gli sciorinò Helpless e Country Girl, due brani che coi Crazy Horse non quagliavano. Orecchie dritte e occhi spalancati, Crosby pensò: “Dobbiamo averlo”. Per cui, ok, è vero che Young era un egoista sfasciagruppi, ma Crosby propendeva per il sì. A quel punto Nash divenne una furia: perché alterare un equilibrio perfetto? S’impuntò: “Sentite, non conosco Neil Young. Non so se è qualcuno con cui posso uscire, come voi due. Non so se posso confidarmi con lui, se posso andare da lui e dire: ‘Ho questa melodia, che ne pensi?’. Non so nulla di lui. Lasciatemelo almeno incontrare, prima di prendere questa decisione gigantesca”. Così fu. Guarda caso, in quei giorni Young si trovava anche lui a New York come il trio, impegnato in una serie di concerti coi Crazy Horse, dopo i quali sarebbe partito per la California. Nash gli diede appuntamento al Bleecker Street Café. Quando entrò, vide “un ragazzo con una nuvola scura su di sé e, stranamente, un chiarore allo stesso tempo. Difficile da spiegare. Era una sfinge, difficile da decifrare. Era ovvio fin dall’inizio che sapeva cosa voleva”. Nash andò giù duro: “Perché ti sto parlando di questa cazzo di band che penso sia già completa?”. E Neil, sicuro: “Be’, amico, hai mai sentito me e Stephen suonare insieme?”. Ma fu anche divertente. Via! Qualche prova ai primi di giugno al Village Gate, un nightclub di New York, fra Thompson e Bleecker Street al Greenwich Village. Poi Young partì per la West Coast, senza nulla di concluso. Stills fu incaricato di salire al Topanga Canyon con la proposta ufficiale: “Certo, possiamo fare qualcosa di buono come con gli Springfield”, rispose Neil. Il lato contrattuale non fu troppo difficile: non solo Atlantic e Reprise, l’etichetta per cui incideva Young, erano entrambe Warner, ma sia Young sia il trio erano gestiti da Elliott Roberts. Che combinazione. Così, furono subito chiare un paio di cosette. Primo, Young entrava da titolare. Secondo, avrebbe avuto la stessa quota degli altri dai concerti e da eventuali futuri dischi. Infine, dopo che Bruce Palmer dei Buffalo Springfield, scelto come bassista, fu arrestato per possesso di marijuana ed espulso dagli USA, proprio Young trovò il rimpiazzo giusto nel 16enne Greg Reeves, ex Motown.

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